Intervista a Franco Gasparri: Master Ambassador dei più importanti spirits del mondo

29 Mag 2014, 08:20 | a cura di
I più grandi spirits del mondo hanno un portavoce italiano: Franco Gasparri, Master Ambassador del Diageo, leader del settore che macina miliardi di dollari e lavora con distillati di alto pregio. Come va il settore e quali sono le tendenze di consumo? Lo abbiamo chiesto a lui.

Il rum Zacapa, il gin Tanqueray No. 10, la vodka Ketel One, la tequila Don Julio. E ancora il blended whisky Johnnie Walker Blue Label e una quarantina di referenze single malt scotch whisky come Lagavulin, Caol Ila, Oban, Cardhu e Talisker. Gli intenditori avranno capito immediatamente che si tratta di alcuni tra i più famosi spirits. Brand che fanno parte del portfolio Diageo Reserve, la selezione superluxury del gruppo leader mondiale del settore: si parla di oltre 42mila dipendenti e di vendite – nel 2013 – per 15 miliardi e mezzo di dollari. Risultato eccezionale considerando il momento economico difficile e la scarsa simpatia in molti Paesi per gli spirits. Ecco perché fa piacere che Diageo abbia un italiano come Master Ambassador. Si chiama Franco Gasparri, è di Legnano e dimostra meno dei suoi 60 anni, in virtù di una naturale propensione alla comunicazione e a un entusiasmo fuori dal comune. Probabilmente è più conosciuto all'estero che in patria: basti dire che nel 2010 è stato nominato componente di The Keepers of the Quaich, in pratica l'accademia istituita in Scozia per incrementare la corretta conoscenza e il prestigio dello scotch whisky.
Gasparri ci è arrivato partendo dalla passione del bere bene e successivamente in tanti anni passati dietro il bancone tra Milano, New York, Londra e St. Moritz. Tornato a casa ha gestito locali, allevato tanti bartender e soprattutto bevuto nei posti migliori. "Dopo queste fondamentali esperienze ho deciso di mettere la mia professionalità a disposizione delle aziende e sono diventato ambasciatore di alcuni tra i brand più prestigiosi riuniti da Diageo”racconta Gasparri “adoro organizzare incontri e degustazioni per raccontare questi spirits e insegnare il modo perfetto per degustarli".

Detto così, sembra un gioco da ragazzi. Ma come si diventa Master Ambassador del numero uno al mondo?


Anzitutto ci vuole passione; la competenza si acquisisce visitando i luoghi di produzione, incontrando i Master Distiller, ossia le persone che lavorano in distilleria, seguendo i processi di produzione. Ma anche ascoltando i consumatori, traendo da loro ispirazioni e necessità che rielaboriamo, al fine di riuscire a veicolare nella maniera migliore le sensazioni che degustare un distillato provoca e stimola. Ho la fortuna di svolgere questo incarico in Diageo, un'azienda attenta all'innovazione e ai trend di consumi, e che ha tra le sue priorità la disponibilità ad investire nella qualità.

Da sempre gli italiani bevono pochi superalcolici. Ma almeno la qualità è salita?Vero. In ambito europeo, l'Italia è il paese in cui si bevono meno superalcolici pro capite; i dati di consumo rivelano che stanno diminuendo i consumi di distillati, soprattutto fuori casa,ma in questo trend negativo stanno aumentando i prodotti più cari ed esclusivi. Ossia: si tende a bere di meno ma meglio. In particolare è aumentata penetrazione e consumo di premium brands, in particolare tra rum whisky.

Partiamo dal whisky. Come è evoluto questo pubblico da sempre considerato il più colto tra gli appassionati di superalcolici?
Il consumatore di whisky è guardato con rispetto, soprattutto se parliamo di bevitori di Single Malts. Questo è dovuto al fatto che si tratta di un distillato complesso, perché è difficile orientarsi tra le varie etichette se non si ha un po' di conoscenza. Eppure oggi, diversamente rispetto al passato, il pubblico si è ringiovanito. Si comincia ad apprezzare il complesso mondo dei whisky già all'età di 30 anni, e da lì in poi comincia un percorso di esplorazione dei gusti e degli aromi e si passa dai blended whisky, ossia prodotti da un blend di whisky provenienti da più distillerie, ai single malt più nobili provenienti da una sola distilleria, come i famosi Lagavulin, Oban, Talisker. Interessante è anche la presenza di un pubblico femminile che, nonostante sia ancora numericamente inferiore, cresce e mostra interesse.

Come si sta modificando il mercato del rum?
Nella tendenza a consumare meno in termini di quantità ma di qualità migliore, il rum sta guadagnando quota: aumentano i consumatori di prodotti da degustazione, da consumare rigorosamente lisci. Fra questi il leader del segmento è il nostro Zacapa - rum guatemalteco ricavato dal solo puro succo concentrato della canna da zucchero, riconosciuto come uno dei migliori al mondo – che sta registrando un ottimo successo di pubblico. Al punto che il nostro paese è il suo mercato principale. Va detto che in genere questi rum rappresentano un approdo del viaggio dell’appassionato che ha iniziato alla fine degli anni '90 a berne prevalentemente di bianchi nei cocktail e adesso predilige il consumo dei rum scuri e da meditazione.

C’è uno stretto rapporto Zacapa e l’alta ristorazione. Come è nato?
Il mondo della buona cucina è decisamente il più affine a Zacapa: è innegabile che un buon piatto possa valorizzare e completare una degustazione di rum. Ci siamo legati a questo territorio collaborando con numerosi chef di indiscussa bravura, talenti che nel corso degli anni hanno dato vita a creazioni in grado di far scoprire nuove sfumature del nostro prodotto. Di recente abbiamo lavorato con Massimiliano Alajmo, mettendo a punto un progetto di cene esperienziali proposto a Milano e a Roma; grazie al suo contributo ha preso corpo un evento che partendo dall’identità di Zacapa è in grado di coinvolgere ed emozionare il pubblico, esaltando alla perfezione il prodotto. Da due anni siamo anche sponsor del The World’s 50 Best Restaurants, all’interno di cui consegniamo il Sustainable Restaurant Award: un riconoscimento al ristorante che dimostra il punteggio più alto in termini di responsabilità ambientale e sociale.

Dicono che il tequila viva un buon momento di gradimento?
Vero: riscontriamo un crescente apprezzamento e riconoscimento delle straordinarie complessità di questo spirit di lusso. Questo è in parte una conseguenza della recente introduzione in Italia di prodotti di grande qualità, che si rivolgono al consumatore moderno. I cocktail a base di tequila sono una tendenza in crescita, che vede il distillato nelle classiche declinazioni del Margarita o del Tequila Sour ma anche nel Bloody Mary al posto della vodka.

Come seguite il trend?
Proprio questa primavera abbiamo presentato tre nuovi prodotti che vanno ad arricchire la gamma di Don Julio, tequila Diageo Reserve già da diverso tempo distribuito in Italia: a Don Julio Reposado sono quindi andati ad affiancare Don Julio Blanco, Don Julio Añejo e Don Julio 1942. Una full range pensata per chi sa apprezzare tutta la profondità del sapore di questo tequila prodotto artigianalmente e realizzato con il puro agave blu.

La situazione di vodka e gin?
Il gin è un prodotto molto secco, molto british, e si beve miscelato. È sicuramente un prodotto di carattere, molto maschile. La vodka tende ad essere più apprezzata dalle donne perché è un distillato neutro e pulito e nei cocktail viene spesso utilizzato per rinforzare il gusto fruttato o dolce e non lascia in bocca, anche dopo varie consumazioni, nessun gusto. Fra i tanti è uno dei motivi del suo successo.

Com’e considerato il nostro mercato nel mondo degli spirits?
In casa consumano più prodotti invecchiati che vengono bevuti lisci, prevalentemente rum o whisky; invece nei locali sono più amati i prodotti da miscelazione, come ad esempio i già citati rum bianchi. In definitiva, il fatto che ci siano meno persone che bevono ma lo facciano meglio ha portato ad un aumento del consumo a casa e a una diminuzione nei locali e nelle discoteche.

La qualità dei bar italiani è cresciuta rispetto a quando ha iniziato il suo lavoro?
Sicuramente è migliorata; e con questo non voglio dimenticare i grandi barman del passato che hanno creato e fatto conoscere questo professione, puntando sulla professionalità e sulle capacità di costruire relazioni riuscendo a metter a proprio agio i clienti. Oggi però la comunicazione ha cambiato molto il lavoro del barman: grazie a internet sappiamo in tempo reale che cosa si è creato in Australia o a Shangai, mentre una volta le novità arrivavano o dai colleghi che lavoravano sulle navi - perciò abituati a girare il mondo - o da quanti lavoravano nei grandi alberghi dove soggiornavano stranieri che raccontavano o chiedevano nuovi modi di bere. Tutto ciò stimola creatività e competizione tra i barman che sempre più spesso ritroviamo nei vari blog dedicati al mondo del bere.

Un consiglio per chi volesse fare il suo lavoro?
Occorre soprattutto avere voglia di fare sacrifici, studiare ed essere determinati a comprendere prima di tutto il consumatore e i suoi gusti. Per poi approfondire i prodotti ed i mercati. In tutto questo la curiosità è fondamentale, così come una certa predisposizione alla percezione del gusto.

a cura di Maurizio Bertera

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