Viaggio tra i vitigni autoctoni: il prié blanc

12 Nov 2014, 15:30 | a cura di
Vitigno d'alta montagna, si inerpica fin sopra i mille metri, ormai adattato alla perfezione alle condizioni estreme di quella parte delle Alpi valdostane identificata nell'area di Morgex e La Salle. L'autoctono di oggi è il prié blanc.

STORIA E TERRITORIO
La Valle d'Aosta possiede un ricco patrimonio di vitigni autoctoni, che nel corso dei secoli si sono adattati a luoghi spesso estremi. A Morgex e La Salle, vigneron tenaci e caparbi hanno sfidato le difficili condizioni ambientali e climatiche, coltivando il prié blanc sui terreni rocciosi e scoscesi ai piedi del Monte Bianco. Il risultato è un vino unico e particolarissimo, che riflette nel bicchiere tutte le caratteristiche del terroir alpino.

Il prié blanc è un vitigno autoctono valdostano a bacca bianca. Le sue origini sono controverse: non è certo se provenga dalle zone del Vallese o della Savoia oppure se sia un vitigno indigeno valdostano, tuttavia è presente in Valdigne da tempo immemorabile e proprio in questo piccolo terroir ha trovato il luogo dove esprimere al meglio le proprie potenzialità. A Morgex e La Salle, il prié blanc è riuscito ad adattarsi a condizioni quasi proibitive per la coltivazione della vite. Tra terrazzamenti e muretti a secco, le vigne salgono e si inerpicano tra le rocce, sulla riva sinistra della Dora Baltea, a un’altitudine che varia dagli 900 ai 1.200 metri: sono le vigne più alte d’Europa. Coltivato a pergola bassa, per proteggerlo dai venti gelidi e per sfruttare di notte il calore accumulato dal terreno di giorno, il prié blanc ha un ciclo vegetativo molto breve: germoglia in tardissima primavera e matura a inizio settembre. In questo modo riesce a sfuggire alle gelate, che spesso sono frequenti fino ad aprile e maggio e a evitare le prime nevi di fine settembre, inizio d’ottobre. La coltivazione in un ambiente così estremo, porta con sé anche alcuni vantaggi. Il clima gelido riduce al minimo la necessità di trattamenti e l’uso di pesticidi. Inoltre, l’altitudine elevata ha consentito ai vigneti di prié blanc di essere al riparo dagli attacchi della fillossera. Ancora oggi buona parte delle viti di Morgex e La Salle sono su piede franco.

CARATTERISTICHE
Il Blanc de Morgex et de La Salle, prié blanc in purezza, ha un colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso esprime profumi fini di erbe di montagna, fieno e le caratteristiche note minerali del terroir alpino. L’aroma è delicato, a volte agrumato, marcato da una decisa acidità. Per la sua finezza e vivace freschezza è un ottimo aperitivo e si abbina molto bene ad antipasti delicati, soprattutto di pesce o a piatti di mare con cotture semplici e dai sapori leggeri.

PRODUTTORI
Tra i produttori ricordiamo la Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, cooperativa che raccoglie i vigneron di Morgex e La Salle; con 19 ettari coltivati e una produzione annua di 150.000 bottiglie, è la realtà più importante del territorio. La Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle propone il prié blanc in diverse versioni: il classico Rayon, il Piagne, realizzato con certificazione biologica, frutto di uve provenienti da un unico clos, vinificate con lieviti autoctoni. Grazie alla sua spiccata acidità, il prié blanc si presta inoltre alla spumantizzazione, che dà vita a interessanti metodi classici. Ricordiamo la Cuvée du Prince, affinata per 48 mesi sui lieviti e la Cuvée des Guides, affinata sui lieviti per circa 15 mesi presso la cantina del rifugio Monzino a 2590 metri, dove la diminuzione di pressione atmosferica e le temperature estremamente rigide, contribuiscono a donare a questo spumante una particolare finezza e freschezza. Il clima gelido permette anche la produzione dell’icewine Chaudelune, che acquista particolari aromi ossidativi, grazie all’affinamento in legno. Altro importante produttore è Ermes Pavese che propone il prié blanc nella prestigiosa versione Nathan e nella versione Ninive, prodotta con una uva lasciata appassire in vigna e vendemmiata all’inizio di dicembre, dopo le prime gelate.

a cura di Alessio Turazza

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