Babingtons e il rito del tè vittoriano a Roma. Una storia imprenditoriale lunga oltre 150 anni

13 Dic 2016, 12:15 | a cura di

Nella sala da tè più celebre della città, ai piedi della scalinata di piazza di Spagna, si respira ancora un'atmosfera autenticamente british, come ai tempi delle signorine di buona famiglia che la fondarono a fine Ottocento, importando in città il rito della merenda inglese. Ma oggi come si rinnova un'attività imprenditoriale che non sembra temere il peso del tempo? 


Babingtons. 150 anni e più di storia

Since 1893, recita l'insegna. E non siamo a Londra, bensì nel cuore di Roma, proprio dove la scalinata di Trinità dei Monti disegna una delle quinte scenografiche più accattivanti della città. In piazza di Spagna, ai piedi dello scalone monumentale progettato da Francesco De Sanctis, la casa del tè di Babingtons preserva la nota tradizione britannica da oltre un secolo, senza accusare i segni del tempo. E anzi, proprio la storia di cui si è fatta custode ha consentito all'attività fondata alla fine dell'Ottocento da due giovani signorine inglesi di buona famiglia – Isabel Cargill Anna Maria Babingtons – di attraversare indenne il XX secolo (scongiurato il rischio di una definitiva battuta d'arresto a seguito della crisi del '29), accrescendone il fascino e incentivando al contempo il desiderio (e la necessità) di intraprendere nuove sfide imprenditoriali per restare al passo con i tempi. In sinergia con un altro tempio della storia inglese fuori dai confini nazionali come la Keats and Shelley Memorial House, che dirimpetto alla storica sala da tè ha stabilito un filo diretto con l'insegna e oggi continua a richiamare gli inglesi in visita alla città, tanti turisti, ma pure i clienti abituali, quelle famiglie della Roma bene che non rinunciano al rito del tè, e hanno fatto propria una tradizione tipicamente britannica.

Il rito del tè. Da Londra alla conquista di Roma

All’epoca in Italia il tè poteva essere acquistato in farmacia, usato esclusivamente come bevanda medicinale per placare la febbre: il fiuto imprenditoriale delle due signorine sancì una piccola rivoluzione. Nelle sale alla moda “rivestite con linoleum verde scuro e marrone, con sedili imbottiti alle pareti, sedie in legno e paglia con cuscini verdi e una grande palma ornamentale al centro (da racconti dell'epoca, ndr)”cominciò un pellegrinaggio di curiosi che non si sarebbe più interrotto. Sì, perché anche oggi che l'attività è gestita dalla quarta generazione della famiglia di Isabel, i cugini romani Rory Bruce Chiara Bedini, Babingtons è diventato un rifugio privilegiato per chi non ha smesso di ricercare la tranquillità di una pausa che lascia fuori i ritmi concitati della città e regala ancora la suggestione di sedersi alla tavola di inizio secolo, dove fanno bella mostra di sé stoviglie d'epoca - rigorosamente spaiate e conservate tra i cimeli di famiglia - e tovaglie ricamate (anch'esse originali), mentre affaccendate cameriere (solo donne) procedono sicure a versare il tè, servito a una temperatura rispettosa delle diverse miscele. In fondo è un rito anche questo, ben distante dalla solennità della cerimonia del tè giapponese, e piuttosto una parentesi per ritrovarsi in famiglia o con gli amici, proprio come da secoli avviene nel regno di Sua Maestà, dove il momento del tè ha assunto una valenza sociale che aveva finito con l'affievolirsi nel tempo ma oggi sta tornando in auge con forza, proprio a partire dagli esclusivi alberghi della capitale inglese: "A Londra è tornata a impazzare la moda della sala da té, accessibile a patto di spendere cifre elevate. Parliamo anche di 70-80 sterline per consumare una merenda rinforzata a base di tè, sandwich e scones", conferma Chiara, che sottolinea però come i tempi siano profondamente cambiati.

La sala da tè della Capitale. Dalla Dolce Vita al turismo internazionale

In Inghilterra, come a Roma tra le mura di Babingtons, tra i frequentatori più assidui oggi troviamo le danarose comitive di donne arabe, che in sala da tè si ritrovano al riparo da occhi indiscreti per godersi un intrattenimento socialmente accettato dalla religione islamica. E proprio gli arabi, insieme a ricche famiglie di cinesi, turisti inglesi e russi, e romani che ancora abitano in centro città sono i clienti più assidui dell'insegna di piazza di Spagna, che vive di richieste internazionali tanto quanto della curiosità di chi tra i suoi divanetti in velluto ricerca il fascino della Dolce Vita, quando a bere un tè si ritrovavano Audrey Hepburn e tanti altri divi e personalità dell'epoca. Il segreto però sta anche nell'aver saputo preservare l'esclusività dell'insegna, in controtendenza rispetto a quanto suggerirebbe una moderna strategia di espansione imprenditoriale. Per dir la verità, negli anni Ottanta un tentativo di uscire oltreconfine aveva portato all'inaugurazione di una sala da tè in Giappone, a Ginza, ma presto l'esperimento è rientrato, e oggi per sperimentare la formula Babingtons è obbligatorio arrivare fin sotto la scalinata di Trinità dei Monti. In attesa che il futuro porti nuove sfide da abbracciare con convinzione, magari in Europa, "ma mai in franchising, vogliamo e dobbiamo mantenere il controllo diretto dell'attività". Di inglese, infatti, da Babington's si respira un rigoroso rispetto dell'etichetta, pure questo un piacevole anacronismo rispetto ai tempi che corrono, che all'esperienza in sala da tè garantisce ancora un'allure particolare: nessun vicino di tavolo esagera con il tono di voce, la musica di sottofondo (spesso anche dal vivo, grazie all'accompagnamento dell'arpa) è un piacevole sottofondo, la mise en pace una gioia per gli occhi, proprio come i piattini ricolmi di bontà che arrivano in tavola.

Il Tea Shop, le miscele, gli eventi

Ma il Babingtons dei tempi moderni sa far convivere il rispetto della tradizione con un'anima più commerciale: oggi chi varca la soglia di piazza di Spagna 23 è accolto dal negozio della maison, in un tripudio di miscele e monorigine – tra cui lo special blend creato nel 1950 per l'acqua di piazza di Spagna, il tè degli Amanti e l'Autumn simphony, il White passion e il più tradizionale Earl Grey Imperial, le miscele dedicate a Roma e una selezione di monorigine ricercate nel mondo, frutto di continue ricerche e degustazioni, tutte acquistabili online - biscotti e dolci a portar via, gadget e accessori per il tè. Dietro, si aprono le salette riservate a chi vuole concedersi qualche minuto in più, fino all'ultimo scrigno, una piccola stanzetta con camino che è il cuore della casa, e oggi rivive ogni lunedì alle 5 in punto con il rito del tè vittoriano. L'appuntamento - che è una delle tante iniziative in calendario tra corsi di degustazione, servizio del tè, letture a tema (e anche questo è segno della volontà di “svecchiare” il brand senza snaturarlo, catturando la curiosità e le tasche di un pubblico più eterogeneo) ricalca l'atmosfera dei Victorian Tea Parties, nell'Inghilterra di fine Ottocento, quando la Regina Vittoria non nascondeva la propria passione per la bevanda nazionale.

I Victorian Tea Parties e l'interpretazione romana

Del resto giù durante il XVIII secolo il rito del tè pomeridiano, per spezzare la fame tra il pranzo e la cena, divenne consuetudine che accomunava nobiltà e borghesi. Ma con l'avvento del cosiddetto High Tea (il nome potrebbe derivare dai tavolini alti intorno a cui ci si riuniva), durante la rivoluzione industriale, il momento del tè pomeridiano finì per costituire un pasto vero e proprio, sostituendosi alla cena. Di rigore quindi allineare in tavola un cospicuo numero di snack salati e dolci, che in piazza di Spagna assumono i contorni di corroborante banchetto invernale. A cominciare dai piccoli muffin con formaggio e prosciutto – più simili a focaccine fatte in casa – fino alla selezione di finger sandwich ripieni (dal classico all'uovo al più rinfrescante con cetriolo); per proseguire con le proposte dolci: scones e tea cakes serviti con burro, marmellata di fragole e panna montata, Brandy snaps (una golosa cialda di caramello all'arancia farcita con panna), una fetta di tea loaf con frutta secca e spezie e la barocca Victorian traditional cake, ancora una volta un trionfo di panna. Da bere quattro diverse miscele di tè, che si avvicendano durante il pasto. Costo 40 euro, per due ore a bordo della macchina del tempo. Con nota di colore a margine che non fa che confermare il vero segreto della casa, che la sua storia non ha bisogno di inventarla, perché carta canta: oggi, come un tempo, buona parte delle ricette sono ripresedal famoso libro di cucina di Mrs. Beeton, una vera e propria Bibbia dell’arte dei fornelli e della conduzione della casa. Pubblicato a puntate dal 1859 in poi su The Englishwoman’s Domestic magazine, uscì successivamente in volume nel 1861 con il titolo The Household Management. E una copia del celebre libro di economia domestica è principale fonte di ispirazione per le proposte che arrivano in tavola dalla colazione al pranzo, alla merenda (si chiude alle 21), tra Eggs Benedectine Royal e Roast Beef Club Sandwich, omelette e zuppa di zucca e zafferano. Non solo tè, per questa insolita isola made in England che si rinnova nel cuore di Roma.

 

Babingtons | Roma | piazza di Spagna, 23 | dalle 10 alle 21 | www.babingtons.com

 

a cura di Livia Montagnoli

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