Cronache dal Salone del Gusto 2014: Torino capitale del cibo?

31 Ott 2014, 15:25 | a cura di Loredana Sottile
A chiusura di questa edizione della kermesse culinaria, riflessioni, resoconti e proposte per consolidare il rapporto tra Torino e il cibo. A partire dalla costituzione di una food commission. Petrini: "Non dimentichiamo che la Fiat è partita, mentre i contadini sono ancora qua".
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Torino, capitale del cibo. Non è un'affermazione, ma una domanda, lanciata proprio nei giorni in cui nella città sabauda si è dato appuntamento il meglio della produzione enogastronomica mondiale, in occasione del Salone del Gusto e Terra Madre. All'inaugurazione dell'evento Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, aveva parlato della città come di un centro enogastronomico di primo piano: "Nell’ultimo anno tutti nel mondo mi dicevano 'ci vediamo a Torino', che ormai è diventato un punto di riferimento per la cultura del cibo. Per questo credo che il Salone abbia fatto bene a trasformarsi, dal 1996, in modo internazionale: senza essere sciovinisti, accogliendo e mostrando tutte le comunità del cibo del pianeta abbiamo portato il mondo a Torino". Facendo ritrovare al Lingotto quello spirito europeo che dalle automobili si è inevitabilmente spostato verso il cibo e i suoi dintorni. "La Fiat è ormai partita, rendiamocene conto" ha, infatti, ribadito Petrini "I contadini no, rimangono nei campi e sono tutti qua".

A dare ragione di questo cambiamento di prospettive e della sempre maggiore importanza dell'enogastronomia come leva di sviluppo, ci sono i numeri del Salone che quest'anno, secondo i primi conteggi, avrebbe registrato circa 220 mila passaggi, pari a quelli del 2012, con un maggiore afflusso di stranieri, e una notevole diminuzione di visitatori residenziali, complice la crisi economica. Tutto esaurito sia per le attività nell'area Slow Food Educa, sia per gli appuntamenti su prenotazione, ovvero i Laboratori del Gusto, la Scuola di Cucina e Cucina Pizza&Pane, ma anche le attività gestite dagli studenti dell'Università di Scienze Gastronomiche, come gli Eat-in e i tour con i Personal Shopper. Soddisfatti anche gli espositori, che hanno confermato la crescente attenzione dei visitatori, che si sono presentati con domande sempre più precise. Ma, a proposito di domande, torniamo alla nostra iniziale: Torino, a fronte di questi numeri e risultati, può essere riconosciuta come capitale del cibo? "Una città come Torino" ha detto Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità "in qualsiasi altro paese d’Europa, sarebbe una capitale del cibo. Ma in Italia l’assegnazione di un titolo del genere è delicata perché molte città fanno del cibo un baluardo". Tra i punti di forza culinari di Torino ci sono le grandi e piccole torrefazioni, le fabbriche di cioccolato, i caffè storici del centro, i vini e i formaggi dell'hinterland. "Ma c’è anche qualche problema" aggiunge Sardo "esiste, ad esempio, una buona ristorazione di medio livello, ma manca una ristorazione attrattiva, capace di motivare il viaggio per chi arriva da fuori". Il presidente della Fondazione per la Biodiversità ha, poi, offerto tre consigli per il futuro enogastronomico della città: far nascere una Food Commission che, come la Film Commission ha fatto in campo cinematografico, lavori nello specifico sulla qualità diffusa, per tutti; creare un Atlante del cibo locale e integrare le politiche alimentari di Torino con quelle delle zone vicine.

Il professor Egidio Dansero dell’Università di Torino ha, invece, fornito una fotografia enogastronomica della città, ricca di dati: "Ogni giorno a Torino ci sono 49 mercati rionali con 1527 banchi alimentari e si contano 371 aziende agricole che li servono. In città sono aperti 4088 esercizi di somministrazione alimenti che hanno contribuito a modificare il volto di molti quartieri" ha detto proponendo un vero e proprio tavolo di lavoro per pianificare le strategie urbane del cibo, come avviene per i trasporti pubblici, i servizi alla persona o lo sviluppo urbanistico della città. Al Lingotto, sull'argomento è intervenuto anche il sindaco della città, Piero Fassino: "Torino è cambiata moltissimo negli ultimi decenni" ha detto il primo cittadino "la deindustrializzazione ha mutato gli scenari ma la città ha saputo tenersi alla larga dal declino, ha elaborato il lutto, superato la nostalgia, specializzandosi senza rinunciare a essere una città industriale. E poi sono arrivati tanti investimenti sul sapere, sulla conoscenza, sulla ricerca e sulla cultura come fattore costitutivo di un modello di sviluppo. Oggi abbiamo iniziative culturali di alto livello ogni settimana. Il Salone del Gusto e Terra Madre porta qui prodotti che sono espressione di culture, di storie, di territori che incontrano la grande produzione agroalimentare piemontese. Il cibo è parte di questa trasformazione di Torino che continua a crescere. Le condizioni per fare di Torino una capitale del cibo ci sono: adesso bisogna lavorare sulla promozione e sulla comunicazione".

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Intanto il prossimo appuntamento con il Salone del Gusto e Terra Madre è fissato per il 2016: e per allora la città dei gianduiotti tornerà sicuramente ad essere la capitale del cibo... almeno per una settimana.

a cura di Loredana Sottile
foto: eventoLive

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