Perché l'urban farming salverà il mondo. Il progetto di Tom Dixon per Ikea

13 Dic 2018, 16:30 | a cura di
Il designer britannico progetta per il colosso svedese un giardino urbano per la produzione di cibo e piante medicinali: design e innovazione tecnologica al servizio dell'agricoltura del futuro.

Ikea per un futuro migliore

Con Tom Dixon, designer inglese di fama internazionale, Ikea ha avviato proprio quest'anno una collaborazione che ha restituito un elemento d'arredo piuttosto insolito per chi è abituato a muoversi tra librerie modulari e cucine componibili. Con le altre soluzioni sul catalogo, il curioso letto d'autore, disegnato “come fosse una piattaforma vivente”, condivide il nome impronunciabile (Delaktig). Tra qualche mese, però, prenderà forma il progetto che più ambizioso di questo sodalizio, ancora una volta orientato a suggerire alternative sostenibili per un futuro migliore. Diverse sono le iniziative promosse da Ikea in tal senso: nel 2015 l'azienda svedese ha fondato il laboratorio di ricerca Space10 per sviluppare nuovi prodotti in linea con le emergenze più pressanti per la sopravvivenza del pianeta.

E al settore alimentare ha dedicato uno specifico gruppo di ricerca impegnato a concepire possibili modelli alimentari e soluzioni che ottimizzano produzione e consumo di cibo. Come la Growroom progettata da due giovani architetti russi nel 2017, proprio nell'ambito dei lavori dello Space10: una struttura in compensato di dimensioni ridotte (e quindi adattabile a spazi interni) che fa le funzioni di un orto verticale, con ripiani sovrapposti che garantiscono illuminazione costante e distribuzione dell'acqua.

 

L'urban farming secondo Tom Dixon

Proprio sulle potenzialità dell'urban farming insiste l'installazione messa a punto da Dixon con il sostegno di Ikea in vista del prossimo Chelsea Flower Show in programma per maggio 2019. Dopo la presentazione ufficiale, il modello darà impulso (entro il 2021) alla commercializzazione di prodotti per la coltivazione in interno, per fare della casa di ciascuno di noi “le fattorie del futuro”, specificano i diretti interessati con approccio fin troppo visionario al tema. Il giardino “che salverà il mondo” (sempre da storytelling della casa) permetterà alle piante di crescere in interno sfruttando l'idroponica, e si articolerà su due livelli sovrapposti: sotto il laboratorio per la coltivazione di ortaggi e piante medicinali, sopra un suggestivo e rigoglioso giardino concepito come oasi verde dove rilassarsi pur nel bel mezzo di aree urbane densamente popolate. Unendo così, nelle intenzioni di Tom Dixon, funzionalità ed estetica al servizio del benessere di chi potrà vivere il giardino e nutrirsi di prodotti coltivati in un contesto protetto.

L'obiettivo? “Dimostrare che chiunque potrebbe fare la differenza, e trasmettere non solo la bellezza ma anche l’importanza funzionale dell’orticoltura mettendo in pratica conoscenze tradizionali e sistemi innovativi”, ribadisce il designer britannico. Specie nelle grandi città. Gli fa eco il direttore creativo di Ikea Range and Supply, James Fucther: “Il cibo è la chiave per l’umanità e il design può supportare soluzioni migliori. Perché alla fine della giornata, abbiamo bisogno che le persone si sentano ispirate a coltivare e raccogliere il loro cibo all’interno delle case e delle comunità”.

E che il mondo sia ormai pronto ad andare in questa direzione, per ottimizzare risorse sempre più scarse e incentivare lo sviluppo di una filiera consapevole, lo dimostra l'adattabilità del modello a contesti urbani anche molto diversi tra loro: dal boom dell'agricoltura fai da te a New York alla promozione di una rete di orti urbani coltivati in idroponica sui tetti di Tel Aviv, all'esempio di Milano, che in Italia si candida a diventare modello da imitare per le nuove forme di urbanistica sostenibile perfezionate negli ultimi anni.

 

a cura di Livia Montagnoli

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