Di certo l’estro e il “savoir faire” napoletano sono impressi nel suo DNA, ma Gino Sorbillo ha saputo convogliare la passione per la sua terra con la volontà di mettersi in gioco.
“La casa della pizza è il centro della mia creatività; è qui che riesco a dare libero sfogo alla mia fantasia, lontano dalla confusione, soltanto io, le mie sensazioni e tutti gli ingredienti”.
Situata tra la pizzeria Sorbillo, in via dei Tribunali, e Zia Esterina, locale specializzato nella sola pizza fritta nella via omonima, si erge un portone che a volte passa inosservato. Basta aprirlo per scoprire che lì dietro si cela un vero e proprio mondo: La Casa della Pizza. Molti non sanno neppure dell’esistenza di questa meraviglia, ma senza dubbio è un vero museo, capace di racchiudere l’essenzialità del tutto.
L’hanno visitata cuochi e pizzaioli provenienti da diversi luoghi e ognuno di loro, a proprio modo, ha lasciato un segno, una particolare emozione e un ricordo che Gino ha conservato dentro di sé. È proprio nella “casa della pizza”, infatti, che Gino Sorbillo ospita i suoi amici e colleghi più cari cimentandosi insieme a loro con gli arnesi della sperimentazione.
Entrando nella “casa della pizza” si respira un’ aria avvolgente che solo il focolare domestico può dare, dove i ricordi e la famiglia diventano il fulcro di tutto. Ci si ritrova immersi nelle opere d’arte che Gino custodisce gelosamente. È una vera collezione di storia. Quadri a specchio che oggi si definiscono “vintage”, ma che contestualizzati in tutta la storia della famiglia Sorbillo assumono un significato che va ben oltre.
Zia Esterina, la zia a cui Gino è da sempre particolarmente legato, rivive tra quelle mura che traspirano storie e racconti di tre generazioni dei maestri della pizza. Collezioni di ogni genere: prestigiose scatole in metallo, etichette “vecchie” di vari prodotti molti dei quali oggi non esistono più, sculture in legno e lampade che contribuiscono ad accalorare la stanza; dai cavatappi del primo ‘900 alle oliere che hanno segnato, dagli stessi anni, il percorso della pizzeria di Zia Esterina. Ed è proprio a lei che è stata dedicata una sala nell’attuale locale in via Tribunali: la saletta Quattro tavoli; quelli infatti sono proprio i primi tavoli dai quali tutto ha avuto inizio.
Anche alzando lo sguardo, quando si è vicini all’ingresso della pizzeria, si può notare l’insegna originale del suo primo locale, ancora lì, appesa ad ammirare un nuovo secolo di passanti.
In questo luogo che si potrebbe quasi definire “sacro”, viene fuori che “vivere la pizza napoletana, è come gustare la storia”, come lo ha recentemente definito il pizzaiolo Simone Lombardi venuto dalla nota pizzeria milanese Dry.
Gino Sorbillo ha conservato tutto del suo passato ed è stato capace di mantenerlo ancora vivo. Oggi è tra i massimi rappresentanti della pizza napoletana nel mondo e simbolo di una cultura: quella della libertà. Libertà significa anche avere il coraggio di impegnarsi a dare l’esempio tangibile ad un territorio che, molto spesso, vive di stereotipi e luoghi comuni. Testimonianza di ciò è la sua pizza “Margherita con Bufala LIBERA”, creata con una mozzarella di alta qualità che Gino Sorbillo acquista da lavoratori che la producono nelle terre confiscate alle mafie.
“Preparare la pizza è una continua scoperta; è un po' come essere a Napoli: c’è magia in ogni angolo e vicolo”. Gino Sorbillo è tutto questo, un continuo esplorare e una costante ricerca in quegli anelli di congiunzione tra passato e presente. “La pizza della storia…è aperta”; è così che Gino interpreta il concetto di innovazione: come qualcosa che è in continuo mutamento, sempre “aperta” a nuove idee e stimoli esterni. Insomma, professionalità e intraprendenza che, nonostante le difficoltà, ha messo a disposizione della sua terra.
