L'enoturismo è legge. Ecco cosa cambia punto per punto

22 Dic 2017, 16:12 | a cura di

Per la prima volta il turismo del vino entra nel quadro legislativo italiano, attraverso la Legge di Bilancio, appena approvata. Facciamo chiarezza su soggetti interessati, adempimenti e soprattutto nuove possibilità per le cantine

L'enoturismo esce dall'ombra. L'inserimento dentro la Legge di Bilancio, appena approvata in Senato, dell'emendamento che regola le visite in cantina, ha dato un'accelerata a un iter che si era messo in moto già da tempo e che, in quest'ultimo anno, ha visto un'intesa collaborazione tra il senatore Dario Stefàno (capogruppo in Commissione Agricoltura di Palazzo Madama e primo firmatario dell'emendamento), il Movimento Turismo del Vino, l'Unione Italiana Vini e le Città del Vino. E adesso, cosa cambia per le cantine che da gennaio 2018 dovranno rapportarsi al nuovo – anzi all'unico - testo sull'enoturismo finito in sede legislativa?

 

Chi può fare enoturismo?

Per fare chiarezza partiamo dal termine stesso.“Con enoturismo” recita l'emendamento (art. 1, comma 292) “si intendono tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell'ambito delle cantine". Ma chi potrà fare enoturismo? Il testo fa riferimento alle aziende agricole e a quelle di imbottigliamento, solo se in zone di vini Docg, Doc e Igt. Via libera, dunque, anche ai grandi gruppi industriali, purché insistano su un territorio vocato alla viticoltura. Rimangono, invece, esclusi gli imbottigliatori fuori zona.

 

Visite e degustazioni. Le novità

Altra questione sul tavolo dei lavori: le degustazioni. La domanda qui sorge quasi spontanea: fino a questo momento le cantine non hanno, forse, proposto le suddette attività? Allora, perché adesso serve una legge per continuare a fare quello che si faceva già? “È vero che in termini generali tutte queste attività sono permesse dal Codice Civile art. 2135”ci spiegano gli esperti del Movimento Turismo del Vino“è però vero, allo stesso tempo, che l'articolo fa riferimento a una legge inesistente ("...attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge"). Tanto che per l'agriturismo si è dovuta fare una legge apposita, altrimenti esisterebbe ancora un vuoto normativo. La legge che permette le degustazioni in cantina, cioè la consumazione sul posto dei prodotti agricoli, sarebbe attualmente il Decreto del Fare (legge 98/2013), che ben chiarisce che: primo, devono essere rispettate le norme igienico-sanitarie; secondo, che non può essere effettuata attività di somministrazione. Come a dire: si può aprire la bottiglia, ma non versare il vino nei bicchieri”. Insomma, fino a ora – e senza la nuova legge - si può comprare la bottiglia, aprirsela da soli e bere ciò che si è comprato. Ma in questo caso non è corretto parlare di degustazione. Per tutto il resto e per essere al momento in regola, l'unica possibilità è avere una licenza, come quella dei winebar.

In pratica, fino a qui le degustazioni si son fatte non rispettando una legge ... che però non c'era. Diciamo, quindi, che la novità è la legge stessa. “L'approvazione di queste norme” chiarisce il presidente di Mtv, Carlo Pietrasanta“sia pur ancora da completare, non fa altro che chiarire e definire il quadro in cui muoversi. Nessun appesantimento burocratico: solo la definizione delle regole, la base minima per poter avviare qualsiasi tipo di discorso. Non possiamo pensare di fare turismo del vino con una mentalità ferma a 20 anni fa”.

 

Le altre attività oltre le degustazioni

Anche perché, nel frattempo, le attività e le proposte in cantina si sono moltiplicate. “Il concetto di enoturismo” continua il presidente Mtv “va e deve andare oltre la semplice degustazione in cantina. Oggi sonocontemplate tutta una serie di altre attività, quali visite aziendali estese a tutto il patrimonio aziendale (cantina di lavorazione, cantina di affinamento, vigneti), intrattenimento, creazione di pacchetti turistici da commercializzare in tutto il mondo attraversogli operatori del settore; partecipazione all'attività di turismo vendemmiale”. Tutte cose che solo con la nuova legge potranno essere fatte e fatturate regolarmente. Non solo. Se fino a ora non era possibile stipulare assicurazioni verso terzi – i visitatori presenti in cantina – adesso si potrà fare tutto a norma. “Attenzione, però” precisa Pietrasanta “tutte queste cose non sono obblighi, ma possibilità. Possibilità fino a ora negate. A oggi, dare le forbici a un visitatore e fargli provare l'esperienza della vendemmia sarebbe illegale e soggetto a multe salate, in quanto lavoro in nero. Il nuovo testo mette al riparo da tutti questi rischi”.

 

Regime fiscale

E passiamo, infine, agli aspetti fiscali. Cosa cambia da un punto di vista economico per le cantine che faranno enoturismo? Il comma 293 introdotto dalla legge di bilancio equipara la disciplina fiscale di queste attività a quella delle attività agrituristiche per gli imprenditori agricoli. L'imprenditore potrà scegliere se optare per le forme previste per l'agriturismo o per la contabilità aziendale ordinaria. Tenendo presente che le regole attualmente vigenti per l'attività agrituristica prevedono un reddito calcolato forfettariamente al 25% dei ricavi e Iva ridotta al 50%.Per intenderci: su un incasso di 100, scegliendo il regime degli agriturismi, le tasse si pagheranno su 25. A chi, invece, ha costi superiori conviene la contabilità ordinaria e, quindi, il calcolo tasse sulla differenza costi-ricavi. Cosa che resterà obbligatoria per i grandi gruppi industriali. Ricordiamo, infine, che l'Iva su degustazioni e pacchetti enoturistici è stabilita al 22%.

 

Gli adempimenti burocratici

Infine, il comma 295 stabilisce che queste attività devono essere svolte secondo i requisiti e gli standard fissati, previa presentazione della Scia (segnalazione certificata di inizio di un'attività) al Comune di appartenenza. E qui c'è chi potrebbe chiedersi se questo non sia un altro appesantimento burocratico o economico. “Si tratta di una pratica molto semplice” spiega il numero uno di Mtv“perché è praticamente un'autocertificazione che viene fatta al proprio Comune, in cui si dichiara di aprire un'attività enoturistica, senza alcun costo aggiuntivo. La domanda, quindi, non è neppure soggetta ad approvazione. Il resto del lavoro si dà per scontato che sia stato fatto già da tempo adeguandosi alla Legge del Fare. Mi riferisco a tutte le norme igienico-sanitarie e all'idoneità dei locali. E qui ribadisco: se fino a ora le cose sono state fatte in modo casereccio, adesso non possiamo più permettercelo. Dobbiamo voltare pagina e capire che l'enoturismo è un'altra cosa: il futuro passa anche da qui”.

 

Continua l'iter del Ddl Stefàno

Ma non è finita. Oltre all'emendamento della Legge di Bilancio, che dovrebbe essere approvata prima di Natale, c'è un altro testo (ddl 2616) che porta la firma del senatore Stefàno in discussione presso la Commissione Agricoltura al Senato. Disegno di legge che, anche dopo l'approvazione della Finanziaria, continuerà il suo corso in modo parallelo. Va da sé che i concetti chiave sono gli stessi che animano l'emendamento (compresa la definizione di “enoturismo”), ma ai temi sopra affrontati si aggiungono anche altri aspetti normativi che le associazioni coinvolte hanno ritenuto fondamentali per completare il quadro. In particolare:

- condizioni alle quali possono svolgere attività enoturistiche le aziende di imbottigliamento
- certificazione e formazione
- cartellonistica stradale che indicherà gli operatori enoturistici come destinazioni turistiche e non come attività commerciali
- creazione di un osservatorio sull'enoturismo
- piano strategico di promozione dell'enoturismo

 

Le altre misure agricole inserite nella Legge di Bilancio

Non solo enoturismo.Quest'anno l'agricoltura - e in particolare la semplificazione in materia - è entrata prepotentemente nella Legge di Bilancio. Nel testo, infatti, sono state inserite anche la modifica sulla certificazione antimafia, l’Iva agevolata e le misure sul lavoro agricolo.

Nello specifico, è stata accettata la modifica, richiesta a gran voce dalle associazioni, relativa all'obbligo di presentare la documentazione antimafia. Grazie all'emendamento inserito in Bilancio, l'obbligo riguarderà solo i titolari di terreni agricoli che accedono a fondi europei superiori a 25 mila euro. In questo modo, si è evitato che la burocrazia penalizzasse le piccole aziende.

Per quanto riguarda l'Iva, è stata introdotta la possibilità di detrarre l’imposta nel caso di applicazione della stessa in misura superiore a quella effettiva.

Infine, è stato prorogato al primo gennaio 2019 la presentazione dell’Uniemens agricolo, relativo alle denunce all'Inps per la manodopera impiegata.

 

a cura di Loredana Sottile

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