Prosecco. Tra Doc e Docg la difficile dinamica del glera

22 Set 2015, 12:06 | a cura di

Stessa uva e stesso sistema di spumantizzazione, ma le similitudini finiscono qua. E tra i due consorzi è tensione sui prezzi delle uve. Innocente Nardi (Docg): “La Doc pensa ai numeri, noi al valore”. Giavi (Doc): “Alla fine sono i consumatori che decidono”.

In qualche modo era inevitabile che tra le due denominazioni Prosecco Superiore Docg e Prosecco Doc, si sviluppasse una qualche forma di concorrenza e di competizione. I punti di contatto ci sono e le differenze pure, a iniziare dalla stessa uva (glera) e dal medesimo sistema di spumantizzazione. Quanto al resto si tratta di collina contro pianura, rese diverse (135 q.li Vs 215 q.li) e superfici vitate che per la Doc si estendono in 5 province del Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno) e in 4 nel Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine), mentre la Docg si estende in appena 15 comuni dell’area trevigiana. In una realtà così variegata nata dalla riorganizzazione di tutto il comparto del Prosecco avvenuta nel 2009 con la creazione delle due denominazioni - Docg e Doc - qualche frizione sui prezzi delle uve, visto lo straordinario successo che stanno ottenendo nel mondo, era da mettere in conto.

 

Prosecco Superiore Docg e Prosecco Doc

In queste ultime settimane ha suscitato scalpore un articolo pubblicato da Slow Food sul Prosecco Superiore Docg come di un sistema pronto ad implodere perché incalzato dal Prosecco Doc. Si è evocato addirittura Caporetto, la storica disfatta del 24 Ottobre 1917, quando durante la Prima Guerra Mondiale le difese italiane crollarono e le truppe austro-tedesche penetrarono in Friuli per poi arrivare a lambire il fiume Piave, proprio dalle parti dell’attuale Docg. In realtà lo stato di salute di entrambe le denominazioni è piuttosto buono (vedi l'articolo Continua a crescere il Prosecco, ora l'obiettivo è la stabilità, pubblicato qui), specialmente se rapportato alle condizioni di mercato di altre, che invece stentano (in Abruzzo, Lazio, Romagna, ecc. ).

 

Il Consorzio del Prosecco Superiore Docg e la questione dei prezzo

Osserva Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio del Prosecco Superiore Docg “Il fenomeno è abbastanza banale. L’anno scorso la forbice dei prezzi era compresa tra euro 2,00-2,10 della Docg e 1,20 circa della Doc. La tensione sui prezzi è nata anche perché nella Doc la superficie dei vigneti era stata sovrastimata e quindi a fronte di una minore produzione e in presenza di un aumento della domanda, la quotazione di alcune partite di uve della Doc era molto salita. Oggi i nostri prezzi sono abbastanza stabili e si aggirano su 2,20-2,25”.

Il modello di sviluppo del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene così come si è andato delineando è basato su un concetto di evoluzione equilibrata sia dell’offerta che dei prezzi “indirizzando entrambi verso moderati e graduali aumenti. Tutto questo per accompagnare sul mercato nazionale e internazionale un prodotto che è cresciuto coerentemente sia in volumi che in valore a tassi del 3-5% annuo” recita il comunicato consortile emesso dopo l’assemblea del 25 agosto a cui hanno partecipato tutte le associazioni di categoria in rappresentanza di viticoltori, imbottigliatori e cooperative. “Come Consorzio Docg” prosegue Vettorello “siamo fortemente convinti che la stabilità del prodotto e dei prezzi sia un valore essenziale che permettere alle imprese di programmare gli investimenti in modo oculato: ciò vale per la piccola azienda agricola così come per il trasformatore”. D’altra parte è una politica e una strategia che ha assicurato ai produttori della Docg di occupare stabilmente un posto tra le prime 5 denominazione per reddito per ettaro più alto. Sul mercato ci sono e ci saranno sempre, livelli di prezzo e di qualità assai diversi.

 

L'esigenza di una strategia di comunicazione differenziata

Secondo Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, "Oggi il Prosecco Doc e il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg si trovano ad operare entrambe su mercati globali dove, oltre all’aspetto qualitativo, vale anche quello comunicativo. È evidente in questo senso che far percepire il valore della Docg Conegliano Valdobbiadene con le sue indubbie specificità è molto più difficile più ci si allontana dal territorio di produzione che racchiude in sé il valore aggiunto della propria denominazione. In questo senso vale la pena di ricordare lo sforzo congiunto che stanno conducendo entrambi i Consorzi nel differenziare la propria strategia di comunicazione al fine di meglio tradurre i valori di ciascuna denominazione nel percepito del consumatore senza dimenticare che gli imprenditori alla fine sono inesorabilmente liberi di compiere le proprie scelte”.

 

La voce dei produttori

Fabio Zardetto, nella sua azienda produce sia Prosecco Superiore Docg, sia Prosecco Doc, quindi da questo punto di vista è un osservatore attento delle dinamiche delle due denominazioni. Sulla situazione dell’ultimo periodo, con particolare riferimento alla Doc dice che “Viviamo alla giornata in quanto le strategie messe in campo non hanno funzionato per l’impossibilità di delinearne una comune. Al contrario le cooperative ne hanno una molto precisa”. Secondo molti operatori l’entrata in vigore delle modifiche al disciplinare del Doc, con la possibilità del taglio in campagna, favorirebbe soprattutto le cooperative.

Roberto De Lucchi, direttore tecnico della Canevel di Valdobbiadene e Gran Maestro della Confraternità del Prosecco, affronta in modo diretto la questione del dualismo tra Doc e Docg. “ Siamo arrivati al dunque. Tra i due c’è differenza? Io sono convinto di sì, anche se le possibilità di sviluppo della Doc, viste le sue dimensioni, sono maggiori della Docg, così come sono convinto della differenza tra l’uva prodotta in collina o in pianura. Oggi c’è la necessita di marcare queste diversità tra Docg e Doc in modo sempre più netto evitando quelle azioni che possono provocare confusione tra consumatori. Per esempio quando si va all’estero le promozione dei due Consorzi insieme, non aiutano a capire la diversità d’identità dei due prodotti. La comunicazione pertanto deve essere mirata e dobbiamo sempre più puntare su un mercato di nicchia. Il nostro prezzo medio è di 2.70 euro a fronte dei 7,00 dello Champagne. In questo range i nostri margini di miglioramento sono ampi”.

 

La situazione economica dei Consorzi

Innocente Nardi, presidente del Consorzio del Prosecco Superiore Docg riporta ai dati strutturali “La nostra situazione economica è positiva” afferma“abbiamo una storia, una stabilità e un posizionamento di mercato eccellente. Il nostro obiettivo di aumentare il valore della nostra produzione è un progetto di medio/lungo termine. Se vogliamo sintetizzare la questione delle due denominazioni, il Prosecco Doc ha i numeri al centro della sua attenzione, noi abbiamo il valore. I nostri 3.000 viticoltori di collina con costi più elevati rispetto alla pianura sono ciò che fa la differenza. Il mercato non regala niente a nessuno ed è per questo che è necessario sviluppare con forza la comunicazione dei nostri valori”. Luca Giavi, direttore del Consorzio Prosecco Doc, evidenzia che la storia poteva essere ben diversa: “Era per certi versi scontato che si sviluppasse una dialettica tra le due denominazioni. Se nel 2009 non fosse nato il Prosecco Doc la questione sarebbe nata tra il Prosecco Igt e il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Doc (divenuto poi Prosecco Superiore Docg). Ma non voglio pensare a ciò che sarebbe potuto succedere se il nome Prosecco non fosse stato blindato come ora. Il mercato sarebbe stato sommerso da Prosecco proveniente da tutta Europa con quali conseguenze è facile immaginare. Quanto all’oggi è bene tenere presente che più di tanto, in ogni caso, non si può fare: alla fine sono i consumatori che decidono cosa comparare nel mercato”.

Caporetto allora? Non si direbbe proprio anche perché, se a Conegliano Valdobbiadene nel 2003 si producevamo 30 milioni di bottiglie di spumante, nel 2013 se ne sono prodotte 65 milioni. Se tutte le disfatte fossero così...

 

Prosecco Superiore Docg e Prosecco Doc. La riserva vendemmiale

Visto il favorevole andamento climatico e l’eccellente qualità delle uve, il Consorzio Docg e filiera hanno chiesto alla Regione, di mettere a “riserva vendemmiale” 10 quintali di uva/ha, per far fronte alle eventuali necessità che si dovessero manifestare nel 2016. Una misura precauzionale che potrà essere utilizzata dai produttori nei prossimi mesi, in funzione dell’andamento del mercato nazionale e internazionale, per evitare grandi oscillazioni di prezzi e di volumi.

Lo scorso 3 settembre la Regione del Veneto ha autorizzato l’adozione della riserva vendemmiale, richiesta dal Consorzio, per i vini atti alla produzione di Prosecco Doc 2015. Il provvedimento consente di stimare, al pieno potenziale, un incremento di circa 500.000 ettolitri, anche se il Consorzio, nelle proprie proiezioni, valuta possa raggiungere i 300.000 ettolitri. “Con questi volumi” spiega il Presidente Zanette “la produzione 2015 si attesterà sui 3.000.000 ettolitri che sommati alla riserva vendemmiale, sulla base delle analisi condotte dal Cirve, saranno sicuramente in grado di soddisfare l'equilibrio di mercato".

 

a cura di Andrea Gabbrielli

 

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 10 settembre

http://www.gamberorosso.it/settimanale/1022796-10-settembre-2015

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