Acqua. Il più semplice degli alimenti, ma non il più sicuro

29 Gen 2013, 09:55 | a cura di

Bere un bicchiere d'acqua”, come dire “facile”... se l'acqua è potabile. Difficilissimo invece quando non lo è. Pericoloso addirittura nel caso dei 32 comuni del Lazio interessati dall'ordinanza che ne dichiara le acque non potabili, perché “avvelenate” da un livello

di arsenico ben al di sopra dei limiti imposti dalla legge europea. La vicenda inizia nel 2001, da quando, cioè, sono stati stabiliti i valori massimi di arsenico presente nell'acqua. Il limite stabilito è di 10 microgrammi per litro. Oltre questo tetto, le acque non sono più sicure e bisogna chiudere i rubinetti. Un ultimatum chiaro lanciato dall'UE all'Italia da parecchio tempo.

 

Se la legge esiste da più di 10  anni, dove nasce dunque l'emergenza? Da un iter legislativo punteggiato di deroghe, proroghe e da richieste di alzare la soglia massima di arsenico ammesso. Fino a due anni fa, quando l'Unione Europea non ha concesso altro tempo imponendo all'Italia di mettersi in regola. "Le deroghe, inizialmente previste solo come misura transitoria, sono diventate purtroppo un espediente per non fare i necessari interventi di potabilizzazione” afferma Giorgio Zampetti, responsabile scientifico Legambiente. La sospensione dell'acqua nei comuni laziali che non sono riusciti a rientrare sotto i valori ammessi, era stata già annunciata a luglio. Ancora oggi in alcuni comuni del Lazio si arriva circa al doppio.

 

A questo punto nel Lazio il problema arsenico è diventato un'emergenza, che unisce al danno del rischio per la salute vissuto negli anni passati, la beffa dei disagi di oggi. Insomma “dopo dieci anni dall'entrata in vigore della legge e a due dalla bocciatura dell'Unione Europea, in diverse regioni il problema è stato risolto, l'unica inadempiente è il Lazio” dice sempre Giorgio Zampetti. Ora che non c'è più tempo sono scattate le misure salva-salute in 32 comuni, di cui 25 nel Viterbese. Le limitazioni sono molto rigide: non solo il divieto di bere l'acqua, ma anche di utilizzarla per la cottura, la reidratazione e ricostituzione degli alimenti e per l'igiene personale laddove sussista il rischio di ingestione, per esempio per lavare i denti. Anche le imprese alimentari rientrano in questi divieti, naturalmente.

 

Ora gli enti gestori dovranno assicurare comunque l'acqua - sei litri a persona la quantità indicata dall'Istituto Superiore di Sanità - mentre sono già scattate le ordinanze di divieto. Proprio l'Istituto Superiore di Sanità denuncia che la popolazione nelle zone interessate ha accumulato nel proprio organismo alte concentrazioni di arsenico, circa tre volte i limiti. L'arsenico inorganico, lo ricordiamo, è tra le concause dei tumori. Lo studio è stato effettuato su un campione di 289 volontari. Ora, mentre si rimpallano botta e risposta tra il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, e il Presidente della Regione, Renata Polverini, tra richiami e solleciti dell'uno e repliche dell'altra, rimane l'urgenza di mettere fine a questa insostenibile situazione: l'Unione Europea ha posto il 28 febbraio come termine ultimo per presentare una relazione riguardo l'attuale situazione e un piano per la risoluzione del problema. In ballo anche una maxi sanzione amministrativa di 300.000 euro al giorno a partire dal primo gennaio alla conclusione dell'emergenza.

 

Nel frattempo il Codancos prospetta azioni a favore dei cittadini, a partire dalla richiesta di analisi periodiche gratuite. Nei comuni a rischio del viterbese, infatti, nel periodo 1990-2009 è stato registrato il 10% in più di mortalità legata a patologie tumorali, ischemiche e infarto. Già a metà 2012 i Ministeri dell'Ambiente e della Salute sono stati condannati dal Tar del Lazio a risarcire con 100 euro ciascuno circa 2.000 utenti. Nel frattempo sempre il Codacons si sta muovendo per richiedere il risarcimento di 1500 euro e la riduzione della tariffa dell'acqua, sia privati che esercenti con attività di somministrazione.

 

Una questione tutt'altro che risolta che pone enormi dubbi sullo stato di salute dei nostri acquedotti.

 

I Comuni interessati dall'ordinanza:

Anguillara Sabazia; Ardea; Canale Monterano; Civita Castellana; Bagnoregio; Blera; Bolsena; Canino; Capodimonte; Capranica; Caprarola; Carbognano; Civitavecchia Nord; Civitella D’Agliano; Fabrica di Roma; Grotte di Castro; Ischia di Castro; Lanuvio Lubriano; Marta; Mazzano Romano; Montalto di Castro; Monte Romano; Piansano; Ronciglione; Villa San Giovanni in Tuscia; Vetralla; Tuscania; Tessennano; Tarquinia; Velletri; Viterbo.

 

 

Antonella De Santis
29/01/2013

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