La pregiata eccellenza del riso di Grumolo delle Abbadesse

11 Giu 2013, 22:00 | a cura di

A Grumolo delle Abbadesse, località del sud-ovest vicentino, si coltiva riso fin dall’inizio del Cinquecento. Il suo nome ricorda quelle monache dell’abbazia benedettina di San Pietro di Vicenza che ebbero il territorio in feudo appena dopo il Mille e che, con acuta lungimiranza, diedero inizio alla bonifica dei terreni e fecero costruire quei canali ancora oggi utilizzati "per condur a Grumolo acque per risara", come recita un documento d’archivio.

Attualmente due sono le varietà di riso che caratterizzano il territorio di Grumolo delle Abbadesse: il Vialone Nano ed il Carnaroli. Per le sue caratteristiche di riso Vialone Nano autoctono, diverso da quello mantovano e del Polesine, il riso di Grumolo delle Abbadesse è diventato uno dei Presidi italiani protetti da Slow Food. Il Vialone Nano può essere considerato il riso vicentino per eccellenza, proprio per la sua versatilità culinaria; viene infatti utilizzato in antipasti, minestre, risotti all’onda, mantecati o sgranati. E’ una varietà abbastanza precoce, con una buona resistenza alle malattie e alle avversità. È un riso a grana media "semifino", ricco di amilosio; presenta chicchi ovali, compatti e consistenti, un po’ scuri e opachi nel caso di una lavorazione non troppo invasiva. Alla cottura si apprezzano delicati sentori di fieno e piacevoli sensazioni erbacee.

Ha una straordinaria capacità di assorbire i condimenti liquidi, tanto che assorbe approssimativamente due volte il suo peso grazie all’equilibrato rilascio di amilosio che favorisce la cremosità ideale per la mantecatura e la sua declinazione più pregevole: la cottura all'onda tipica di Venezia.

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