Intervista a Egidio Cerrone aka Puok e Med

12 Apr 2016, 12:30 | a cura di

Il giovane blogger di “Le avventure culinarie di Puok e Med” riscuote ogni giorno di più la simpatia dei lettori. Ecco cosa ci ha raccontato.

Si occupa di cibo, specie di quello napoletano e lipidico, ed è salito alla ribalta grazie al video di risposta allo spot di McDonald’s, nel quale si insinuava che il panino della catena americana fosse migliore della pizza napoletana. Stiamo parlando di Egidio Cerrone (meglio conosciuto come Puok e Med) e il suo blog Le avventure culinarie di Puok e Med. Un susseguirsi di pizze, panini giganteschi, fritti e focacce, il tutto condito con lodi alla mamma, alle nonne e alle zie. Il food blogger napoletano non poteva non avere successo. Tant'è che oggi conta centinaia di migliaia di visualizzazioni tra blog, pagina Facebook, Instagram e canale Youtube.

Che cos'è Le avventure culinarie di Puok e Med?

È il mio diario di avventure culinarie. Né giornalismo né critica gastronomica, è il risultato di un tour infinito nelle pizzerie, friggitore, paninoteche, ristoranti di Napoli e non solo, alla scoperta di quanta bontà possa esserci sulle nostre tavole. Alla fine dei conti sono un ragazzone che mangia co' sfizio!

Perché Puok e Med?

È un modo di dire tutto napoletano per indicare una persona che, quando mangia, lo fa con spassionata voracità. Un nome nato per caso, grazie a un carissimo amico con la “erre moscia” che ogni tanto non me le manda a dire. Alla fine è uscito un naming forte e carinissimo.

Come ti è venuta l’idea del blog?

Ho semplicemente iniziato a raccontare la mia passione per il cibo come se parlassi a un amico, questo è piaciuto a tanti fin da subito. Tant'è che oggi, quelle che sono avventure culinarie del tutto personali, vengono concepite da molti come suggerimenti validi. Senza volerlo sono diventato una sorta di opinion leader, quasi una guida. E tutto ciò è bellissimo.

 

La montanara di Ciro Salvo

 

Chi c'è dietro al blog (oltre a te ovviamente)?

Al 99% io. Poi ci sono Maria e Giovanni che mi aiutano per le foto, la mia ragazza Teresa che mi organizza un po' tutto (senza di lei sarei perso), mio fratello Salvatore e Gianandrea che mi aiutano nei progetti satelliti di Puok e Med.

È un lavoro o un passatempo?

È pura passione. In questi pochi anni di vita del blog ho ricevuto mille offerte, pubblicitarie o volte a monetizzare quello che faccio, ma ho sempre rifiutato. Credo fortemente che, più Puok e Med rimane così (non ho ancora un sito), più diventerà un biglietto da visita importante in grado di aprirmi molte porte, anche più interessanti di quelle di ora.

Egidio Cerrone prima di Puok e Med

In pillole: università, laboratorio di ricerca in Biologia Molecolare e tre film al giorno.

 

Burger Italy di Pietro Parisi

 

Dalla biotecnologia medica agli hamburger super calorici. Un controsenso.

Perché un controsenso? È come dire a un prete di non cadere mai in peccati di gola, eppure esistono tanti preti belli in carne (ride). Così come i ricercatori: fanno una vita sacrificata e malpagata di giorno, per il bene degli altri, e la sera si consolano con un bel panino o un piatto di pasta.

Sarà... Come te lo spieghi tutto questo successo?

Parlo alle persone come se parlassi ai miei amici, sono autoironico, non mi prendo sul serio e scrivo solo di quello che veramente mi piace. Così le persone finiscono col volermi bene.

Tutto ciò ti porta consulenze, confessa.

Puok e Med mi ha dato la possibilità di sperimentare, senza alcuna formazione preliminare, la gestione dei social sul food. Oggi, in maniera del tutto distaccata da Puok e Med, applico gli insegnamenti appresi dall'esperienza diretta, lavorando nella comunicazione social e su altri progetti digitali legati al food.

Abbiamo letto in un'intervista che “una ragazza anoressica ti ha ringraziato perché le fai venire voglia di mangiare”. Non rischi di entrare in un settore troppo delicato e che nulla ha a che fare con il ruolo che hai?

Penso solo sia una grande soddisfazione e motivo di orgoglio per me. Non rischio e non voglio nemmeno entrare in questo settore. So solo che (e non è un caso isolato) il mio modo di comunicare il cibo può aiutare anche persone che, col cibo, hanno problemi seri. Sono aneddoti come questi che mi danno la forza e l'energia di continuare a fare quello che faccio.

 

Pizza fritta da Zia Esterina

 

Sei un fautore sfegatato della cucina tradizionale napoletana. Noi però ricordiamo un tuo post in cui decantavi le patatine, fritte due volte, di Chipstar...

Penso non ci sia nulla da giustificare. Punto primo: anche se preferisco zeppole e panzarotti, non ci trovo nulla di male nel mangiare un cuoppo di patate fritte, anche per vedere di persona se la cottura è ottimale. Punto secondo: quando ha aperto Chipstar a Napoli è arrivato finalmente un format fresco e un modo innovativo di fare impresa nel settore del food.

Dopo l'entusiasmo iniziale la tua opinione è cambiata?

Purtroppo Napoli è una piazza cattiva e la copia ossessiva ha portato a banalizzare il progetto originario (a quel punto il fenomeno non mi ha più interessato). Ciononostante è innegabile il fatto che Chipstar abbia lasciato il segno. Oggi si è cominciato a ragionare di brand, monoprodotto e format takeaway napoletani di successo. Penso a Zia Esterina di Gino Sorbillo, che a Napoli ha già tre punti vendita e ora apre a Milano, a Pizza a Portafoglio di Gennaro Salvo o a Capatoast, che partendo da Napoli si è diffuso in tutta Italia. Di Chipstar mi piaceva prima di tutto questo aspetto d'avanguardia, e infatti, anche se a Napoli il loro progetto è stato mortificato, hanno fatto scuola.

leavventureculinariedipuokemed.wordpress.com

a cura di Annalisa Zordan

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