I fratelli Spigaroli per Slow Food in Africa: 10.000 orti per coltivare il futuro

20 Ago 2014, 14:00 | a cura di
Nella cornice dell'Antica Corte Pallavicina sono stati premiati Joe Bastianich, Bruno Barbieri, Carlo Cracco e Ovidio Mugnai in quanto personalità significative della cultura gastronomica italiana e non solo. Il Premio Antica Corte Pallavicina è stato soprattutto l’occasione per sostenere, con un concreto aiuto economico, il progetto Slow Food in Africa, 10.000 orti per coltivare il futuro. Ecco di cosa si tratta.

Si può fare alta ristorazione tenendo conto dei bisogni di chi non ha nulla? Si possono fare azioni forti di solidarietà anche a distanza di migliaia di chilometri? Sì, basta crederci.
È quello che anche quest’anno è accaduto all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense dove i fratelli Massimo e Luciano Spigaroli, in occasione della Notte dei culatelli, hanno sposato in pieno Slow Food in Africa, 10.000 orti per coltivare il futuro, organizzando un evento tra i più attesi e riservando il loro locale per una intera serata. Un progetto dove l’uomo è al centro, un tentativo decisamente riuscito di attuare un cambiamento nel futuro del continente Africa, caratterizzato da una grande varietà di popoli, culture e lingue diverse, e da un territorio dalle mille straordinarie risorse, ancora utilizzate in minima parte. Iniziato nel 2011, con lo slogan Mille orti in Africa, il progetto ha mobilitato oltre 50 mila persone in 25 paesi africani, nonché decine di migliaia di soci e attivisti in tutto il mondo, raggiungendo l’ambizioso obiettivo a fine 2013. Ora una nuova sfida per Slow Food: realizzare questa volta 10.000 orti. Buoni, puliti e giusti modelli di agricoltura sostenibile che nasceranno accanto alle scuole e ai villaggi africani, garantendo cibo fresco e sano ma soprattutto assicurando il cambiamento attraverso la formazione di individui consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura. Una vera speranza per migliaia di giovani.

Nel corso della serata è stato assegnato il IX Premio Antica Corte Pallavicina, in un clima gioioso e partecipato, dove tante isole gastronomiche, distribuite nei dintorni del castello, consentivano la degustazione delle grandi materie prime di questa terra magica in bilico fra il Po’ e la Bassa Parmense: gli straordinari salumi, il culatello, i formaggi, le verdure dell’orto Spigaroli, i vini e le prelibatezze della cucina dell’Antica Corte Pallavicina.
Il Premio Antica Corte Pallavicina, che è anche l’occasione per sostenere con un concreto aiuto economico il progetto dei 10.000 orti in Africa, viene assegnato a personalità significative della cultura, dell’economia e della politica, che connotano nelle rispettive professioni un rapporto vitale tra innovazione e origine, tradizione e progresso. Il premio assegnato nelle edizioni precedenti a Fulvio Pierangelini, Licia Granello, Michel Troisgros, Paolo Massobrio, Carlin Petrini, Alain Ducasse, Massimo Bottura, Renee Redzepi e a tanti altri, quest’anno va a quattro figure di spicco della cultura gastronomica nazionale, individuate dalla commissione per la loro autorevolezza e notorietà. Quali sono? I tre giudici di Masterchef: Joe Bastianich, “per aver impresso una visione nuova della cucina italiana negli Stati Uniti, senza mai dimenticare le radici della terra d’origine”; Bruno Barbieri, “per le pagine straordinarie di una nuova cultura gastronomica da lui scritte e praticate nel corso della sua intensa carriera”; Carlo Cracco, “per gli stimoli costanti che, con la sua cucina e la sua cultura, offre ai giovani che intraprendono il mestiere di chef”. Infine Ovidio Mugnai, “per l’autorevolezza e la passione con cui governa la più longeva associazione italiana di ristorazione: L’Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo”. Oltre all’organizzazione della serata, un cospicuo contributo di 7.000 € è stato messo a disposizione da parte dei fratelli Spigaroli per il progetto 10.000 orti in Africa.

Per sostenere il progetto: www.slowfood.it/donate/pagine/ita/donate/dettaglio_progetti

www.acpallavicina.com

a cura di Luca Bonacini

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