Carta e cartone per il nuovo packaging sostenibile

6 Nov 2018, 16:30 | a cura di Loredana Sottile

Dall'imballaggio per il trasporto all'utilizzo del bag in box, il cartone si rivela uno dei materiali più utilizzati (e meno conosciuti) del mondo del vino. Ma anche quello più green. Da Comieco, le ultime novità per tutelare l'ambiente e comunicare meglio il territorio. A partire dalla scatola.

 

È il primo materiale con cui si viene a contatto, ma probabilmente l'ultimo che viene in mente quando si fa riferimento alle diverse componenti del mondo vitivinicolo. Una sorta di biglietto da visita dell'azienda con una tripla funzione: proteggere, trasportare e informare. Parliamo del cartone, il composto che finisce per ricoprire un ruolo di primo piano per ogni spostamento – vicino e lontano – che il vino si trova ad affrontare per arrivare dalla cantina al consumatore finale. Dietro c'è studio e progettazione. Davanti un futuro sempre più sostenibile. Anche perché carta e derivati sono tra i materiali che meglio si prestano ai principi di economia circolare.

Proprio di questi scenari futuri, abbiamo parlato con Comieco, il consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi cellulosici, che da 30 anni lavora nel settore e cheè alla costante ricerca delle soluzioni più green. Sette anni fa, al suo interno, è anche nato il Club Carta e Cartoni per interfacciarsi non solo con l'industria cartaria, ma anche con grandi e piccole aziende che di quegli imballi hanno bisogno per poter vendere il proprio prodotto. Con l'obiettivo, finale, di promuovere il buon packaging.

Gli imballaggi cellulosici immessi al consumo in Italia sono 4,7 tonnellate” spiega il presidente di Comieco Amelio Cecchini “di questi, l'88% viene recuperato e l'80% viene riciclato per tornare a nuova vita. Numeri importanti ma su cui si può e si deve continuare a lavorare, proprio 'rompendo le scatole' alle aziende che ogni giorno scelgono migliaia e migliaia di tonnellate di carta e cartone per confezionare e movimentare i loro prodotti”.

Il cartone e il neuromarketing. La ricerca

Dal lato consumatore, il packaging cellulosico è un vero "attrattore", capace di captare l'attenzione, colpire emotivamente e rispondere alle richieste razionali del consumatore, grazie all'associazione che si fa immediatamente tra cartone e approccio eco-friendly. Secondo una ricerca condotta dall'Università Iulm per il Club Carta e Cartoni di Comieco, i pack in carta o cartone ondulato vengono - a livello implicito - graditi decisamente di più rispetto ad altri materiali: il 65% delle preferenze confluisce infatti su questa tipologia di packaging. Solo il 35% del campione predilige pack in plastica o di altri materiali (come ad esempio il vetro).

Inoltre, i partecipanti alla ricerca hanno impiegato 0,9 secondi per associare il concetto di positivo ai pack in carta e cartone, e 1,1 secondi ai pack di altro materiale.

I trend in corso

E veniamo, adesso, a tutte le novità verso cui si muove il mondo del cartone legato al settore vitivinicolo e quali gli scenari che si prospettano. Ne abbiamo parlato con la responsabile Ricerca e Sviluppo di Comieco Eliana Farotto. Si pensi soltanto” ha spiegato“che in passatoil vino viaggiava sempre dentro casse di legno, con impatti altissimi sull'ambiente, ma anche sui trasporti. Nel tempo, le cose sono cambiate, ma al cartone erano – e in alcuni casi, sono - spesso associati polistirolo, plastica e quant'altro per evitare il danneggiamento delle bottiglie. La ricerca degli ultimi anni sta, invece, spingendo sempre più verso soluzioni completamente in cartone, quindi, completamente riciclabili, più leggere e più capienti. Che oltre a permettere il riutilizzo, hanno il pregio di ottimizzare la logistica. Sembrerà banale, ma scatole con strutture imponenti e con più spazi vuoti, costringono i mezzi di trasporto a viaggiare di più, con gli effetti sull'ambiente, che purtroppo conosciamo bene”.

Importantissima è, quindi, la progettazione che può ripensare all'imballo, ottimizzando la pallettizzazione, a partire dal modo in cui le bottiglie vengono disposte. In fase di produzione esistono, poi, dei software che consentono di ottenere più pieghe e più incastri con un solo foglio di cartone.

Un esempio di innovazione viene da un materiale non certamente di recente impiego, come può essere il cartone ondulato (ovvero quello composto da due superfici di carta piana, che racchiudono una carta ondulata), la cui grammatura è scesa nell'ultimo decennio dell'8%. “Negli ultimi anni” spiega Farotto “il potenziamento della raccolta differenziata ha fatto sì che le cartiere sia siano trovate più materiale da riutilizzare. Ciò ha permesso anche di investire di più in ricerca per la progettazione di cartoni ondulati con meno fibre e quindi meno pesanti”. Un circolo virtuoso: meno materiale, meno peso, meno viaggi e meno costi di trasporto.

Nella banca dati Best Pack di Comieco, sono state selezionate alcune best practice, che mettono in evidenza la direzione verso cui si sta muovendo il mercato nazionale e internazionale

ll bag in box nel mondo

Imballaggio a parte, c'è, poi, un ulteriore utilizzo del cartone che è quello di contenitore vero e proprio. L'evoluzione del semplice brick - che ha da sempre identificato vini low cost - ha portato al bag in box, il cui utilizzo è stato introdotto con apposito decreto ministeriale nel 2008. Non tutte le denominazioni possono utilizzarlo (è il disciplinare a stabilirlo) e di certo non è una soluzione a misura di mercato italiano. Ma ci sono Paesi dove non solo ha un'ampia diffusione, ma è anche considerato un requisito fondamentale. Pensiamo, ad esempio, a Scandinavia o Canada. Paesi da sempre molto attenti alla sostenibilità. “Il bag in box” spiega Farotto “è considerata la soluzione più sostenibile, in quanto il cartone è totalmente riciclabile, visto che non entra in contatto diretto con il vino”.

Secondo un recente sondaggio di Sopexa, i consumatori asiatici sono tra quelli ancora più legati alla bottiglia e il 66% degli operatori locali prevede la più alta crescita per la mezza bottiglia e le altre confezioni piccole. Ma le cose cambiano se ci si sposta dall'altra parte dell'Oceano: in Nord America, più del 40% scommette sul bag in box. E, infatti, nella top ten dei mercati dove l'Italia spedisce le maggiori quantità di vino in bag in box (2-10 litri) ci sono in ordine, Svezia, Norvegia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. Nel 2017, secondo le rielaborazioni Nomisma Wine Monitor su dati Istat, il totale export di questa categoria ha registrato 62,6 milioni di euro. Con una crescita del 34,5% nel primo semestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Il bag in box in Italia

La crescita di questa soluzione anche sul mercato italiano è documentata dai dati Iri nella grande distribuzione, dove nel 2017, quello del bag in box è il segmento cresciuto di più: +5,4% a volume e + 7,4% a valore sull'anno precedente, a fronte di un calo del brik (-0,6 % a volume; - 0,7% a valore) e dei grandi formati (-2,5% a volume; -4,6% a valore). Parliamo, certo, di un formato ancora marginale, con 13,65 milioni di litri su un totale di vino confezionato di 648 milioni di litri. E con un prezzo medio che al momento non supera l'1,59 euro al litro (il prezzo medio del vino confezionato in Gdo, considerati tutti i formati, è di 2,2 euro al litro). Ma la tendenza va diffondendosi anche in altri canali, come sottolinea la responsabile di Comieco: “Con la diminuzione dei consumi, sta aumentando il consumo al calice anche nei locali. E, in questi casi, il bag in box si presenta come una soluzione semplice per la spillatura e per la conservazione, grazie alla sacca plastificata interna e al meccanismo di rubinetto termosaldato,che impedisce il contatto diretto del vino con l'aria”.

La funzione comunicativa e il caso studio di Langhe Roero e Monferrato

L'attenzione alla sostenibilità, non deve però far perdere di vista un'altra funzione non secondaria per il packaging: la comunicazione. L'imballo deve, quindi, lasciare spazio per l'informazione. Essere una sorta di veicolo del vino stesso e del territorio che rappresenta. Comieco, a tal proposito, per poter redigere delle linee guida, ha realizzato un caso studio sul territorio Unesco di Langhe Roero e Monferrato, coinvolgendo i relativi consorzi e le cantine, per analizzarele potenzialità comunicative dell'imballaggio e muovere i primi passi verso nuove modalità di gestione del packaging enologico. Partendo dallo studio di altri territori Unesco. Cosa ne viene fuori? Le mappe su scatola o addirittura sull'incartamento che avvolge le singole bottiglie di vino si rivelano particolarmente efficaci per comunicare il luogo di provenienza, così come il riferimento all'arte del territorio. E qui abbiamo un esempio tutto italiano, quale la raffigurazione dei beni culturali della Sicilia riprodotti in versione pop e utilizzati per il bag in box e il brick dei vini regionali (operazione messa a punto, con discreto successo nel 2013, dall'Istituto regionale della Vite e del Vino). Ma lo stesso effetto – tra ludico ed informativo – si può ottenere lavorando sull'imballaggio, con la raffigurazione del profilo delle abitazioni o delle colline del territorio.

Con questo studio” conclude Farotto “il nostro obiettivo è dare uno stimolo, spiegando come si possa utilizzare l'imballaggio esterno per raccontare un territorio e il suo approccio sostenibile. Ci auguriamo, per cui, che i consorzi raccolgano questa sfida per comunicare e comunicarsi al meglio”.

a cura di Loredana Sottile

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 18 ottobre

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