Matzuri, giornata dedicata alla cultura gastronomica giapponese. Tutto esaurito a Milano

29 Mag 2013, 22:00 | a cura di
Udon, Gyoza, Yakitori, Karaage e Takoyaki: a Milano lo street food nipponico e le tradizioni del Sol Levante. È Matzuri, la giornata dedicata alla cultura e alla gastronomia giapponese che sì è svolta lo scorso weekend. Qui breve cronaca

Cronaca di una giornata particolare, quella del Matzuri, dedicata alla cultura giapponese in ogni sua espressione, anche gastronomica. Organizzato dall’Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi, l’evento è stato un vero successo a dimostrazione che i milanesi sono curiosi di conoscere nuove culture e sono pronti per guardare al di là del semplice sushi. Così entusiasti di scoprire la cucina dalle molteplici sfaccettature e gli usi di un paese dalla tradizione millenaria da mettersi in coda già un’ora prima dell’apertura dei cancelli e aspettare pazienti altrettanto tempo per l’ingresso, quasi si trattasse del concerto della rock star del momento.

Gli chef del Poporoya, Shiro, Osaka, Finger’s, Finger’s Garden, J’s Hiro, Higuma e Zero hanno preparato le specialità del cibo di strada giapponese, esattamente secondo i canoni tradizionali senza licenze poetiche occidentali: Udon (zuppa di noodles), Gyoza (ravioli di carne e verdure), Yakitori (spiedini di pollo grigliati), Karaage (pollo marinato fritto) e Takoyaki (polpette di polpo e zenzero) l’hanno fatta da padroni.

In onore alla cultura nipponica sono stati organizzati la cerimonia del tè, spiegata passo a passo, la vestizione del kimono, la storia del sakè, un concerto di tamburi giapponesi Taiko, corsi di origami, teatro delle immagini e mille altre iniziative. Immancabili, nel pomeriggio, gli show cooking con gli chef giapponesi che hanno organizzato la manifestazione cui si è aggiunto anche un intervento di Claudio Sadler che ha spiegato simmetrie e somiglianze di cucine apparentemente molto diverse assieme a Roberto Okabe. E una spiegazione su uno degli argomenti che animano più spesso le discussioni tra foodie e chef: l’Umami, il gusto in più.

Non è mancato neanche il karaoke in giapponese, una tradizione recente ma fondamentale per comprendere gli usi più moderni del Sol Levante e per decidere in un istante di far la valigia per ritrovare queste tradizioni direttamente nel luogo da dove provengono. Vista la mole delle adesioni chissà se l’anno prossimo questa manifestazione si trasformerà in una due giorni dedicata al Giappone per accontentare i tanti rimasti senza biglietto?

a cura di Giulia Marelli

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