Starbucks Reserve Roastery apre anche a New York. Le foto del megastore

16 Dic 2018, 10:30 | a cura di
Inaugura nel cuore del Meatpacking District, e con l'estetica industriale del quartiere è perfettamente in linea, il nuovo spazio di Starbucks a New York, il primo della serie Reserve Roastery. Che ora sono 4 in tutto il mondo, aspettando Chicago e Tokyo.

Una nuova Reserve Roastery

Il 2018 di Starbucks finisce a New York, con l'ennesimo colpo messo a segno dalla squadra di Howard Schultz. A un anno dall'inaugurazione della Reserve Roastery di Shanghai, e dopo l'esordio del format “alto” del gruppo di Seattle anche a Milano, da qualche ora anche la missione Chelsea può dirsi compiuta. La Reserve Roastery appena nata nella Grande Mela è la quarta della serie, e anticipa l'apertura più ambiziosa di Chicago, dove il progetto prenderà forma assecondando le linee guida che abbiamo imparato a conoscere nello spazio più grande di sempre: 4000 metri quadri pronti entro il 2019. Dunque, dopo l'agognato battesimo tricolore – che nel giro di pochi mesi ha portato a Milano non solo la Roastery di piazza Cordusio, ma altri tre locali sotto il marchio più diffuso della sirena verde, in attesa di moltiplicarsi rapidamente sul suolo nazionale – il completamento del grande spazio newyorkese è la ciliegina sulla torta di 12 mesi da incorniciare.

Reserve Roastery New York

Numeri e obiettivi rispondono alle aspettative create sin dal debutto della prima Reserve Roastery di Seattle: 5 zone bar, due dedicate al caffè, un banco per la miscelazione e gli aperitivi (l'Arriviamo cocktail bar), un altro per acquistare i chicchi tostati in loco a portar via, l'ultima zona per il trionfo di pasticceria e prodotti da forno (by Princi). E chiaramente il cuore pulsante del progetto, la torrefazione, che interpreta al meglio l'estetica di uno spazio ben calato nel contesto del Meatpacking District, con la sua attitudine industriale, l'abbondanza di rame e legno e un profilo decisamente meno glamour dello spazio milanese, più concentrato su colori e forme accattivanti (fin troppo simili alla fabbrica di Willy Wonka). Dietro allo sviluppo del concept c'è ancora una volta Liz Muller, che si è avvalsa della collaborazione di artisti e designer di Brooklyn per cesellare i dettagli di un'operazione che vuole coinvolgere la città, e affascinarla. Lo spazio, articolato su tre livelli, celebra in modo scenografico la liturgia del caffè, dal chicco alla tazzina. E non sono pochi gli accorgimenti funzionali per rendere vivibile un ambiente così ampio (e capiente): il soffitto a cassettoni, per esempio, non è semplicemente una finezza estetica, ma un raffinato sistema fonoassorbente, per controllare l'acustica anche a pieno regime. Ancora una volta, dunque, la Roastery immaginata da Starbucks si candida a diventare un'attrazione turistica molto frequentata (a Milano ancora ci si mette in fila fuori dall'ex palazzo delle Poste di piazza Cordusio e, all'interno, l'esplorazione è guidata dalla mappa distribuita all'ingresso, come in un museo).

L'offerta

Anche per quanto riguarda l'offerta,  scegliere il proprio caffè preferito potrebbe rivelarsi più complicato del previsto. Molto varia la linea: dall'espresso al caffè shakerato, dal cappuccino al Nitro cold brew, al caffè filtro. Con gli speciali fuori menu tostati in loco. Al cocktail bar, invece, la scena è catturata dalla drink list di Julia Momose, che si è divertita a giocare col caffè e il tè per realizzare cocktail insoliti e twist sui classici. Per l'aperitivo “all'italiana”, Negroni Sbagliato, Spritz, Milano-Torino. E poi vino alla mescita, bollicine, birre. La bakery di Princi, che in città ha recentemente aperto il suo primo punto vendita stand alone, propone cornetti dolci e salati, brioche, panini e focacce farcite sfornate ogni giorno nel laboratorio a vista. E uno yogurt bar. La Roastery sarà aperta dalle 7 a mezzanotte (un'ora in più venerdì e sabato), 7 su 7. Con l'idea di trasformarsi in un salotto – molto frequentato – di New York.

 

Starbucks Reserve Roastery - New York - 61, 9th Avenue

 

a cura di Livia Montagnoli

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