Viaggio tra i vitigni autoctoni: l'erbaluce

6 Giu 2017, 14:40 | a cura di

Dalle bollicine ai vini passiti passando per i bianchi fermi: l'erbaluce riesce a dare vini sorprendenti e dimostra incredibile versatilità ed estrema piacevolezza in ogni sua espressione.

Storia e territorio

Nonostante il Piemonte sia una terra famosa per i grandi rossi, in particolare Barolo e Barbaresco, possiede anche un buon patrimonio ampelografico di vitigni autoctoni a bacca bianca. Uno tra i più interessanti è sicuramente l’erbaluce, un’uva originaria della zona prealpina piemontese, diffusa soprattutto nel Canavese e nell’area del lago di Viverone. Un territorio di morbide colline moreniche, che disegnano i rilievi di un anfiteatro naturale d’origine glaciale. I suoli sono prevalentemente costituiti da depositi dell’antico ghiacciaio alpino. Sono terreni molto drenanti, ricchi di ciottoli e minerali, particolarmente vocati per una viticoltura di qualità.

L’erbaluce è un vitigno estremamente duttile e versatile, adatto a produrre una gamma di vini molto diversi tra di loro. Dimostra, infatti, di spaziare con elegante disinvoltura dagli spumanti metodo classico ai passiti, passando per i vini fermi e le vendemmie tardive. Il suo nome pare derivi dall’espressione latina “Alba Lux” e sulle sue misteriose origini sono state create fantasiose leggende, che ancora fanno parte della cultura e della tradizione popolare di queste terre.

 

Caratteristiche

Secondo l’antica consuetudine del territorio, l’erbaluce è generalmente allevata con il sistema della pergola canavesana, ma non mancano impianti più recenti a guyot. È una varietà che produce grappoli di grandezza media con una forma leggermente allungata. Quando gli acini arrivano a piena maturazione, assumono un bellissimo colore giallo dorato con luminosi riflessi ambrati. Come accennavamo sopra, è uno dei pochi vitigni che riesce a coprire la produzione di tutte le tipologie di vino, sempre con risultati eccellenti. Dalla vendemmia anticipata per la creazione di basi spumante, all’appassimento in fruttaio per i vini da dessert, l’erbaluce regala vini sorprendenti e affascinanti. È una varietà che conserva un’acidità elevata anche al culmine della maturazione, con un corredo aromatico che esprime eleganti e freschi aromi floreali e fruttati. Tutte caratteristiche che permettono d’avere vini con un ottimo equilibrio tra zuccheri, frutto e acidità.

Gli spumanti Metodo Classico sono freschi e raffinati, perfetti con gli antipasti o con piatti di pesce delicati. I bianchi fermi si distinguono per finezza, eleganza e sorprendente longevità. A tavola si abbinano con preparazioni a base di verdure o con menu di pesce. Le vendemmie tardive e i passiti, spiccano per la piacevole freschezza, che va a controbilanciare il residuo zuccherino, donando una straordinaria bevibilità. Sono compagni ideali di un tagliere di formaggi stagionati ed erborinati o di pasticceria secca.

Produttori

Vista la poliedricità del vitigno, sono molte le etichette degne di nota. Molto buoni gli spumanti Metodo Classico: l’Erbaluce di Caluso Brut San Giorgio di Cieck, l’Erbaluce Metodo Classico Rigore di Santa Clelia, l’Erbaluce Metodo Classico Brut Cella Grande, l’Erbaluce Masilé Brut Millesimato La Masera, l’Erbaluce Metodo Classico Incanto di Crosio e il Metodo Classico Erbaluce Orsolani. Tra le versioni ferme segnaliamo l’Erbaluce di Caluso 13 Mesi di Benito Favaro, l’Erbaluce di Caluso Misobolo di Cieck, l’Erbaluce di Caluso Anima La Masera, l’Erbaluce di Caluso Essenthia Santa Clelia, l’Erbaluce di Caluso San Michele Cella Grande, l’Erbaluce di Caluso Costaparadiso di Crosio. Infine, tra i passiti due vere eccellenze: l’Erbaluce di Caluso Passito di Ilaria Salvetti e l’Erbaluce di Caluso Passito Riserva Alladium di Cieck.

a cura di Alessio Turazza

foto di apertura Cantinea Crosio

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