Apre Le Cattive di Tasca d’Almerita a Palermo. Vino, caffè e cucina per la rinascita di Palazzo Butera

18 Giu 2018, 08:15 | a cura di

All’origine c’è il monumentale progetto di restauro avviato da Francesca e Massimo Valsecchi per ripristinare il fascino della residenza dei Principi di Butera, che presto diventerà spazio museale aperto al pubblico. E il sodalizio con Tasca d’Almerita garantirà ai visitatori di godere di una proposta enogastronomica di qualità all’interno del nuovo prestigioso polo culturale di Palermo.

 

La sinergia tra illuminati investimenti culturali e progetti gastronomici di ampio respiro sembra essere una chiave di lettura che finalmente, a rilento, comincia a farsi strada anche in Italia, dove in effetti, visto la specificità del nostro Paese, questo sodalizio dovrebbe essere pane quotidiano (ultimo, in ordine di tempo, il progetto della famiglia Cerasia Palazzo Merulana, Roma, ma il vero coup de theatre del 2018 ci porta a Firenze, in casa Gucci, con l’Osteria firmata Massimo Bottura). Specie quando si tratta di restituire alle città spazi altrimenti chiusi e destinati a essere dimenticati, e invece necessari per ritrovare quel gusto per la meraviglia che oggi rischiamo di smarrire. Palazzo Butera, a Palermo, è uno di questi luoghi straordinari, in una città che quest’anno detiene il ruolo di Capitale italiana della cultura come meglio sarebbe difficile immaginare. Città in fermento che riscopre il suo incredibile patrimonio, e vuole condividerlo con gli altri. La biennale itinerante di arte contemporanea Manifesta, che fino a novembre prossimo animerà 30 punti nevralgici di Palermo, è una buona occasione per scoprirlo con i propri occhi. E un’opportunità per curiosare tra spazi storici che hanno ancora molto da dire.

La rinascita di Palazzo Butera

All’ingresso del quartiere della Kalsa, affacciata sul mare con la terrazza che guarda sul porto e sulla Passeggiata delle Cattive, la residenza settecentesca della famiglia Branciforte (i Principi di Butera) prosperò nel corso del XVIII secolo fino ad assumere dimensioni monumentali, seconda per grandezza in città solo a palazzo Reale. Fu allora che una squadra di pittori e artisti di fama fu incaricata di decorare volte e pareti con scene figurative, quadrature architettoniche e trompe l’oeil. E di fatto il palazzo, rimasto tra le proprietà della famiglia Branciforte fino al 2015, ha finito per rappresentare, insieme all’adiacente Porta Felice, una quinta scenografica inconfondibile per chi entra in città lasciandosi il mare alle spalle. Fino a pochi giorni fa, però, l’edificio è rimasto chiuso al pubblico, e ora rivive grazie all’intervento dell’imprenditore e collezionista lombardo Massimo Valsecchi, che nel 2016 lo acquistava per sottoporlo a una ambiziosa operazione di restauro. L’obiettivo? Fare della residenza storica una galleria d’arte aperta al pubblico: uno spazio museale unico non solo per la bellezza del contenitore, ma pure per il pregio della collezione di Valsecchi e sua moglie Francesca, che riunisce opere di arte antica e contemporanea, allineando artisti da Annibale Carracci a Andy Warhol, reperti archeologici ed oggetti di design pop (e nonostante questo ha vagato a lungo prima di trovare una destinazione definitiva: è storia nota l’intenzione di donare la collezione al Mudec, mai andata in porto).

Le Cattive. Vino, caffè e cucina al museo

Ancora in corso, il restauro sarà completato solo il prossimo anno, ma in occasione di Manifesta il “cantiere” si svela per la prima volta, aderendo al circuito di allestimenti site specific della biennale. E quando il progetto affidato alla direzione dell’ingegnere Marco Giammona sarà terminato, lo spazio dispiegherà integralmente le sue immense potenzialità: 7mila metri quadri affacciati sul Foro Italico, un piano dedicato alle mostre, uno alla collezione permanente, un altro ancora alle residenze artistiche.

E pure un progetto di ristorazione museale che porta la firma di Tasca d’Almerita, promettendo grandi cose, e già alla fine di giugno entrerà in attività. Caffè, vino e cucina, con il profilo di uno spazio polifunzionale, Le Cattive (dal nome della Passeggiata che porta memoria del dolore delle vedove, le captivae, in cerca di discrezione) accompagnerà il risveglio di questo spazio dormiente destinato a diventare polo culturale simbolo per il rinascimento della città. E quindi il locale della famiglia siciliana del vino (oggi sono cinque le Tenute del gruppo, da Salina all’Etna, passando per l’isola di Mozia e la provincia palermitana, con Camporeale e il quartier generale di Regaleali) vivrà da mattina a sera, per la colazione, un pranzo veloce, un cocktail o un bicchiere di vino che racconti la Sicilia attraverso i suoi vitigni autoctoni. Del resto l’intera proposta gastronomica, affidata al giovane Daniele Olivastro (30 anni, palermitano, diplomato all'Alma e con trascorsi anche a Londra presso Heston Blumenthal, prima di tornare a Palermo per lavorare in noti ristoranti della città) si concentrerà sulla valorizzazione di un territorio e di una lunga tradizione locale che diventano fonte di ispirazione creativa, assecondando anche a tavola le velleità di uno spazio che vuole essere fucina di idee e luogo aperto al confronto. E allora l’artigianalità giocherà un ruolo fondamentale, con la selezione accurata di materie prime dell’isola e la ricerca storica sulle ricette del passato, dalla cucina di casa dei Monsù alle pietanze contadine dell’entroterra, all’ispirazione in arrivo dal mare.

All'ingresso il bancone del bar, a destra la sala del ristorante, a sinistra i tavolini per il caffè, in fondo la cantina. Il pezzo forte sarà però il dehors lungo la Passeggiata delle Cattive, dove già sta prendendo forma un orto di erbe aromatiche. Così, questo palazzo, nato concettualmente per chiudere la vista del mare alla città di Palermo, ruota in qualche misura su se stesso e torna a guardare al mar Tirreno, non più a voltargli le spalle. Non a caso l'ingresso principale del ristorante è sulla passeggiata, di nuovo restituita al pubblico, e non dal cortile del palazzo.

Di grandi dimensioni le cucine, già pensate non solo per soddisfare le necessità del ristorante, ma anche per rispondere alle esigenze di eventi e banchetti del museo. Quotidianamente, invece, il locale - soto la direzione di Luigi Pavesi, in arrivo dal Capofaro Malvasia&Resort di Tasca d'Almerita - seguirà gli orari di apertura del museo, a partire dalle 10, con la possibilità di ospitare in futuro anche degustazioni e lezioni di cucina.

Intanto, per tutta l’estate e fino alla chiusura di Manifesta, Tasca d’Almerita sarà partner della manifestazione con i suoi aperitivi per la mente: Cogito è il nome del ciclo itinerante di incontri all’ora dell’aperitivo nato da un’idea di Francesca e Alberto Tasca d’Almerita. E il prossimo 22 giugno avrà luogo proprio a Palazzo Butera, in compagnia di Massimo Valsecchi. In attesa di poter finalmente godere a pieno dello spazio quando i lavori saranno conclusi.

 

a cura di Livia Montagnoli

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram