Chiude Primo al Pigneto. A Roma finisce l’epopea di uno dei ristoranti-simbolo della città

6 Giu 2017, 15:25 | a cura di

Festeggiato il decimo anniversario nel 2016, ora la cucina di Marco Gallotta come l'abbiamo conosciuta in via del Pigneto si appresta a spengere i fornelli. Il commiato arrivo su Facebook, e non lascia adito a dubbi: dal 1 luglio si volta pagina. Ma per andare dove?   


Un ristorante-quartiere

2006-2016. Dieci anni di ristorazione di qualità (sempre superiore, anno dopo anno) nel cuore del Pigneto, periferia verace di Roma eletta simbolo della movida cittadina. Movida che in qualche maniera è stata indotta da quel locale così bello e internazionale che all’epoca si chiamò Primo proprio per significare che sarebbe stato il primo di una lunga serie. E infatti così fu, nel bene e nel male, in un quartiere che era considerato Bronx e che nel giro di pochi anni si trasformò nel più sregolato divertimentificio della città. Un eccesso, molto spesso, che non necessariamente va di pari passo con le esigenze di chi vuole fare la qualità e servire al meglio la clientela. Il coraggio di arrivare per “primi” in un territorio trasformato da orgoglio a fastidio per dover condividere la città con situazioni poco piacevoli: degrado, risse, sporcizia, spaccio. Riguarda tutta la città di Roma, ma qui purtroppo di più.

 

Un’identità straordinaria si perde

E così, appena qualche mese fa arrivava la soddisfazione per il raggiungimento di un traguardo importante come il decennale, la conferma di avere un progetto solido alle spalle, tale da sopravvivere a una scena ristorativa che sa essere schizofrenica. Primo al Pigneto che attraversa le mode, portando in tavola una proposta leggibile, di mercato e di territorio affrontata sempre con brio e con ritmo materie prime selezionate con attenzione e trattate con mano rispettosa da Marco Gallotta, che nella cucina affacciata su via del Pigneto ha raggiunto una maturità felice, e sotto gli occhi di tutti. E in sala, contraltare perfetto, altrettanta competenza e accoglienza informale, valorizzata da una bella carta dei vini. Un grande classico ormai, ma dove andare non solo sul sicuro, dove invece riuscire sempre a divertirsi e a imparare. Un posto con un’identità straordinaria. Un posto nei cuori di decine di migliaia di clienti.
Da non dimenticare poi l'idea di Rosti: una sorta di sagra di paese formato ristorante, con tanto di luminarie, seggiole all'aperto, prati, orti, alberi, tavoloni sociali e campo di bocce, nel cuore del Pigneto. E' stato il naturale cuginetto di Primo, aperto 6 anni dopo: era il 2012. Una cucina più semplificata, numeri molto più considerevoli, bando alle tovaglie e ai bicchieri di cristallo così come agli champagne e alle ostriche. Ma sempre divertimento, qualità e ritmo. Non è dato ancora sapersi che fine farà Rosti, ma probabilmente anche lì le cose cambieranno.

 

La probabile vendita a un altro gruppo

Poi però arriva il 2017, si volta pagina. Complice la voglia di cambiare, di evolvere ancora, di andare a dare il massimo altrove. Complice anche qualche offerta di acquisto da parte di altri restaurant group romani, che così potranno sostituirsi in queste mura portando avanti un’idea di ristorazione al Pigneto che comunque non potrà mai essere raffrontabile all’unicità di Primo. E così il progetto nato da un’idea di Massimo Terzulli e Marco Gallotta dice stop. E la notizia che trova conferma farà prendere un colpo a molti: “Dal 1 luglio Primo saluta i suoi amici. Tutti quelli che lo hanno amato e tutti quelli che, in questi 11 anni, si sono leccati i baffi. Ci rivedremo presto in una nuova forma, in un nuovo spazio, in un nuovo sapore. Da parte nostra un grande grazie a tutti voi, per aver partecipato, con appetito e passione, a questa incredibile avventura”. Questo è il commiato che non lascio adito a dubbi sulla pagina Facebook del ristorante, regolarmente in attività ancora per le prossime settimane, fino alla fine di giugno.

 

E adesso?

Poi, dal 1 luglio, si chiude. Ma, tra le righe, si prospetta la possibilità concreta di abbracciare nuove strade, “in un nuovo spazio, in un nuovo sapore”.

Staremo a vedere dove l'ambizione di evolvere ancora porterà Marco Gallotta, sperando di ritrovare presto quella fucina di sollecitazioni e buone idee che è stato Primo negli ultimi 11 anni. Sicuramente lo spunto e il guizzo non mancherà. E senza dubbio, come per tutte le esperienze precedenti (Gallotta veniva da 'Gusto, Terzulli aveva firmato l'exploit di Crudo, etrambi locali mitici della prima metà degli anni zero nella capitale), sarà un successone. Che sia a Roma, che sia fuori Roma o che magari sia all’estero.

 

a cura di Massimiliano Tonelli

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