Addio voucher. Le reazioni delle associazioni di categoria

17 Mar 2017, 16:05 | a cura di Antonella De Santis

Il Consiglio dei Ministri ha abolito i vooucher. I cosiddetti buoni lavoro che regolamentavano i lavori occasionali. Cosa ne pensano le associazioni di categoria?

Chissà se quando, nel maggio scorso, Sergio Mattarella ammoniva sull'uso improprio dei voucher ne auspicava l'abolizione completa e non, invece, un maggior rispetto delle regole. Perché questo colpo di spugna sui buoni lavoro ricorda quando, dato un pallone e l'obbligo di giocare in giardino e non in casa, anziché far rispettare la semplice regola si decide di far sparire il pallone. E fine dei giochi. Lo dice a chiara voce Massimo Vivoli, Presidente di Confesercenti: Gli abusi vanno certamente identificati e contrastati, ma auspicavamo una riforma che tenesse conto dei reali bisogni delle imprese e dei lavoratori”. Oggi si compie un passo indietro, per il presidente di Confesercenti, che sottolinea comeeliminare i buoni lavoro significhi “disconoscere i passi che sono già stati compiuti per migliorare lo strumento dei buoni lavoro ed evitare irregolarità: penso ad esempio all’introduzione della tracciabilità, che ha fortemente circoscritto l’uso dei voucher, come certificano i dati della stessa Inps”.

 

L'abolizione

Certo è che abolirli, dove averne ampliato il raggio di applicazione sino al punto da confonderne i contorni (e aprire ad abusi e precarizzazione), è quanto meno schizoide. E racconta tanto di un'Italia che, piuttosto che far rispettare le regole e rispondere a delle esigenze reali di un mondo in movimento, cerca di strizzare l'occhio a questo o a quello tranne poi battere in ritirata di fronte al confronto reale. L'Italia di oggi (ma per alcuni settori, anche quella di ieri) è fatta anche di realtà lavorative temporanee, e alcuni settori subiscono andamenti più che stagionali, talvolta perfino quotidiani. Quelli per cui, storicamente, si davano i soldi in mano a fine giornata, senza se e senza ma. Collaboratori domestici, camerieri per cerimonie o giornate di particolare affluenza, lavori agricoli come vendemmie o raccolta di frutta. Che per qualche anno sono stati regolamentati dai voucher, i buoni lavoro per piccoli incarichi che, insieme al compenso, includevano anche assicurazione, imposte, contributi (2,5 euro sui 10 totali di ogni voucher). Che, è vero, sono stati impiegati anche fuori dai contorni previsti dalla legge, e secondo alcuni sono responsabili anche di una contrazione dei contratti fissi. Ipotesi a cui replicava pochi giorni fa Lino Enrico Stoppani (Fipe) Chi invoca l’eliminazione dei voucher considerandoli un sostituto dei contratti più stabili sostiene una tesi puramente ideologica che viene contraddetta dai fatti: il bilancio degli ultimi sette anni di crisi economica dimostra che le imprese del settore hanno non solo mantenuto l'occupazione, ma sono riuscite ad incrementarla utilizzando contratti considerati più stabili stando ai dati Inps".

Ora che il dado è tratto, e l'emendamento votato annulla i voucher, ci sarà un periodo di transizione fino alla fine del 2017 per permettere a chi li ha acquistati di usarli. E intanto si pensa al futuro, con l'ipotesi, neanche troppo remota, di trovare altri strumenti simili a quello cancellato di gran carriera data “la mancanza di strumenti alternativi” come sottolineato da Confcommercio che denuncia come tutto sia stato fatto “senza preoccuparsi del vuoto che si crea” perché con l’eliminazione di questo strumento non possono essere coperte quelle attività occasionali comunque presenti nelle imprese.

 

Chi usa i voucher

Secondo i dati dell'Inps l'uso dei voucher è cresciuto in modo costante negli anni di applicazione, arrivando a oltre 120 milioni di buoni (del valore di 10 euro) nei primi 10 mesi del 2016. Uno strumento di cui usufruiscono famiglie solo per il 3,3% del totale secondo l'Inps (motivo per cui l'ipotesi di ridurne l'uso al solo ambito familiare avrebbe avuto lo stesso significarlo che abolirli).

I settori in cui vengono più utilizzati sono turismo (14,9%), commercio (14%), servizi (11,4), giardinaggio e pulizia (42%) e, fanalino di coda, agricoltura (1,1%). Per Confindustria si parla dello 0.19% del totale delle ora lavorate con un tetto di reddito per ogni persona passato dai 5 la euro netti l'anno ai 7mila (dopo le modifiche introdotte dal governo Renzi) di cui meno di metà derivanti da un unico committente.

Ma dai dati dell'Inps si desume anche altro, come spiega Vivoli: Sono dati che dimostrano l’occasionalità dell’impiego dei buoni: in media, i lavoratori pagati con voucher hanno guadagnato 600 euro lordi all’anno a testa” Cifre che non costituiscono, evidentemente, un reddito equivalete a un lavoro continuativoche infatti sono state percepite per due terzi da persone con un’altra fonte di reddito, da lavoro autonomo, dipendente o anche da pensione, e in cerca di un’integrazione”. Favorendo l’ingresso nel mercato del lavoro “di soggetti a rischio di esclusione sociale, come studenti e pensionati” aggiunge Lino Enrico Stoppani di Fipe che aggiunge checirca l'1,1% sul valore complessivo della categoria è legato ai vocher. Una cifra bassanon mi pare una percentuale di abusodice Stoppani che sottolinea come sia necessario uno strumento semplice, che permetta di rispettare le regole anche nei casi di attività occasionali non programmabili e a breve durata. Elementi necessari anche per sostenere la ripresa.

 

L'agricoltura

I buoni lavoro sono stati introdotti inizialmente proprio in agricoltura per la vendemmia e da allora – segnala la Coldiretti-  hanno consentito nel tempo di coniugare gli interessi dell’impresa agricola per il basso livello di burocrazia con quelli di pensionati, studenti e disoccupati. Ma oggi la situazione è cambiata: appena l’1,09% del totale dei voucher viene impiegato in agricoltura dove, tra l'altro, sempre secondo la Coldiretti, non si sono verificati gli abusi registrati in altri settori “perché nelle campagne i beneficiari possono essere soltanto pensionati e giovani studenti, tra l'altro impiegati esclusivamente in attività stagionali” che sono caratteristiche del lavoro in campagna. Motivo per cui l'associazione chiedeva con fermezza che i voucher venissero mantenuti e semplificati (rispetto soprattutto alle recenti modifiche di ordine burocratico ed economico) .

“In quattro anni (dal 2011 al 2015), l’uso in agricoltura dei voucher" aggiunge Mario Guidi Presidente di Confagricoltura "è rimasto stabile, anzi in leggera diminuzione passando da quasi 2 milioni a meno di 1.900.000. Non riusciamo a comprendere perché si sia eliminato, anche per le aziende agricole, uno strumento nato per esse, che lo hanno sperimentato per primo e che non ne hanno abusato”.

 

Le reazioni delle associazioni di categoria

Mario Guidi di Confagricoltura sottolinea come, per scongiurare il referendum si rischia di vanificare uno strumento “che in agricoltura si è rivelato utile, sia per le aziende, sia per i lavoratori”. Per Guidi i buoni, in agricoltura, sono stati usati secondo le regole per le categorie e nei casi previsti (studenti, cassaintegrati, pensionati, disoccupati e per attività stagionali) e dunque non penalizzano lavoro agricolo subordinato ma costituiscono una piccola fonte di reddito per fasce precise di popolazione, soggetti deboli a rischio di esclusione sociale che vedevano, in queste impieghi occasionali, piccole integrazioni.

Per Confesercenti, l'abolizione non avrà che un effetto di facciata perché “i mini-jobs” continueranno ad esistere e dunque “servirà un altro strumento per regolamentare le prestazioni occasionali che non possono essere inquadrate in rapporti di lavoro tradizionale”. Senza contare, ed è ancora Confesercenti a mettere in luce questo aspetto, che a essere interessati sono soprattutto i settori che non hanno un andamento regolare nella mole di lavoro ma vivono di momentanei picchi di attività, per esempio turismo, il marketing, il commercio e l’organizzazione eventi. Settori che, in gran parte, sono stagionali e, oggi, si stanno preparando alla stagione estiva. E per i quali serve regolamentare il lavoro accessorio come la fase transitoria cui si va incontro con l'abolizione dei voucher. .

 

Le conseguenze

L'allarme lo lancia Coldiretti: “L’eliminazione dei voucher in agricoltura favorisce il sommerso”confortata anche da Lino Enrico Stoppani che sostiene come sia stata proprio l'introduzione dei buoni lavoro a far emergere il lavoro nero. “Il voucher era un investimento sulla legalità” dice ancora Stoppani, che rendeva conveniente, per le imprese, investire sulla legalitàanche in casi di lavori temporanei altrimenti pagati in nero. Di parere contrario Tito Boeri, presidente dell'Inps.

I voucher hanno poi contribuito, secondo la Coldiretti, ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne. Il tutto senza gli abusi che si sono verificati in altri settori. Oggi, di fatto, si perde questa opportunità di integrazione al reddito nel rispetto della legalità.

 

a cura di Antonella De Santis

 

 

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