I nuovi professionisti del vino arrivano dalla Cina ma studiano a Bordeaux

3 Feb 2014, 16:48 | a cura di
Al Bordeaux International Wine Institute su 105 futuri operatori specializzati del mondo del vino, quasi un terzo sono cinesi. Una scuola di prestigio con nomi altisonanti per studenti che hanno come obiettivo imparare e specializzarsi, per poi tornare in Oriente. Un po' come nella California degli anni '60.

Il prestigioso Bordeaux International Wine Institute per quest'anno conta una percentuale di studenti dagli occhi a mandorla di circa il 30%, su un totale di 105 futuri enologi, export manager, wine consultant, ecc. Effetto della globalizzazione? Certo, ma soprattutto “China’s New Obsession: French Wine”. Così ha titolato nei giorni scorsi il New York Times, ricordando che i Paese del Dragone conta il numero di studenti più elevato dopo i padroni di casa, mentre l'America ha solo il 4% delle presenze, seguìta da un piccolo gruppo multietnico (soprattutto di indiani e turchi).

La Cina ha grande rispetto per la tradizione enologica francese, per questo gli affida i “suoi figli”. D'altronde basta dare un'occhiata al corpo insegnante dell'Istituto di Bordeaux dove figurano nomi altisonanti quali Berland Hervé, general director di Baron Philippe de Rothschild o Collard Benoît, sale director di Moët Hennessy Wine Estate. Non sfugga, però, che l'intento finale degli studenti cinesi è imparare l'arte e metterla da parte. Per portarla in patria, ovviamente. Molti di loro infatti, stanno perfezionando i loro studi, dopo aver già frequentato i corsi di laurea in enologia in Cina. Per inciso, corsi sempre più numerosi negli ultimi anni. Ma entriamo nel merito. Il giovane Zhang Xuan, ad esempio, ha iniziato gli studi nel settore vitivinicolo all'Università di Yangling (nel Nord Est della Cina) e ha già accumulato esperienze lavorative in alcune cantine del Dragone. Altri suoi compagni di corso sono cresciuti lavorando nei vigneti o nelle enoteche di famiglia.
E qualcuno pensa già in grande, come lo studente Wu Zhaolong che ha intenzione, una volta ultimati gli studi, di prendere in gestione un ristorante a Shanghai, per integrare stili eno-gastronomici francesi a quelli tradizionale cinesi. Insomma qualunque sia il loro background la loro intenzione è quella di tornare in Cina e sfruttare le nuove conoscenza acquisite. Più o meno quello che successe in California negli anni '60 quando venne importata la vinificazione francese. Con la conseguente ondata di interesse per la cultura e la cucina made in France in tutto lo Stato. Cina, nuova California?

a cura di Loredana Sottile

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre bicchieri del 30 gennaio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.

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