Taste of Roma 2016: la cucina è comunicazione

13 Set 2016, 12:00 | a cura di

Mauro Dorigo di Brand Events Italy ci racconta come Taste sia non solo un evento per gli appassionati di cibo, ma anche un efficacissimo format per veicolare la comunicazione dei ristoranti e delle aziende sponsor.

Un megawatt di corrente, 7 chilometri di cavi elettrici, 4 di tubi idraulici, 56 piatti tra i 5 e i 10 euro l'uno, i vini dell'enoteca Trimani in abbinamento, 17 ristoranti e 40 top chef con ospiti dall'Italia e dal mondo presenti con lezioni, cene e masterclass oltre che con la postazione del Taste (con la formula ormai rodata di grandi piatti d'autore in miniatura, pensati per testare, letteralmente, la cucina degli chef presenti). E una presenza stimata di oltre 23mila spettatori. Ecco la nuova edizione del Taste of Roma (ve ne avevamo parlato qui), ce ne parla Mauro Dorigo di Brand Events Italy.

 

Quanto tempo ci vuole per organizzare il Taste of Roma?

Circa 6 mesi di preparazione, e da quando abbiamo più eventi durante l'anno, il lavoro per organizzare le varie edizioni si accavalla. È una macchina complessa, ma l'allestimento finale si fa all'ultimo momento. La battuta più frequente con le aziende che chiedono di fare un sopralluogo è che i giardini pubblici (o come nel caso di Roma, i giardini pensili dell'Auditorium) sono aperti a tutti).

 

Come si procede?

Una parte del lavoro è comune alle tre edizioni, soprattutto per quanto riguarda la raccolta fondi per l'evento. Con tre appuntamenti durante l'anno in tre luoghi e tre periodi diversi (Milano in primavera, Roma settembre, Bologna a metà dicembre) siamo percepiti come una piattaforma di comunicazione. Non conta solo l'evento, che dura 4 giorni, ma anche i canali social e il data base, che non abbiamo mai venduto e riceve un'ottima risposta.

 

Quindi una parte importante del vostro lavoro è legata non all'evento ma alla sua comunicazione. Quanto tempo prima partite?

Vogliamo che la campagna duri almeno per 8 settimane. Ma a Roma, considerando che c'è agosto di mezzo, partiamo ancora prima dei due mesi.

 

La selezione degli chef partecipanti?

Nel Taste of Roma, che si svolge a settembre, avviene circa 4 o 5 mesi prima. L'evento si chiude circa 3-4 mesi prima.

 

Nata prima Milano, poi due anni dopo, Roma, infine Bologna. Ci sono differenze tra le città?

Roma, giunta alla quinta edizione, è quella cresciuta più in fretta. C'è stata subito risposta degli chef e fidelizzazione del pubblico.

 

Come mai?

Un aspetto è legato all'entusiasmo con cui la ristorazione romana ha reagito, poi a una caratteristica specifica di Roma, in cui i cuochi sono molto uniti, fanno più comunità, mentre a Milano ci sono singoli chef meravigliosi, ma si fa più fatica a farli legare. Forse dipende dal fatto che Milano è più attiva e gli chef sono più impegnati, anche oltre la ristorazione.

 

Quanto conta la location?

Moltissimo: a Roma abbiamo trovato la nostra casa sin dal primo anno all'Auditorium, che è una realtà gestita in modo ideale. Abbiamo anche avuto molta fortuna dal punto di vista meteorologico, dato che è all'aperto. Non possiamo dire lo stesso di Milano: quello di quest'anno è stato il quarto cambio in 7 anni. Nei primi 3, eravamo all'aperto e c'è stata tanta pioggia. L'evento di Roma, il terzo week end di settembre all'Auditorium, è un appuntamento ormai fisso nel calendario di molte persone.

 

Quante persone ci lavorano?

Al momento siamo in 12 per realizzare 3 eventi, ma alla prima edizione eravamo in 4: lavoravamo giorno e notte. Al conteggio ovviamente bisogna aggiungere i fornitori, il personale delle varie aziende presenti all'evento e così via.

 

Non fate mai nulla al di fuori di questi tre eventi?

Raramente, ci sono state delle piccole attività, ma sporadiche. Per esempio per Expo c'era il temporary restaurant con Mastercard. Sviluppare altre attività collaterali è uno dei progetti su cui vogliamo lavorare, ma ancora non siamo operativi.

 

Taste Festival è un evento che si svolge in tutto il mondo, di chi è e voi che ruolo avete?

Siamo licenziatari per l'Italia di questo format internazionale presente in oltre 20 città del mondo, il week end scorso c'è stato Taste of San Paolo. Taste Festival è registrato, sia come format che come marchio: noi abbiamo delle linee guida da seguire e c'è una attività di found rising anche a livello internazionale. Il network è nato come Brand Events Uk, oggi il format è della multinazionale americana Wmi, la più grande società di organizzazione di eventi: sport, musica, moda e cibo.

 

Non ci sono interazioni tra i Taste Festival nel mondo?

Per quanto ci riguarda a Roma portiamo Roberto Okabe del Finger's con la sua cucina giappobrasiliana e i cocktail. Ma nei piani di sviluppo c'è l'idea di creare sinergie tra un paese e l'altro, per fare scambi culturali e far spostare gli chef tra le varie città.

 

In che modo?

Abbiamo uno sponsor internazionale con attività in tutto il mondo, Ethiad Airways, strategico perché l'azienda, durante l'anno, va a toccare un sacco di territori. Ethiad si inserisce in un'unica piattaforma che può generare progetti a livello globale. Iniziamo con un concorso internazionale tra chef: durante ogni edizione verrà eletto il miglior piatto di quella tappa, che poi andrà a concorrere con tutti i piatti vincitori dei vari Taste, nella finale di fine anno a Dubai.

 

Quale è la vostra proposta per gli sponsor?

Facciamo marketing esperienziale, cercando di creare l'opportunità di una partecipazione attiva del pubblico nei confronti di ogni azienda. Per la compagnia aerea Ethiad, per esempio, vogliamo far conoscere i piatti delle varie destinazioni toccate, con i suoi chef di bordo.

 

Una delle critiche maggiori è nel costo del biglietto. Cosa rispondete?

In Italia che non si è abituati a pagare il biglietto, per eventi del genere. Ma l'investimento dell'organizzazione, per la produzione e la comunicazione, è molto elevato. Inoltre il biglietto, oltre a essere un sostegno economico, rappresenta un criterio di selezione: ci permette di avere un pubblico consapevole e attento, predisposto a partecipare e ad accogliere i messaggi degli sponsor.

 

Funziona?

Siamo una piattaforma di comunicazione e gli chef si impegnano moltissimo nel fare la loro proposta di piatti nei costi previsti. Il messaggio fondamentale è: ti do un assaggio della cucina e del ristorante, l'esperienza vera, però, è nei singoli locali. La risposta c'è, perché permette al pubblico interessato, ma magari un po' pigro o meno informato, di scoprire nuovi ristoranti e uscire dalle proprie abitudini.

 

Il format è sempre lo stesso, ma ci sono delle novità. Puoi raccontarcele?

Aumentano i ristoranti, da 12 a 14. Oltre a questi ci saranno altri spazi ristorazione. Per la prima volta abbiamo una vera e propria vip lounge ad accesso libero per chi acquista il biglietto da 60 euro, per vivere l'esperienza di Taste ed essere più coccolati. In quest'area c'è un aperitivo di benvenuto con ostriche e champagne, e un menu dedicato con piatti dai 5 ai 10 euro firmati da Luigi Nastri, del ristorante Stazione di Posta di Roma accompagnati dalle creazioni dei barman del locale.

Aumenta il focus su pizza e pane, con un calendario di appuntamenti con grandi pizzaioli e delle lezioni, anche questo grazie a un nuovo partner, il Mulino Vigevano che si uniscono agli incontro di Coquis.

 

Spiegaci in cosa consiste il DegustiBus

Si tratta di un double backer, un autobus di due piani, in cui sotto è allestita una vera cucina e sopra c'è una sala ristorante raffinata, per 20 ospiti, con finiture che ricordano un po' quelle da barca. Sarà il primo ristorante di lusso itinerante di Roma. A inaugurarlo, ai giardini dell'Auditorium, Heinz Beck, uno dei pochi chef nostrani ad avere ristoranti in diversi continenti. Proporrà un menu di 6 piatti - con vini in abbinamento - che rappresentano i suoi locali nel mondo: Roma, Dubai, Tokyo e Algarve, in Portogallo. Dopo Beck il bus attraverserà la città portando tra le strade di Roma presentando la cucina di diversi chef a rotazione.

 

L'aspetto charity è fondamentale, come nella migliore tradizione non solo italiana

Abbiamo sempre fatto delle donazioni, sia per quanto riguarda il cibo (quel che avanza viene dato al Banco Alimentare e destinato alle mense), sia come donazione dei sesterzi (la moneta usata all'interno del Taste of Roma) non spesi. Quest'anno si unisce anche il ristorante di beneficenza con 4 grandi firme della nostra ristorazione: Anthony Genovese, Oliver Glowig, Massimo Viglietti Gianfranco Pascucci, con piatti tra i 6 e i 10 euro. Tra i destinatari delle iniziative: WWF Oasi per Terre dell’Oasi, Coe, Leucevia, Il Seme della Speranza e le popolazioni colpite dal terremoto.

 

Taste of Roma | Roma | Auditorium Marco della Musica | Giardini pensili | viale P. De Coubertin, 30 | dal 15 al 18 settembre | ingresso: 16 euro | http://www.tasteofroma.it/

 

a cura di Antonella De Santis

 

Per leggere la presentazione del Taste of Roma 2016 clicca qui

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