Disturbi alimentari: tipologie, sintomi e cause psicologiche

28 Gen 2021, 18:04 | a cura di

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Mangiare non è semplicemente nutrirsi. Che si tratti di una pizza o di piatti stellati è un viaggio meraviglioso. Un’esperienza che coinvolge tutti e 5 i sensi. Per alcuni è delizia, per altri croce.

Il cibo può essere infatti anche motivo di ansia, paura e sofferenza. Può capirlo bene chi soffre di disturbi alimentari. Digiuni prolungati, “abbuffate” incontrollate o l’alternanza di questi due fenomeni, non influenzano soltanto il rapporto con il cibo ed il proprio corpo. Cambiano completamente la vita. Il numero di pazienti affetti da DCA è purtroppo in crescita. A dispetto di quanto accadeva diversi anni fa però non sono più considerati argomenti tabù. Sensibilizzazione, prevenzione e trattamenti efficaci sono gli ingredienti vincenti per combattere questi disturbi. Se è vero che sono patologie alienanti è anche vero che dalle stesse si può guarire. Che differenza c’è tra anoressia e bulimia? Cos’è il BED? In questo articolo affrontiamo le diverse tipologie di disturbi alimentari.

 Cosa sono i disturbi alimentari o disordine alimentare

La linea di confine tra disturbi del comportamento alimentare e disordini alimentare è labile. Con il termine DCA si fa riferimento a patologie caratterizzate da disfunzioni del comportamento alimentare e/o comportamenti che mirano a controllare il peso corporeo che compromettono significativamente la salute fisica e/o mentale. Per diagnosticare tali disturbi si fa riferimento ai criteri stabiliti dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V). Quando non sono presenti tutti i sintomi ed i criteri necessari per formulare con certezza una diagnosi di DCA si parla invece di disturbi alimentari sotto soglia o disordini alimentari.

Una condizione piuttosto diffusa che colpisce circa il 50% della popolazione. Mangiare in modo disordinato o avere un rapporto non sano con il cibo ed il proprio corpo mette comunque a rischio sia la salute fisica che psicologica.

Quali sono i disturbi alimentari

I principali disturbi alimentari sono: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa ed il disturbo da alimentazione incontrollata o BED (binge eating disorder). Stando agli ultimi dati i disturbi alimentari colpiscono prevalentemente le donne ed insorgono solitamente nel periodo dell’adolescenza o nella prima età adulta.


Anoressia


L’anoressia nervosa è caratterizzata da un’eccessiva preoccupazione per il peso corporeo, dall’immagine distorta di sè e dalla drastica restrizione dell’assunzione di calorie (DMS-V). Solitamente si comincia con una “semplice” dieta che l’ossessione per il controllo del peso trasforma in digiuni spesso accompagnati dall’abuso di lassativi e diuretici. Il dramma è che una persona anoressica continuerà ad evitare il cibo anche quando sarà sottopeso. Si vedrà sempre grassa ed avrà il terrore che il suo peso corporeo possa aumentare anche solo sensibilmente. L’anoressia comporta ingenti danni all’organismo come: insufficienza renale, osteoporosi, alterazioni del sistema cardiovascolare e gastrointestinale, edentulia (perdita dei denti), disfunzioni ormonali (es. ipotiroidismo) e amenorrea (mancanza del ciclo mestruale). In mancanza di cure adeguate di anoressia si può morire. Le conseguenze psicologiche sono altrettanto preoccupanti: riduzione del livello di autostima, depressione, ansia, sbalzi d’umore, isolamento sociale.

Bulimia

La bulimia (fame da bue) è caratterizzata da un’assunzione di cibo esasperata che si concretizza nelle cosiddette abbuffate a cui seguono solitamente tentativi di liberarsi delle calorie ingerite mediante condotte di compenso. Come ad esempio il vomito autoindotto, l’assunzione smodata di lassativi e diuretici, il digiuno o l’attività fisica eccessiva. Perdita di controllo e sensi di colpa sono le sensazioni che pervadono i soggetti affetti, il cui livello di autostima è fortemente influenzato dalla forma e dal peso corporeo (DMS-V). Le conseguenze sulla salute fisica e mentale sono anche in questo caso devastanti. Le più frequenti sono:

  • squilibri elettrolitici che possono causare aritmie cardiache, arresto cardiaco e morte;
  • ferite e traumi nella cavità orale;
  • disidratazione;
  • infiammazione dell’esofago;
  • reflusso gastrico;
  • infertilità;
  • depressione;
  • sbalzi del tono dell’umore.

BED

Un soggetto è affetto da BED quando si verificano episodi ricorrenti di abbuffate a cui però non seguono condotte di compenso. Le conseguenze sono molto simili a quelle della bulimia con un’unica differenza: i soggetti non presentano un peso nella norma, come accade per i bulimici, ma tendono ad essere obesi.

Come si fa a capire se si hanno disturbi alimentari

Difficilmente chi soffre di disturbi alimentari chiede aiuto. Prima di contattare centri e medici specialistici, ci si rifugia online alla ricerca di informazioni e risposte. Forum e siti in cui è possibile leggere approfondimenti o chiedere pareri a psicoterapeuti, come il portale di psicologi Psicologi-italia o aidap.org il sito specializzato in disturbi alimentari, sono luoghi in cui può maturare la consapevolezza di aver bisogno d’aiuto. Quando ciò accade si compie il primo passo verso la guarigione.

Quali sono le cause?

Sono stati individuati tre fattori di rischio: predisponenti, precipitanti, di mantenimento. I fattori genetici, psicologici o ambientali rientrano nel primo gruppo. Sono fattori predisponenti ad esempio la presenza di un familiare con DCA, difficoltà interpersonali, il perfezionismo patologico e l’insoddisfazione cronica per il proprio corpo. I fattori precipitanti consistono in eventi o situazioni che danno origine al disturbo. Lutti o separazioni da persone care, aggressioni psicologiche o fisiche, l’accettazione dei cambiamenti morfologici nella fase della pubertà ma anche eventi meno traumatici come un fallimento in ambito scolastico o lavorativo. Per fattori di mantenimento si intendono tutti quei fattori (psicologici, ambientali, fisici) che impediscono il ritorno alla normalità ed innescano il circolo vizioso della malattia che può essere spezzato soltanto con terapie adeguate.

Trattamento dei disturbi alimentari

La cura dei DCA richiede un approccio multidisciplinare. Le figure mediche necessarie per elaborare un piano terapeutico efficace sono:

  • medico internista/endocrinologo che si occupa dei problemi metabolici, elettrolitici, ormonali e cardiaci causati all’organismo;
  • nutrizionista che fornisce indicazioni alimentari, lavora con i pazienti sul diario alimentare, monitora i progressi, individua le difficoltà e fornisce supporto;
  • psicoterapeuta e/o psichiatra: che elaborano il trattamento psicoterapeutico che può includere oltre alla psicoterapia anche la prescrizione di farmaci psicoattivi.

A seconda dell’intensità e della gravità del disturbo il trattamento può essere:

  • ambulatoriale: per disturbi lievi;
  • semiresidenziale: quando risulta inefficace il precedente ed il paziente è sufficientemente motivato. Gli accessi ed i controlli sono quotidiani.
  • residenziale: per disturbi gravi che mettono in pericolo la vita del paziente. Il percorso terapeutico avviene presso comunità di riabilitazione protette 24 ore al giorno.

Statistiche DA in Italia e In Europa

In Italia i disturbi alimentari colpiscono ogni anno 8500 persone. Su un campione di 100.000 persone 8/9 donne si ammalano di anoressia e 12 di bulimia. Per gli uomini il rapporto è 0,02-1,4 e 0,8. La fascia di età più a rischio (15-19 anni) è rappresentata dagli adolescenti (10/100). In aumento anche i casi di bambini (8-9 anni) ed adulti over 40 che soffrono di anoressia e bulimia. La stima complessiva dei casi in Europa è allarmante: 20 milioni di pazienti, di cui 3 milioni soltanto in Italia. Diffusione e crescita esponenziale confermano che i DCA costituiscono un’emergenza sanitaria che può essere arginata soltanto con campagne di sensibilizzazione e prevenzione.

Ruolo della psicologia nel trattamento dei DA

Diversi studi dimostrano l’importanza del ruolo della psicologia per il trattamento dei DA. In particolare della terapia cognitivo comportamentale. Tale modello mira ad individuare le cognizioni errate o distorte sul cibo e sul proprio corpo che originano atteggiamenti e comportamenti alimentari patologici. Fornisce gli strumenti idonei per modificare le abitudini scorrette e aiuta i pazienti a ristabilire schemi di assunzione del cibo regolari e salutari.

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