Scienza del vino. L’erbamat: ecco perché è inserito nel disciplinare del Franciacorta

27 Set 2017, 13:30 | a cura di

Un vitigno autoctono si rivela prezioso per la buona riuscita del Franciacorta, tanto da essere stato inserito nel suo disciplinare. Uno studio ha valutato le sue caratteristiche.

Dalla vendemmia 2017, a seguito della recente modifica del disciplinare del Franciacorta Docg (D.M. 14/07/2017), è stato ufficialmente introdotto il vitigno autoctono erbamat. Il comportamento vegetoproduttivo del vitigno in vari ambienti è stato oggetto di uno studio, così pure la sua attitudine alla spumantizzazione.

 

Il cambiamento climatico e le conseguenze sulla vite

Negli ultimi 50 anni in Italia si è assistito a un evidente cambiamento climatico, specialmente intorno al 1985, con l’inizio di una nuova fase climatica che ha influenzato le fasi fenologiche della vite, anticipandole fino a 10-20 giorni rispetto al periodo precedente. L’aumento medio annuo delle temperature, secondo uno studio del 2011, è stato di 0,08 °C.

Tra i fattori che influenzano questo cambiamento, sono da annoverare l’incremento della CO2 nell’atmosfera e quello dei gas a effetto serra, la variazione del bilancio respirativo delle piante, la trasposizione verso il periodo invernale del massimo pluviometrico e il generale aumento della radiazione solare. Elementi che, nel loro insieme, hanno contribuito a modificare in modo significativo la maturazione delle uve e la natura del mosto stesso.

Nel caso specifico, nella Franciacorta, da un progetto sullo sviluppo di un modello agrometeorologico previsionale dello chardonnay, si evidenzia un notevole anticipo della data media di vendemmia, tanto che dal 1980 ad oggi si è passati da vendemmie settembrine a raccolte effettuate anche nella prima decade di agosto.

 

Le prove sperimentali sull'erbamat del 2009-2011

Da queste premesse, il Consorzio per la Tutela del Franciacorta, tra il 2009 e il 2011, realizzò alcuni impianti (in parte ex-novo in parte mediante sovrainnesto) nelle aziende Barone Pizzini, Ronco Calino, Ferghettina, Vezzoli, Castello Bonomi e Guido Berlucchi, per una serie di prove sperimentali sul vitigno erbamat - usato in passato come uvaggio per aumentare acidità, finezza e freschezza dei vini bresciani - sia di tipo agronomico, volte trovare l'ottimale forma d'allevamento e gestione della pianta in vigneto, sia di tipo enologico, per trovare il connubio perfetto con le basi spumante realizzate con i vitigni internazionali consentiti dal disciplinare del Franciacorta. Non solo: con questa iniziativa il Consorzio, senza discostarsi da un'ottica tradizionale, avviò un lavoro di recupero con l’intento di valorizzare il legame vitigno territorio, prendendo in considerazione proprio l’erbamat come vitigno complementare a chardonnay, pinot nero e pinot bianco.

 

Lo studio

Lo studio che presentiamo, condotto dal Consorzio per la tutela del Franciacorta in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e 5 aziende franciacortine (Barone Pizzini, Guido Berlucchi, Ferghettina, Ronco Calino e Castello Bonomi) che hanno messo a disposizione i propri vigneti, ha richiesto anni di sperimentazioni. Nello specifico sono presenti qui quelle effettuate tra il 2014 e il 2015, che sono di fatto la continuazione di lavori svolti in Franciacorta a partire già dal 2010 nell’ambito del cosiddetto “Progetto Erbamat”.

Il Prof. LeonardoValenti(responsabile scientifico da parte dell’università), coadiuvato dall'agronomo MarcoTonni,che ha seguito a livello tecnico pratico lo svolgimento delle prove in campo, ha in primo luogo analizzato le peculiarità del vitigno erbamat: maturazione molto tardiva, elevata acidità e grappolo compatto, caratteristica – questa - che lo rende particolarmente sensibile ai marciumi (Marciume acido o Botrite precoce). Si è reso dunque necessario valutare le pratiche più idonee a ridurre la compattezza del grappolo. Procedendo, anche a fini pratici ed economici, si è pensato di ridurre la percentuale di allegagione o il numero di acini su ogni grappolo, ad esempio praticando sfogliature intense in concomitanza della fioritura.

 

Le prove

Si è così proceduto a verificare l’efficacia di 5 differenti prove - sfogliatura in prefioritura delle prime 6 foglie basali su tutti i germogli (speroni compresi), sfogliatura in prechiusura del grappolo sulla fascia dei grappoli su entrambi i lati; sfogliatura in invaiatura lungo la fascia dei grappoli sul lato Est (nel caso di un orientamento dei filari Nord-Sud), sul lato Nord (nel caso di un orientamento dei filari Est-Ovest); trattamento con zolfo bagnabile in fioritura con atomizzatore a scoppio a spalla (6 kg/hL per 3 hL/ha) distribuiti sulla sola fascia del grappolo; taglio di 1/3 della punta del grappolo alla fase fenologica di acino a diametro di un pisello - eseguite nei vigneti delle aziende Ferghettina, Barone Pizzini e Guido Berlucchi, prendendo spunto da precedenti prove sperimentali, come quella sul “Ruolo della potatura verde per il condizionamento della morfologia del grappolo e della maturazione delle uve” (Poni et al., 2008).

Per valutare la risposta varietale alle diverse forme di allevamento sono stati fatti tre esperimenti, cui hanno preso parte le aziende Barone Pizzini, Guido Berlucchi e Castello Bonomi. Le prove erano di Guyot, regolato a 8 gemme sul capo a frutto; Guyot lungo a scavalco, regolato a 14 gemme sul capo a frutto; Capovolto, regolato a 14 gemme sul capo a frutto.

 

La raccolta dei dati

Per il controllo dello sviluppo fenologico, la raccolta dei dati è stata effettuata adottando come riferimento il disciplinare osservativo della rete fenologica nazionale IPHEN (Italian Phenological Network) che, a partire dal 2006, produce e diffonde carte fenologiche di analisi e previsione della fenologia di chardonnay e cabernet sauvignon.

Avvalendosi dei dati meteo della stazione di Erbusco, installata dal Consorzio nell’ambito del progetto “Sviluppo di un modello agrometeorologico previsionale della maturazione dello chardonnay in Franciacorta”, e del modello fenologico IPHEN per chardonnay, è stata simulata la fenologia dell’erbamat sulla serie meteo 1955-2015, per tracciarne l’andamento delle principali fasi fenologiche (fioritura, allegagione, invaiatura, maturazione). I dati analizzati dalla stazione meteo sono stati necessari anche per confrontare e spiegare le differenze tra i risultati ottenuti nelle annate 2014 (fresca e piovosa) e 2015 (calda e siccitosa).

Per entrambi gli anni, nel periodo estivo, sono stati predisposti campionamenti delle uve con cadenza di 7-10 giorni, al fine di tracciare le curve di maturazione dalle analisi di °Brix, pH e acidità. A maturazione raggiunta, le uve sono state pressate con un’idropressa e microvinificate separatamente. Durante la fermentazione alcolica è stato monitorato il °Babo (il contenuto zuccherino del mosto) e la temperatura. Infine, sono state svolte le analisi di routine sui vini. L’andamento delle fermentazioni è stato regolare e senza arresti. Durante il biennio, per ogni sito, sono stati effettuati i rilievi agronomici tradizionali (fertilità, sanità dei grappoli, numero di gemme totali sul tralcio, peso medio del grappolo).

 

I risultati

Dalla comparazione di rilievi fenologici è emerso che già dall’allegagione: l’erbamat, ha uno sviluppo ritardato di circa 7 giorni rispetto allo chardonnay, ma la differenza più evidente è a inizio maturazione, durante l’invaiatura, che si protrae per più di un mese, raggiungendo il 100% degli acini invaiati oltre la metà di settembre.

Riguardo il comportamento vegetoproduttivo si osserva che per entrambe le annate, la prima gemma fertile è sempre oltre la terza in media, ma frequentemente alla quarta e quinta, specialmente su Guyot lungo. Un altro aspetto interessante (più evidente nel 2014 che nel 2015), è l’apparente correlazione tra vigoria e fertilità: all’incremento dell’indice di vigoria corrisponde la riduzione della fertilità.

In merito alla sanità del grappolo, l’incidenza dei marciumi nell’annata 2014 ha un valore medio complessivo del 26.7%. Diversa l’annata 2015, ove si sono registrare soglie di danno minime (totale complessivo 2.3%), in prevalenza causate da Marciume acido (95.2%).

Dalla valutazione della risposta varietale a diverse forme di allevamento (fertilità del grappolo) è emerso che la forma d’allevamento a Guyot regolato a 8 gemme si presta meglio a essere utilizzato per il minore indice di vigore e per la più alta fertilità reale; ma anche per la più semplice gestione del vigneto rispetto alle altre forme d’allevamento.

In merito alle tecniche per la riduzione della compattezza del grappolo, dalle rilevazioni del peso medio del grappolo si evince che solo il taglio di 1/3 della punta del grappolo alla fase fenologica di acino a diametro di un pisello (tesi 4), è risultata con un peso medio inferiore a causa della parziale asportazione della punta del grappolo.

Inoltre, per quanto riguarda la suscettibilità a marci umi, solamente nel trattamento con zolfo bagnabile 18 kg/ha in fioritura sulla sola fascia del grappolo (tesi 5), è stato rilevato un numero maggiore di grappoli colpiti da marciume, probabilmente a causa del limitato arieggiamento dei grappoli per la mancata sfogliatura.

 

Conclusioni

Dalle prove sperimentali condotte nel biennio 2014-2015, si può affermare che l’erbamat nel tempo è in grado di conservare acidità elevata (in particolare acido malico) e bassi livelli di pH, caratteristiche fondamentali come punto di partenza per la produzione di base spumante.

Inoltre il recupero dell’erbamat - oltre ad avere una valenza prettamente enologica - ha permesso di caratterizzare la Franciacorta non solo per i vini prodotti, tipici di una “viticoltura di vitigno” (in cui le varietà internazionali, chardonnay, pinot nero e pinot bianco, ne sono protagoniste), ma anche per il legame vitigno-territorio, proprio della “viticoltura di territorio” in cui il primo attore è la varietà locale integrata con la viticoltura del terroir.

La sua introduzione nelle cuvée di Franciacorta, si rivela una scelta strategica anche in ambito commerciale, poiché creare un nuovo prodotto che si differenzia nel mercato per la sua irriproducibile tipicità, potrebbe soddisfare la domanda crescente di vini da vitigni autoctoni.

 

a cura di Alberto Grasso

foto Berlucchi

 

Materiale tecnico fornito da Gabriele Valota, enologo e perito agrario che ha collaborato al progetto Erbamat, da cui ha preso vita la sua tesi di laurea: “Valutazione delle caratteristiche agronomiche del vitigno Erbamat in Franciacorta”.

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