Il ruolo sociale e culturale della trattoria moderna

11 Nov 2016, 12:34 | a cura di

Lโ€™icona della tradizione culinaria dei campanili sta cambiando pelle di pari passo con le trasformazioni piรน generali intorno al concetto di ristorazione. Tecnologie moderne, chilometro zero โ€œveroโ€, dialogo con i fornitori e promozione del territorio: il futuro della tavola tipica italiana รจ anche questo. Se ne parla a Gourmet Expoforum lunedรฌ 14 dalle 14.00 alle 15.30 con alcuni dei piรน grandi osti dโ€™Italia. E un โ€œlaido e corrottoโ€ dโ€™eccezione.

Prenotati a Il ruolo sociale e culturale della trattoria moderna lunedรฌ 14 novembre dalle 14.00 alle 15.30

 

Le ricette della tradizione sono sacre?

I tortellini della mamma non si toccano. O forse sรฌ. Quando sul finire degli anni Novanta Massimo Bottura ha osato sfidare la religione gastronomica della sua Modena proponendo sei-tortellini-sei su un โ€œquadroโ€ di brodo di cappone addensato con lโ€™agar agar, la risposta dei suoi conterranei non รจ stata tenera. Oggi La Francescana รจ il ristorante migliore del mondo (e dโ€™Italia), ma la sfida - a fin di bene - alla sacralitร  delle ricette del campanile รจ stato uno snodo cruciale per la sua carriera. E un momento emblematico di quanto potentemente siamo legati alla memoria casalinga del cibo, di cui le trattorie sono da sempre i luoghi dโ€™elezione.

Certo nello Stivale non esiste โ€œunaโ€ tradizione. Ogni regione, provincia, paese, frazione ha la sua peculiaritร  in termini di piatti, ricette, prodotti. E poi ogni famiglia ha il suo ragรน, ogni mamma la sua genovese, ogni nonna il suo cappon magro. Un eclettismo che ha a che fare con la tavola ma affonda in profonditร  le sue radici nella storia del Paese. Nonostante tutto il popolo degli osti, quelli veri, seri, intelligenti e consapevoli, gioca una partita comunitaria sul campo della promozione dei prodotti locali, della custodia del passato, della divulgazione culturale del territorio e, missione piรน difficile di tutte, della costruzione di un futuro concreto della tradizione.

 

Cosa vuol dire proporre, promuovere e tramandare la tradizione, sia nella cucina che nel โ€œformatโ€, oggi?

Dove finisce il folclore di facciata e dove comincia lโ€™intelligenza della filiera veramente corta, del dialogo con i produttori, della promozione dei panieri agroalimentari, della manipolazione smaliziata ma sempre e comunque saggia delle ricette di una volta? Per esempio alla Madia di Michele Valotti, uno dei relatori del seminario, chef e patron dal โ€˜98 di una trattoria di contenuto in un paese di 500 anime sulle colline del Bresciano. Lui nasce perito agrario, cresce nella facoltร  di filosofia ma poi abbandona tutto per mettersi a cucinare. Anzi, per mettersi in macchina e andare a reperire i formaggi, le carni, la sarda secca dai fornitori piรน vicini che lavorano con coscienza. โ€œI primi tempi arrivavo ai fornelli alle 17 dopo aver trascorso piรน della metร  della giornata a fare la spesa. E questo per dare un senso al concetto di tradizione del domani. Il piatto che si faceva centโ€™anni fa ma realizzato con materie prime di dubbia provenienza, magari neanche italiane, non ci interessa. Lโ€™autenticitร  passa pure per il rapporto con il piccolo produttore che sa fare le cose, il piรน contiguo possibile a noiโ€. Anche perchรฉ alcune pietanze non trovano piรน un contesto ideale. โ€œQueste sono terre di caccia e lo spiedo รจ uno dei simboli della gastronomia tipica. Alcuni, pur di averlo in carta, bypassano i divieti proponendo le passere arrivate dalla Cina. Noi, invece, riproduciamo lโ€™amaro di quella pietanza attraverso la cottura della sarda secca, un agone essiccato sottโ€™olio che ricorda i missoltini, che con una procedura particolare ad altissima temperatura nel burro sviluppa un sapore che ricorda quello degli uccelliniโ€.

 

La trattoria non รจ piรน solo padelle e fuochi vivaci

La tecnologia moderna puรฒ spianare le rughe alle ricette delle nonne, se usata con consapevolezza. โ€œLโ€™abbattitore e in generale la gestione della catena del freddo, sconosciuta ai nostri predecessori, ci consente di portare in tavola un pesce fragrante, succoso, pieno del suo sapore, che rimane tal quale nei crudi ma anche una volta cottoโ€.A parlare รจ Gennaro Dโ€™Ignazio, gestore insieme a Giovanni Parnanzone de La Vecchia Marina di Roseto degli Abruzzi, nel Teramano, che riporterร  la sua esperienza nella tavola rotonda di lunedรฌ. โ€œSenza conoscenza profonda della materia prima non si va da nessuna parte. Io mi affido alla pesca ecosostenibile e rispettosa della stagionalitร  delle varie specie. Solo cosรฌ si innesca un circuito virtuoso, con i pescatori che continuano a lavorare seriamente ma anche con gli altri fornitoriโ€. Lui oggi manda avanti una delle migliori tavole tradizionali di cucina di mare e offre una proposta adriatica vera e verace ma ripulita della rusticitร  casalinga del passato. Perchรฉ si va avanti senza dimenticare da dove si proviene: โ€œMio padre era mugnaio. La sagna abruzzese che facevamo con le sue farine รจ nata per la pasta e fagioli. Noi lโ€™abbiamo approntata in versione marinara ed รจ piaciuta subito, e continuiamo a cercare le farine di grani antichi, quelli che crescono nei campi abruzzesi, e a sostenere i piccoli mulini perchรฉ anche queste piccole realtร  acquisiscano un adeguato e giusto valore sul mercatoโ€.

 

Il ruolo sociale degli osti

Enti promozionali del territorio e interlocutori di piccoli artigiani che non sanno cosa siano marketing e grande distribuzione, gli osti contemporanei rivestono un ruolo molto piรน impegnativo e responsabile che in passato, sia nel portare avanti le lunghe storie di famiglia sia nelle attivitร  piรน giovani. Come il Consorzio di Torino, nato e cresciuto sotto lโ€™ala di Andrea Gherra Pietro Vergano, che racconteranno il loro pensiero in merito insieme a Maurizio Rossi dellโ€™Osteria della Villetta dal 1900 di Palazzolo sullโ€™Oglio (BS), dove la data di nascita sullโ€™insegna la dice lunga sul peso dellโ€™ereditร  che porta sulle spalle questa istituzione solida tra i vigneti della Franciacorta. E insieme a Giorgio Barchiesi, in arte Giorgione, oste di fatto a La Via di Mezzo da Giorgione in quel di Montefalco, e di nome (e fama) come amatissimo personaggio televisivo e autore di libri di ricette ispirati alle sue trasmissioni.

Come il Consorzio di Torino, nato e cresciuto sotto lโ€™ala di Andrea Gherra e Pietro Vergano, che racconteranno il loro pensiero in merito insieme a Maurizio Rossi dellโ€™Osteria della Villetta dal 1900 di Palazzolo sullโ€™Oglio (BS), dove la data di nascita sullโ€™insegna la dice lunga sul peso dellโ€™ereditร  che porta sulle spalle questa istituzione solida tra i vigneti della Franciacorta, a Giovanni Milana, esponente dell'ultima generazione alla guida di Sora Maria e Arcangelo, a Olevano Romano, da oltre sessant'anni il simbolo del fuoriporta domenicale capitolino.

 

a cura di Valentina Marino

 

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