Afragola: un parco alimentare intorno alla stazione? L'idea del sindaco Tuccillo

16 Giu 2017, 08:00 | a cura di

Dopo anni di gestazione, l'avanguardistica stazione AV di Afragola ha inaugurato appena qualche giorno fa, con la firma di Zaha Hadid. E tra le polemiche per ritardi e rischio speculazioni, ecco l'idea del sindaco di Afragola: un parco del cibo e dell'alimentazione, su 300 ettari, dalla produzione alla ristorazione. 


La stazione di Zaha Hadid

Inaugurata alla presenza delle istituzioni il 6 giugno scorso, domenica 11 la nuova, chiacchieratissima, stazione dell'Alta Velocità di Afragola è entrata in funzione. A mezzo servizio, almeno per ora, che sulle banchine della Porta del Sud – progetto faraonico che ha richiesto quasi 15 anni prima di aprire al pubblico – transita un numero ridotto di vetture: 36 i primi treni segnalati sul tabellone di arrivi e partenze ogni giorno. Vista dall'alto, il colpo d'occhio è notevole: all'inizio degli anni Duemila il gruppo delle Ferrovie dello Stato inaugurava una stagione di grande architettura ferroviaria, promuovendo concorsi internazionali di progettazione che sul disegno della stazione dell'hinterland napoletano ha visto all'opera l'anglo-irachena Zaha Hadid, recentemente scomparsa. L'opera, costata per ora oltre 60 milioni di euro, è stata pensata come un ponte sinuoso che attraversa i binari (nella parte sopraelevata troverà posto la galleria commerciale, ancora lungi dal popolarsi: è stata avviata una manifestazione di interesse, ora si aspetta l'aggiudicazione degli spazi, tra cui un'area di ristorazione di 260 metri quadri), ed è sicuramente il dinamismo di spazi e superfici a imprimere la firma dell'archistar, che per descriverla faceva ricorso all'immagine di “un fiume che ha scavato il suo letto attraverso la roccia”.

 

Un traino per il territorio?

Nonostante le critiche piovute sul progetto, e sui tempi di realizzazione che solo nell'ultimo anno hanno ricevuto una decisiva impennata, gli obiettivi si confermano ambiziosi: all'obiezione di aver realizzato una cattedrale nel deserto, l'ad di FS Renato Mazzoncini ha replicato ribadendo l'importanza che lo snodo rivestirà in futuro (entro il 2022), quando l'infrastruttura – e quelle ad essa correlate, a cominciare dai collegamenti su gomma e ferro (passante Afragola-Acerra e collegamento con la Circumvesuviana) – raggiungerà la piena operatività, diventando punto di riferimento per l'hinterland di Napoli e Caserta, e pure porta di collegamento tra il Sud e il resto d'Italia. Da qui l'appellativo di Porta del Sud. L'altra preoccupazione, che tutti vorrebbero scongiurare, si lega a una piaga ben nota a queste latitudini, a un tiro di schioppo dalla tristemente nota Terra dei Fuochi. Il rischio concreto, ora che si tratterà di popolare e caratterizzare l'estesa area che circonda la stazione – ben 300 ettari di territorio, prevalentemente agricolo – è quello di incappare in infiltrazioni e speculazioni mafiose, se la macchina dell'amministrazione pubblica e degli enti locali non si muoverà con tempestività. È qui che interviene un'idea maturata in tempi non sospetti, di cui ora il sindaco di Afragola Domenico Tuccillo si fa convinto ambasciatore: riqualificare quella che un tempo era una vasta porzione di Ager Campanus (mai sentito parlare di Campania Felix?) con la realizzazione di un ambizioso parco della cultura alimentare. Sul modello Fico che sta nascendo alle porte di Bologna, per intenderci, ma con peculiarità proprie della tradizione locale, che sfrutterebbero specificità e produzioni del territorio.

 

Il parco alimentare. La genesi

La storia delle puntate precedenti l'ha ricostruita Bruno Discepolo sul Mattino. Riassumendo, quando nel 2003 si decise dove realizzare la stazione, Regione e Ministero dell'Ambiente promossero uno studio urbanistico che interessava 5 Comuni - Afragola, Acerra, Casoria, Casalnuovo e Caivano – con l'idea di pianificare i successivi progetti di riqualificazione dell'area, considerato l'impatto sociale, economico e paesaggistico dell'infrastruttura in divenire. Nel 2010 il piano diventa Variante Urbanistica, caratterizzando l'area di 3 milioni di metri quadrati come “parco naturalistico, tecnologico e dei servizi”, e definendo anche quanta della superficie a disposizione sia da ritenersi edificabile. Segue un protocollo di intesa tra il Comune di Afragola e l'Associazione dei Costruttori di Napoli, per sviluppare l'idea. Il parco tematico dell'alimentazione e del cibo di cui sopra, che coniughi tutela del territorio, sostegno delle produzioni agricole tipiche, ricerca scientifica, ristorazione, intrattenimento e finalità educative. Tanta carne al fuoco, dunque, che trova sistemazione per la prima volta in un report redatto nel 2015, e sottoposto alla Regione dal sindaco Tuccillo a dicembre 2016: “Siamo in attesa di una risposta, il primo passo, ora, è cominciare a crederci” ci spiega il primo cittadino di Afragola “Psicologicamente ha agito il fatto che molti non credevano saremmo riusciti a completare la stazione, ma l'ultimo anno è stato fondamentale”.

 

Il progetto. Utopia o realtà?

Quindi, adesso, qual è l'idea? “Il nostro territorio ha una tradizione agricola consolidata. Negli anni Settanta una forte urbanizzazione ha modificato la sua fisionomia, ma il commercio agricolo è ancora molto significativo, anche sul fronte delle esportazioni, soprattutto per certe colture come aglio, cipolla, barbabietola. E noi proprio su specificità e qualità vorremmo scommettere, con un approccio moderno”. Tradotto in concreto, “un parco che contempli il momento della produzione agricola, la formazione, una zona di commercializzazione e la ristorazione, ancor più significativo perché calato nel contesto della Terra dei Fuochi”. Per ora più che altro un desiderio (realizzabile?), che per prendere forma avrebbe bisogno dapprima di finanziamenti pubblici, per poi intercettare l'interesse di privati del settore, “che portino il know how e sposino gli interessi delle realtà locali, produttori e proprietari dei terreni interessati, al momento molto parcellizzati”. Perché Tuccillo ha scelto di farsene promotore? In primis per arginare gli intenti speculativi che insistono sull'area, “ma anche perché nel Sud l'agroalimentare ha ripreso a tirare: gli ultimi studi del Centro di Ricerca per il Mezzogiorno segnalano come il settore agricolo sia in crescita per investimenti e reddito generato. È un fattore di opportunità lavorativa, riqualificazione e tutela su cui dobbiamo puntare”. Il tempo – anche se ce ne vorrà molto – dirà se il grande parco alimentare della Campania Felix è un'utopia o un progetto su cui investire.  

 

a cura di Livia Montagnoli

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram