Cibo e religione. Halal, foodies nel nome di Hallah

12 Mag 2014, 11:43 | a cura di

Halal significa lecito, permesso da Hallah e quindi dalla religione musulmana. Indica prodotti o servizi che rispettano un preciso regolamento in ogni fase del ciclo di produzione. Quindi per essere certificati un cibo, un cosmetico o una attività, deve essere tracciabile in ogni fase. Quanti sono i ristoranti Halal in Italia? Neanche uno. A fronte di circa 5 milioni di musulmani, residenti e non solo.

Come reagireste se in un ristorante vi portassero un piatto con un bel topone rosolato, con la cotenna croccante e le carni rosate al cuore? Ecco... ci sarà tra voi chi avrà già chiuso questa pagina internet! Eppure, la situazione è molto, molto simile a quello che succede a 5 milioni di persone in Italia quando vanno al pranzo fuori e non in piccole trattorie di paese, o in locali mediocri, ma anche in blasonatissimi ristoranti di città come Roma, Milano, Napoli, Bari, Palermo, Tornino, Bologna... Queste persone sono i musulmani in Italia: divisi quasi precisamente a metà tra residenti e in passaggio più o meno lungo e occasionale. Sì, perché il cibo pulito, ammesso, è per loro quello che ha indicato Dio, Allah: tutto o quasi ciò che vive nel mare, tutto ciò che si nutre di vegetali. Tutto, in pratica, tranne i carnivori e tranne scimmie, asini e insetti. Gli animali devono essere uccisi con il rituale Halal dello sgozzamento con conseguente dissanguamento. Una pratica che è al centro di dispute e polemiche ma che, secondo gli studi portati a sostegno dai musulmani, oltre a garantire una carne migliore e sicura per l'uomo garantisce anche all'animale una morte con minor sofferenza e stress. Vietate, poi, bevande e altri cibi tossici: in primis niente alcol.
Le persone di religione musulmana, quindi, a parte pesci e frutti di mare, nei ristoranti non hanno chance, perché nessun ristorante in Italia ha la certificazione Halal, ovvero un certificato che ne accerta l'ammissibilità secondo le leggi di Dio per la religione musulmana. Una cosa molto, molto simile alla certificazione Kasher per gli ebrei. E di Kasher ormai ci sono molti prodotti. Di Halal molto pochi. Perché? Perché le imprese italiane che producono cibo, che realizzano cosmetici o medicinali, persino packaging, insomma che fanno affari, rinunciano a un business che nel mondo si aggira intorno ai 3mila miliardi di dollari di cui 500 solo per il cibo? “Eppure” afferma Sharif Lorenzini (della Halal International Authority, l'organo ufficiale e unico di certificazione di qualità Halal in Italia in rappresentanza dell'Autorità Internazionale di Certificazione Islamica, la Halal International Authority) che spiega nel video cosa sia l'Halal “la maggior parte delle imprese italiane potrebbero molto molto facilmente certificare il 90% delle produzioni. Perché in Italia avete un livello altissimo di qualità: Halal, in concreto, è qualità, fa bene ai musulmani, ma anche ai non credenti! Perché allora lasciare che in Italia 5 milioni di persone non possano andare al ristorante? O che debbano andarci con mille precauzioni, pur essendo disposte a pagare e bene per mangiare? In questo Paese non c'è neppure un ristorante certificato Halal. Noi facciamo una proposta, per avvicinare a questo tema in modo positivo e fattivo: offriamo la certificazione gratuita per un anno ai primi tre ristoranti che facciano richiesta di essere certificati... Promesso!”

Halal International Authority  halalint.org

a cura di Stefano Polacchi

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram