Insetti, alghe, funghi e fermentati. I novel food arrivano sulle nostre tavole

28 Ott 2015, 12:45 | a cura di

Che il mondo dei novel foods sia un territorio ancora per la maggior parte inesplorato è evidente soprattutto se si considerano la scarsa informazione e le notizie che riguardano l’argomento. Per esempio quando si parla di insetti.


Novel food

Ma andiamo con ordine. Che cosa s’intende precisamente con il termine novel food? Per farla semplice sono tutti quegli alimenti, ingredienti e tecniche di produzione alimentari per i quali non è dimostrabile un consumo significativo e che sono disciplinati dalla legislazione alimentare comunitaria con il Regolamento (CE) 258/97. Nel catalogo “novel” ritroviamo per esempio tutti quei prodotti o ingredienti costituiti a partire da microrganismi, funghi e alghe o quei prodotti che sono stati sottoposti a un processo di produzione generalmente non utilizzato. Non si tratta necessariamente di cibi astrusi ma di prodotti che non sono di consumo abituale anche se oggi trovano spazio sulle nostre tavole. Mentre Ogm e carni clonate non rientrano nel novero dei novel foods.

La difficoltà interpretativa della normativa comunitaria, la complessità del suo iter procedurale e il suo essere fortemente datata, determinano l’esigenza di un nuovo regolamento, che è stato preso in esame dal Parlamento Europeo il 26 ottobre 2015, con lo scopo di snellire e semplificare l’attuale sistema, che ora, in taluni casi, impiegava anche 3 anni per ottenere l'inserimento in catalogo e il conseguente permesso di commercializzazione e consumo di alcuni alimenti. Se il nuovo regolamento entrerà in vigore (ancora non ci sono state comunicazioni ufficiali) sarà dunque più semplice inserire nuove voci nella lista dei novel food. Per esempio per quei cibi consumati da almeno 25 anni nei paesi terzi senza rischi per la salute. Siamo oggi in attesa della risoluzione che dovrebbe rappresentare una svolta per le aziende alimentari in termini di innovazione, ma anche per i consumatori, in direzione di una maggiore trasparenza. Ci saranno inoltre dei cambiamenti perché il consenso in alcuni casi era discrezionale per ciascun stato membro, generando così confusione per aziende e consumatori, mentre oggi l'approvazione potrebbe essere centralizzata.

 

Gli insetti

Uno degli alimenti che con tutta probabilità entrerà a far parte dell'elenco dei novel food in tempi tutt’altro che biblici è proprio quello più lontano dalla nostra concezione di buono e commestibile: gli insetti. Gli studiosi sono d’accordo nell’affermare che, se da una parte nel 2050 la popolazione mondiale crescerà fino ad arrivare a 9 miliardi, dall’altra a questo aumento non corrisponderà uno sviluppo dell’agricoltura (che dovrebbe essere pari del 60%) tale da poter sfamare tutti, ma le criticità emergono soprattutto per quanto riguarda la produzione di proteine animali, visto il peso degli allevamenti – principalmente quelli bovini - sulle risorse energetiche e idriche. Per questo l’Unione Europea ha stanziato un finanziamento di 3 milioni di euro per ogni paese membro che incoraggi l’uso degli insetti in cucina.

 

Il parere dell'Efsa

La Commissione Europea sta valutando lo sviluppo di politiche in materia di nuovi prodotti alimentari e mangimi che introducano l'uso di insetti come alimenti o mangimi e ha chiesto il parere scientifico dell'Efsa(European Food Safety Authority – l'Autorità europea per la sicurezza alimentare), un ente composto da un panel internazionale di scienziati e ricercatori indipendenti, che si occupa di valutare e comunicare eventuali rischi legati all'alimentazione, mentre la Commissione ne gestisce l'approvazione e l'eventuale rischio che questa approvazione comporta.

L'8 ottobre l'Efsa ha decretato che “quando gli insetti non trasformati vengono nutriti con sostanze per mangimi attualmente autorizzate, la potenziale insorgenza di pericoli microbiologici è prevedibilmente simile a quella associata ad altre fonti di proteine non trasformate. Quanto al trasferimento di contaminanti chimici da diversi tipi di substrato agli insetti stessi i dati disponibili sono limitati”. Di fatto equiparando gli insetti ad altre fonti di proteine animali e relegando i fattori di rischio a quelli connessi con il substrato (ovvero ciò di cui vengono nutriti) per esempio rifiuti di cucina e letame, dalla fase nel ciclo di vita nella quale gli insetti vengono raccolti, dalle specie di insetti, nonché dai metodi utilizzati per la loro successiva trasformazione. Dunque segnalando come indispensabile una regolamentazione nell'allevamento, ma non rilevando rischi intrinseci all'entomofagia.

Ancora l'Efsa chiudeva con una considerazione: “l'uso di insetti come fonte di alimenti e mangimi ha, potenzialmente, importanti benefici per l’ambiente, l’economia e la sicurezza della disponibilità alimentare. Si segnalano come specie di insetti con maggior potenziale d’uso come alimento o mangime nell'Unione europea mosche, larve della farina, grilli e bachi da seta”. Ricordando infine come alcuni enti, tra cui l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), stanno affrontando questa tematica, e tre Stati membri dell'UE (Belgio, Francia e Paesi Bassi) hanno eseguito valutazioni del rischio connesso agli insetti come alimenti o mangimi. Mentre la Commissione europea sta cofinanziando un progetto di ricerca per esplorare la fattibilità di impiegare proteine ricavate da insetti per i mangimi.

 

Gli insetti nella dieta europea

I concetti di eco-sostenibilità e di accessibilità hanno spesso accompagnato i discorsi sul cibo, soprattutto in questo 2015 caratterizzato dal fenomeno EXPO. Utilizzare gli insetti per combattere l'emergenza fame è decisamente coerente con la filosofia dell’evento milanese. Il tema “insetti cibo del futuro” ha suscitato l’interesse internazionale al punto che la Fao ha elaborato un documento in cui l’agenzia ne auspica e incoraggia il consumo, sia per combattere la carenza di cibo nel mondo sia per farne il nuovo nutrimento del pianeta. Il discorso però non si limita al solo aspetto umanitario e ambientale ma è oggetto di vere e proprie sperimentazioni condotte da un crescente numero di chef, tanto da farne un trend gastronomico che spazia dallo street food alla ristorazione gourmet.

"C'è un mondo di culture e tradizioni, ma soprattutto di gusto, che noi ancora non conosciamo", sostiene il giovane chef sardo Roberto Flore, conosciuto per il suo impegno come head chef al Nordic Food Lab dell'università di Copenaghen. L’organizzazione no profit (nata nel 2008 per volontà dello chef del Noma René Redzepi) si basa proprio sul tentativo di unire l'approccio scientifico e quello umanistico con tecniche culinarie di tutto il mondo per esplorare il potenziale edibile del Nord del mondo. Ma della sua ricerca che ha presentato con un workshop e una degustazione a Bruxelles, al Parlamento Europeo il 29 e 30 settembre scorso, con il messicano Santiago Lastra e Afton Halloran, ricercatrice canadese dell'Università di Copenhagen (e coautrice della pubblicazione della Fao sugli insetti edibili) vi parleremo più avanti. Trovare un insetto nel nostro piatto non sarà più una sgradevole esperienza bensì la normalità? Forse dovremmo tutti abituarci all’idea.

 

a cura di Gianluca Ciotti, Irene De Rossi e Flavia Previtera
(articolo di prova del Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico del Gambero Rosso)

foto: © European Union 2015 - Source : EP

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