Vinitaly, Veneto ed export: incontri e interviste

22 Apr 2016, 08:47 | a cura di

Incontri eleganti, di bella consistenza, dal finale all'insegna di una vivace e piacevolissima freschezza.

Camminando verso lo stand di Bortolomiol tra le larghe strade del Vinitaly, ci è capitato di vedere una ragazza portabandiera che teneva tra le mani una lunga barra di ferro all'estremità della quale c'era un’insegna ovale con stampata la bandiera dell'Inghilterra. Dondolava sopra le teste del fiume dei visitatori e non è stato difficile seguirla fino a quando abbiamo avuto modo di arrivare al gruppo anglofono, attendere che finissero di fare una breve degustazione di prosecco e chiedergli se potevamo disturbarli per fargli qualche domanda. Erano tutti importatori e i primi che abbiamo incontrato sono stati Andrew e Maurizio, un italiano che vive all’estero. Andrew fa parte della Greys & Feathers ed è specializzato in bollicine. La prima domanda è stata “quali crede che siano i punti di forza dell’Italia rispetto ad altri paesi?” Andrew, riflettendo un istante: “L’Italia non è particolarmente facile: ha tantissime varietà d’uva, ha molte zone differenti e ognuna con il suo stile regionale. Ma dove c’è la semplicità l’Italia fa le cose in modo meraviglioso, con i prosecco, i pinot grigio, lo stile perfetto che c’è nei bianchi e nei rossi, in tutti i frizzanti. In questi casi è molto accessibile a differenza della Francia dove stanno cercando di essere inaccessibili appositamente. Cercano di romanticizzare e confondere il consumatore elevando la visibilità di alcune regioni al di là del consumatore in sé. Mentre quello che penso l’Italia faccia molto bene è incontrare i bisogni dei clienti. Penso inoltre che alla fine il vino è fatto per essere bevuto, goduto, per avere buone conversazioni, creare situazioni romantiche e fare amare le persone”.

Ringraziamo e salutiamo Andrew, affianco a lui infatti aspettava Maurizio, uno dei soci di Veeno, la nuova realtà enogastronomica che ha fatto del made in Italy il cavallo di battaglia nel Regno Unito. Ci spiega infatti che stanno costruendo una catena di wine bars, “i fondatori sono partiti a novembre 2013, sono italiani, e a Manchester hanno aperto il primo wine bar, di fronte Albert Square. Facciamo diverse cose come il wine tasting, che è un ottima esperienza per far provare diversi vini, lo abbiniamo a dei cibi, normalmente affettati e formaggi, tutti rigorosamente italiani. Replicando Manchester, nel 2014 abbiamo aperto a Leeds e York, stesso menu e stessi prodotti. Poi nel 2015 a Liverpool e Nottingham, ed entro la fine del 2016 saremo anche a Bristol, Harrogates ed Edimburgo”.

Ringraziamo anche Maurizio e, continuando a camminare nel padiglione Veneto, vediamo un’altra persona che faceva parte del gruppo di inglesi dal quale si era distaccato per fare degustazioni con il suo collaboratore. Ci avviciniamo e gli chiediamo come mai è venuto al Vinitaly. “Fondamentalmente siamo una piccola azienda, partita 18 mesi fa, vendiamo a clienti privati, generalmente benestanti, che non cercano i vini da prezzo base ma quelli in fascia premium. Ci concentriamo esclusivamente sui vini italiani e la tipologia che cerchiamo è differente da quella che troviamo localmente in UK, quindi con più aromi e che esprimono meglio il territorio. Non vendiamo al trade, neanche ai ristoranti ma solo direttamente al pubblico che arriva a noi prevalentemente tramite passaparola e wine tasting che organizziamo”.

Finite le dovute deviazioni, riusciamo ad arrivare allo stand dove eravamo diretti fin dall’inizio e incontriamo Elvira Bortolomiol. Le chiediamo che ruolo hanno avuto i riconoscimenti e la partecipazione ai Road Show del Gambero Rosso nel mercato estero: “Sicuramente i Tre Bicchieri ci hanno dato maggiore credibilità nei mercati internazionali oltre ovviamente a confermare la qualità dei nostri prodotti per cui c'è stata una doppia spinta sulla visibilità e sulla qualità. Noi esportiamo circa il 25% e i paesi in cui siamo più presenti sicuramente sono America Latina, Stati Uniti, Europa, Svizzera, Inghilterra, Germania, Asia e poi nei paesi dell'Est Europa come Ucraina e Russia. Nel Regno Unito noi lavoriamo soprattutto con la Scozia e ci sono performance interessanti soprattutto con la DOCG ma anche a Londra e Irlanda il vino italiano è in crescita. Per quanto riguarda i loro gusti, preferiscono lo stile brut del Prosecco Superiore di cui il mio papà elaborò la prima versione nel 1960. Abbiamo questa diffusione a livello del mondo giovane che vuole una bollicina di alto livello e appassionante come lo è il Prosecco Superiore. Abbiamo anche partecipato al Roadshow, siamo stati negli Stati Uniti e saremo a Dubai, a maggio in Asia e a giugno in Canada. Senza dubbio poter essere presenti a una selezione di aziende italiane in questi contesti è sicuramente importante perché ci mette in contatto con diverse realtà, ci permette di lavorare a delle partnership, relazioni che sono poi positive per lo sviluppo del mercato”.

a cura di Simone Aprili
allievo del Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico del Gambero Rosso

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