L'IGP al Cioccolato di Modica. Le ragioni del Consorzio di Tutela

11 Nov 2018, 09:00 | a cura di

La replica del Consorzio di Tutela del Cioccolato di Modica, che avanza le sue ragioni sulla validità del riconoscimento ottenuto dalla specialità siciliana.

 

Ne abbiamo scritto all'indomani del riconoscimento Igp conferito al Cioccolato di Modica, che così è diventato il primo cioccolato a essere tutelato dall'Unione Europea. Era la metà di ottobre, e riprendendo le perplessità sollevate da Elisia Menduni nell'articolo scritto sul mensile di ottobre del Gambero Rosso, cercavamo di fare il punto sulla situazione, dando spazio ai festeggiamenti per il traguardo raggiunto, come ai dubbi sollevati da alcuni dei diretti interessati. Di luci e ombre, quindi,  parlavamo a proposito della vicenda. Il Consorzio di Tutela del Cioccolato di Modica, promotore dell'iter per il riconoscimento Igp, però non ci sta. E scrive per puntualizzare come stanno le cose, articolando la replica in quattro punti che vogliono “fornire una corrente ed esauriente informazione ai lettori”. Così li riportiamo, con la speranza di stimolare il dibattito.

 

1. Aromatizzazione All’art. 5 il disciplinare di produzione dell’IGP Cioccolato di Modica prevede come ingredienti obbligatori la pasta di cacao e lo zucchero anche di canna raffinato o integrale, indicandone le relative percentuali, individuate rispettivamente dal 50% al 99% e dal 50% all’1%. Il medesimo articolo del disciplinare inoltre, prevede ingredienti facoltativi, quali spezie, aromi naturali e frutta anche secca o disidratata, alcuni dei quali vengono menzionati insieme al relativo dosaggio minimo. Il disciplinare permette infine l’uso di spezie, aromi e frutta ulteriori a quelli indicati in via esemplificativa nel disciplinare, specificandone in ogni caso sempre i dosaggi minimi. Il produttore, pertanto, può impiegare liberamente spezie, aromi e frutta, ma solo nei dosaggi minimi di cui al predetto articolo del disciplinare ed in ogni caso a condizione che vengano rispettate tutte le percentuali previste degli ingredienti obbligatori. L’articolo pubblicato sul Gambero Rosso si rivela, dunque, ingannevole, allorché si sostiene che, con riferimento alle spezie “nel disciplinare prima vengono elencate a una a una con dosaggi specifici poi, poche righe oltre, viene concessa la possibilità di usare qualsiasi altra spezia e aroma naturale”. Tale dichiarazione lascia intendere una contraddittorietà interna al disciplinare che, in realtà, per i motivi sovra esposti, non sussiste.

2. Piano di controllo In data 8 settembre 2018 (ci riferiamo alla data in cui il Sig. Pierpaolo Ruta ha rilasciato la dichiarazione citata nell’articolo) il procedimento per l’ottenimento dell’IGP era ancora pendente. L’IGP diviene operativa solo a seguito dell’entrata in vigore del Regolamento 2018/1529, ovverosia dopo 20 giorni dal 15 ottobre 2018, data di pubblicazione del predetto Regolamento nella Gazzetta Europea, ovvero a partire dal 5 novembre 2018. In via anticipata, L’Organismo di Controllo nominato CSQA ha presentato al MIPAAFT il relativo piano di controllo, redatto in base ai requisiti previsti dal predetto disciplinare e nel rispetto delle disposizioni ministeriali in merito. Il MIPAAFT, a seguito di attenta disamina e del parere favorevole espresso dalla Regione Siciliana, ha quindi approvato con DM n. 15861 del 31 ottobre 2018 il piano di controllo ed autorizzato il CSQA ad effettuare i controlli di conformità della IGP Cioccolato di Modica al disciplinare, nonché dell’intera filiera. La dichiarazione del Sig. Pierpaolo Ruta riportata nell’articolo, per cui “A oggi (8 settembre 2018) l’organismo preposto, il CSQA, non ha un piano dei controlli” fornisce pertanto un quadro parziale e tendenzioso, dal momento che, per i motivi appena esposti, non era possibile a quella data avere il piano di controllo, attualmente adottato in forza del DM dello scorso 31 ottobre. Pertanto, grazie all’IGP ed al relativo piano di controllo adottato dal CSQA, come autorizzato, è garantito un controllo oggettivo ed effettivo sul prodotto e sulla filiera, preservando la qualità e la vera identità del Cioccolato di Modica.

3. Origine del cacao Il riferimento, all’interno dell’articolo, a “massa di cacao industriale, scadente, senza alcun controllo di filiera”, senza ulteriori specificazioni è di per sé volutamente screditante nei confronti del CTCM, dal momento che i produttori a livello locale, consorziati e non, si approvvigionano per l’ingrediente principale del cioccolato di Modica, ossia la pasta amara di cacao, da aziende industriali che invece autocertificano la qualità, la tracciabilità e l’eticità della materia prima, ambito cui oramai tutti gli operatori assegnano grande valore. Invero, con l’entrata in vigore dell’IGP e del relativo disciplinare, si ha una regolamentazione scritta del controllo sull’origine delle materie prime, fatta applicare dall’Organismo di Controllo CSQA.

4. Storia Come previsto dal Regolamento UE 1151/2012, la domanda di registrazione IGP deve contenere, oltre a disciplinare di produzione, relazione tecnica, relazione socio-economica e cartografia dell’area interessata alla IGP, anche una relazione storica corredata di riferimenti bibliografici. Nella relazione storica allegata alla domanda di registrazione dell’IGP Cioccolato di Modica, CTCM ha inserito più di 47 articoli di giornale, nazionali e stranieri, che ripercorrono la storia del cioccolato (fra questi: pagine dal Sud Anno V, n.5 – 1988, pagg 19/22 – Articolo di Grazia Dormiente Titolo: “Dolceria: antichi sapori della terra iblea” contenente una esclusiva intervista al proprietario della Dolceria Bonajuto, Carmelo Ruta). Nella predetta relazione, quindi, viene più volte menzionata la Dolceria Bonajuto (che peraltro compare in circa un terzo di tutta la documentazione), a riconoscimento del contributo offerto da quest’ultima a scrivere la storia del cioccolato di Modica, contributo rispettato e opportunamente incluso, dunque, anche nella relazione storica allegata alla domanda. In particolare, viene riportata la storia del Caffe Roma, “all’epoca proprietà della famiglia Bonajuto che ancora oggi a distanza di oltre cento anni, con gli eredi Ruta, tramanda la tradizione dolciaria della Contea” (Relazione storica pag 5/14). Pertanto, non è vero quanto dichiarato nell’articolo, ossia che “nel disciplinare vengono elencati meno di dieci testate, libri e articoli, dimenticando la ricca serie di articoli e volumi che parlano della Dolceria Bonajuto e del suo titolare Franco Ruta”.

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