BCFN Forum 2016. Prospettive future tra diete virtuose ed ecologia di mercato

3 Dic 2016, 10:55 | a cura di

La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition contribuisce alla ricerca scientifica internazionale sui sistemi agro-alimentari sostenibili. Il 1 dicembre si è tenuta a Milano, presso l’Università Bocconi, la settima edizione del Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, un evento interdisciplinare aperto a tutti. Abbiamo partecipato come uditori.

Seduti a tavola, compiaciuti e di tanto in tanto sfiniti dal susseguirsi delle portate, usiamo l’espressione “Ce n’è per tutti i gusti”.  Ma la settima edizione dell’International Forum for Food and Nutrition che ha riunito a Milano accademici ed esperti internazionali del cibo per discutere del rapporto tra filiera alimentare, sostenibilità e salute si è aperta con la parola d’ordine: “Non c’è solo il gusto”. A ricordare le responsabilità derivanti dal privilegio–che noi diamo spesso per scontato–dell’accesso, della scelta e dello spreco del cibo è stato nientemeno che il “company man” Guido Barilla. Il presidente del Barilla Center for Food & Nutrition ha ammesso l’inadeguatezza delle strategie di piccolo cabotaggio adottate negli ultimi anni dal mercato alimentare per risolvere i “paradossi del nostro sistema alimentare” e ha auspicato un cambio di rotta da parte degli operatori del settore, proponendo la tassazione dell’impatto ambientale delle aziende produttrici e, in definitiva, il superamento di un modello di sviluppo non più sostenibile per il pianeta.

La ricerca di una conciliazione tra principi etici ed esigenze di mercato si propone di trasformare, con le parole di Stefano Zamagni, docente della John Hopkins University, il consumatore in cittadino: un attore sociale responsabile, consapevole che il piatto è il bandolo di una rete di relazioni, di storie, di vite a cui siamo connessi e che possiamo, con le nostre scelte alimentari, trasformare. Non solo per le multinazionali è imperativo un salto di qualità: l’azione individuale può condizionare il futuro globale. È quello che viene definito “effetto farfalla” e in questo caso riguarda la preferenza per i prodotti locali, la riduzione degli sprechi e scelte nutrizionali adeguate, il tutto implementato da una regolazione all’avanguardia che la politica deve porre in agenda con la massima urgenza. Senza adeguate food policies, tema particolarmente caro al presidente del Milan Center for Food Law and Policy Livia Pomodoro, non riusciremo a sbaragliare la malnutrizione bifronte che attanaglia il pianeta: la denutrizione e l’iperalimentazione.

Essere consapevoli di ciò che mangiamo è il messaggio promosso del forum milanese per dare corpo al motto di questa settima edizione, “Mangiare bene, mangiare meglio, mangiare tutti”. Nella classifica del Food Sustainability Index (FSI) stilato dalla Fondazione, indice che analizza le scelte alimentari di 25 paesi secondo parametri di sostenibilità, abitudini nutrizionali e sprechi alimentari, l'Italia registra in Europa la miglior performance per l'emissione di gas serra in agricoltura, ma scivola al sesto posto per le abitudini alimentari, peggiorate negli ultimi anni con l'abbandono da parte delle giovani generazioni di una tradizione gastronomica che il mondo ci invidia. La giornata di dibattito è stata non a caso un omaggio corale ai pregi della dieta mediterranea, la quale, stando a quanto riferisce il dottor David Katz di Yale, congiunta a uno stile di vita sano riduce dell’80% il rischio di contrarre malattie croniche. “Dinner is destiny”, ha affermato: la dieta impatta la struttura dei cromosomi, modifica il nostro DNA, e a beneficiarne è anche l’ambiente, perché la produzione di cereali e legumi, i pilastri della nostra tavola, rispetto alla carne richiede un consumo di acqua e di suolo inferiore ed è pertanto molto più sostenibile.

La sfida di un futuro che è già presente, a questo punto, è rimboccarsi le maniche affinché l’idea di alimentazione che noi del Gambero Rosso perseguiamo da sempre prosperi con radici robuste: per costruire comunità nuove, informate e interconnesse, raccolte non in utopiche città-giardino, ma in città-orto progettate per nutrirci localmente, crescere localmente, mangiare bene e vivere bene. Da dove cominciare? Ecco un'idea: dal corso "Conoscere e cucinare: I legumi" in partenza il 10 gennaio presso la Città del gusto di Torino.

 

a cura di Luca Bugnone

 

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