Occupazione Suolo Pubblico a Roma. Intervista a Fabio Spada

24 Gen 2014, 16:41 | a cura di
Una volta era tavolino selvaggio. Oggi a essere selvaggio sembrerebbe il nuovo piano per l'Occupazione del Suolo Pubblico del Primo Municipio di Roma. Che cambia con una stretta nei confronti dei ristoratori che sembra non vedere, o non voler vedere, abusivi, furbi, diseguaglianze nei tempi di notifica o nelle zone interessate. Ecco il parere di chi è coinvolto in prima persona dalle nuove norme. Intervista con Fabio Spada, ristoratore capitolino e presidente della FIPE nella capitale.

Occupazioni di suolo pubblico, tavoli, ombrelloni gazebo e via discorrendo. È una delle questioni calde che di anno in anno apre discussioni, polemiche, multe, sequestri e irregolarità perpetrate anche nelle maglie di una norma non sempre chiara. Pare che dopo alcuni anni di iter, il Primo Municipio, ovvero quello dove si trovano la maggior parte degli esercizi di ristorazione, stia approvando dei piani che riducono di molto lo spazio per i tavolini.
Ne parliamo con Fabio Spada, ristoratore insieme a Cristina Bowerman, loro Glass Hosteria a Trastevere, e insieme con i fratelli Roscioli, Romeo nel Rione Prati, e da qualche settimana anche presidente della Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercenti a Roma.

Per quale motivo il Comune di Roma punta a tagliare lo spazio per i tavolini? I ristoratori hanno troppo spazio a disposizione oppure c’è qualche altro motivo, magari ideologico?
I piani sono stati approvati in più fasi nell'arco degli anni. Sono formalmente attuati dal 1 gennaio fatta salva una proroga di verifica tecnica di 60 giorni. Fatta questa premessa io credo che non sia vero che lo spazio a disposizione degli esercenti sia troppo. In alcuni casi si sarebbe potuto studiare, al contrario, quali aree ulteriormente assegnare senza creare fastidi alla cittadinanza. Uno studio serio del territorio, come quello che gli uffici della Città Storica hanno portato avanti fino a qualche anno fa, avrebbe dovuto indicare quante e quali aree di Roma poter mettere a reddito consentendone l'utilizzo ai privati, sia analizzando la situazione tout court, sia - in altri casi - predisponendo dei minimi interventi di modifica dei luoghi, anche a spese dell'esercente, che li rendesse compatibili le norme del codice della strada con le esigente degli esercenti.

In che modo?
Non c'è nulla di particolare o di strano, è lo stesso che avviene riguardo alla sosta. Il Codice della Strada dice che nessun veicolo può essere parcheggiato a meno di 5 mt dall'incrocio, norma che per estensione viene applicata anche ai tavoli. Nella realtà in quante strade le strisce blu iniziano a molto meno di 5 mt.? In Prati addirittura le nuove strisce predisposte dopo il cambio di direzione di alcune vie, iniziano a un metro dall'incrocio. Qualcuno grida allo scandalo? Sono state forse previste delle deroghe specifiche, mentre in altri casi si è provveduto a modificare gli incroci, ad esempio costruendo quelle che vengono denominate 'orecchie'. Se fatte bene (poche volte purtroppo) hanno il vantaggio di impedire il parcheggio in curva ma anche di proteggere il primo spazio di sosta autorizzato che così può anche essere in prossimità dell'incrocio. Perché le stesse accortezze e le stesse deroghe non sono state previste per i tavolini? Quante delle Osp (Occupazioni Suolo Pubblico) attualmente rimosse contrastano con un Codice della Strada obsoleto e improponibile nel momento in cui si vuol applicare pedissequamente la stessa norma su Via Cristoforo Colombo come nei vicoli del Centro?

Tra l'altro c'è da capire come si vuole movere la città: più spazio ai tavolini o più spazio ai parcheggi? Meglio una persona che mangia o beve un bicchiere di vino o un'auto in sosta?
Io personalmente ritengo spazio sottratto alla disponibilità comune quello riservato ai parcheggi più di quello riservato ai tavoli. Riguardo l'atteggiamento dell'Amministrazione, è evidente che sentire e leggere pubblicamente esponenti dell'attuale maggioranza che, demagogicamente, continuano a definire abusivi i gli esercenti seppur in possesso di autorizzazione, lascia qualche dubbio sulla vicenda...

Un tasto delicato quello degli abusivi...
Vorrei ricordare che non è stata messa in atto una campagna seria e costante contro gli abusivi totali o anche solo parziali (per esempio chi con autorizzazioni di 10 mt ne occupa ad esempio 20) ma sono state cambiate e modificate delle norme che hanno portato alla cancellazione o al ridimensionamento di autorizzazioni regolarmente emesse dai Municipi, a volte ad attività spesso pluridecennali. Ecco, quegli esercenti, i regolari, dopo aver subìto anni di concorrenza sleale da parte di chi ha abusato dell'assenza di controlli ora si ritrova anche ad essere definito abusivo.

Nelle aree dove viene revocata la possibilità di mettere tavolini, il Comune procede con delle riqualificazioni urbane? Oppure il “suolo pubblico” liberato viene lasciato in abbandono e alla mercé di altre occupazioni, magari abusive?
Nessuna riqualificazione. Come dicevo la riqualificazione doveva precedere le revoche per rendere le Osp compatibili. Non è stato fatto prima, figurati ora. Troveremo macchine, motorini e abusivismo dovunque laddove prima c'erano i tavolini. Penso che qualche caso già in avanzato stato di degrado lo possiate anche documentare fotograficamente...

I ristoratori che hanno tavolini all’aperto contribuiscono notevolmente al bilancio dell’amministrazione pagando la tassa di occupazione di suolo pubblico. Come può un Comune quasi al fallimento come il Comune di Roma rinunciare a questi cespiti?
Non so risponderti. E ti aggiungo che oltre alla tassa in sé, sui metri quadri delle Osp si paga anche la Nettezza Urbana. E vogliamo parlare dell'ovvio ridimensionamento nel numero dei dipendenti che ne conseguirà e che comporterà un ulteriore calo delle entrate per tutti?

Come mai i ristoratori non sono riusciti a mantenere un livello di decoro accettabile delle strade e delle piazze finendo per offrire il fianco a chi criticava i dehors? Si sono un po’ dati la zappa sui piedi da soli, magari gli stessi che oggi si lamentano. O no?
Figurati come posso vedere chi in questi anni ha fatto come ha voluto. Ma non possiamo colpire anche gli onesti per l'incapacità dell'amministrazione di perseguire i disonesti. Gli abusivi sono un danno per gli esercenti corretti, aumentano il degrado e fanno concorrenza sleale. Ma se chi è chiamato a far rispettare le leggi alza le mani e preferisce cambiare le regole mettendo tutti fuori legge, piuttosto che applicare le norme che già esistono, allora c'é poco da fare.

A Roma molte delle occupazioni di suolo pubblico che si vedono sono abusive. Sia totalmente abusive (pago zero e metto giù tavolini), sia parzialmente abusive (pago per 15mq, ma ne metto giù 50 di tavolini). Tutti questi signori sono spaventati dall’azione del Municipio e del Comune o continueranno tranquillamente a operare nell’illegalità?
Ma figurati. A me uno di questi personaggi a cui chiedevo se era in qualche modo preoccupato perché gli avevano ridotto lo spazio da 6 a 4 metri quadri ha risposto: "Meglio, risparmio qualche centinaio di euro l'anno, tanto sempre 20 metri di dehors metterò come ho fatto da vent'anni”.

I nuovi piani interessano alcune piazze si e alcune no, alcune vie si e alcune no. Ma così non c’è rischio di una concorrenza sleale? Se io ristoratore A ricado per pura combinazione in uno dei piani approvati vengono decurtato dei miei spazi mentre il ristoratore B, che magari sta lì dietro l’angolo, mantiene tutti i suoi tavolini finché non viene approvato (magari mai) il piano per la sua via. Come è possibile accettare questo?
È ovvio che tutto ciò è inaccettabile, ed è ovvio che cercheremo di opporci fino all'ultimo a questa iattura. Quella che dici tu è una delle tante cose assurde di questa norma: non è stata applicata a tutta Roma ma solo ad alcune vie, come se il codice della strada, dei quali si sono fatti strenui difensori, si potesse applicare a singhiozzo. E vogliamo parlare dei diversi tempi di notifica? Ci sono attività che hanno già fatto ricorso al Tar, altre al Consiglio di Stato, alcune revoche sono state notificate a novembre per cui gli esercenti ancora non hanno effettuato il ricorso e altre ancora notificate a dicembre per cui scaduti i 30 giorni di preavviso necessari, non varranno per il 2014 ma solo per il 2015. Siamo in questa situazione, la sopravvivenza o meno di un'attività commerciale risiede anche nello stato di salute del postino chiamato alla notifica. Chi ha avuto il proprio a casa per un'influenza per quest'anno magari è salvo.

a cura di Massimiliano Tonelli

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