La Prima Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. Ecco cosa c'è da sapere

26 Ott 2016, 16:20 | a cura di

Con la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo non si promuove solo l'agroalimentare ma l'intero sistema Italia. E si inaugura anche un nuovo modello di collaborazione tra istituzioni e privati.

A meno di un mese alla più grande iniziativa di promozione la cultura gastronomica italiana del mondo si fanno i conti. Non solo degli appuntamenti (1360 eventi in 110 paesi, dal 21 al 27 novembre), ma anche dei valori e degli obiettivi messi in campo. La prima Settimana della Cucina Italiana nel Mondo rappresenta un numero zero ma soprattutto un esempio di partecipazione dal basso e spontanea che può rappresentare un nuovo modello da replicare. Il programma, infatti, si è arricchito giorno dopo giorno grazie all'iniziativa dei molti referenti che l'Italia può contare nei 5 continenti: istituti di cultura, ambasciate, ma anche aziende private, ristoranti, scuole di cucina, senza che vi fosse un'imposizione centralizzata o una regia stringente, ma con la sola identità nazionale a fare da collettore di idee e progetti.

Con la presentazione ufficiale della Settimana della Cucina Italiana del Mondo (mercoledì 26 ottobre nella romana Villa Madama) c'è stato un ulteriore momento, se mai ce ne fosse stato bisogno, di istituzionalizzazione di questo che vuole essere un punto di partenza. Una tappa di risonanza mondiale, che si inserisce nel tavolo di lavoro che ha dato vita al Food Act e che mette insieme Mipaaf (Ministero delle Politiche Agicole Alimentari e Forestali), MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazionne Internazionale), MIUR (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca). Un'azione combinata presentata, ufficialmente, a Villa Madama.

 

Il cibo come promotore del sistema Italia

Sono azioni volte a protrarre nel tempo i punti chiave di Expo”, afferma il Ministro Paolo Gentiloni ribadendo come sia giunto il momento di rilanciare e mettere a frutto l'eredità che ci ha lasciato l'esposizione di Milano, che ha acceso un faro molto potente sul made in Italy e l'agroalimentare nello specifico. Ora bisogna andare fuori dai nostri confini e portare, di nuovo, l'immagine dell'Italia gastronomica nel mondo, cercando di innescare riposte su più piani: da una parte potenziare l'indotto legato al turismo, dall'altra quello legato all'export del nostro agroalimentare (ma il discorso vale tale e quale per ogni settore), all'internazionalizzazione delle nostre imprese, ma anche tornare a occupare un ruolo da protagonista nel mondo culturale e in quello legato al sapere artigiano. Le nostre strutture istituzionali sparse nei 5 continenti si fanno promotori dell'enogastronomia italiana. È un fatto rivoluzionario: “la diplomazia si fa veicolo del cibo” spiega ancora Gentiloni “e con esso del suo valore culturale ed economico”. L'export agroalimentare – non dimentichiamolo - tocca i 37 miliardi di euro e punta ai 50 entro il 2020, e operazioni come questa sono cruciali per la diffusione di un certo sistema Italia. Come lo sono state, la settimana passata, gli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo di Firenze o come il D-Day, la giornata del design italiano del 4 marzo prossimo, o ancora l'iniziativa che porterà nelle prossime settimane il Salone del Mobile di Milano in Cina. “La rete diplomatica si mobilita per portare all'estero l'Italia che vale”. È questa Italia che già esiste, che deve sempre più diventare una squadra coesa e non un insieme di singoli, così che possa essere rappresentata come elemento unitario e caratteristico del nostro paese, dice Maurizio Martina.

D'altra parte, però, succede anche il contrario, continua il Ministro dell'Ambiente: “il cibo assorbe su di sé il ruolo di ambasciatore di questa Italia”. Dato che può promuovere la storia e la cultura italiana: “Il cibo è un fatto anche politico” continua Martina, prospettando una sorta di softpower che usi le chiavi della cultura gastronomica per sostenere l'Italia intera: prodotti, produttori, territori e non solo. “Abbiamo il dovere di ancorare sempre di più e sempre meglio questi valori alla tutela dei produttori, che sono lo scheletro di riferimento dell'agroalimentare, ma anche l'anello meno visibile e dunque più debole della catena”; questi eventi servono anche a questo. Difendere e promuovere il saper fare artigiano che è una delle caratteristiche più specifiche del nostro Paese.

 

Sinergie

Si tratta di un progetto di importante sinergia. Non solo tra i vari protagonisti del mondo della cucina italiana (chef, pizzaioli, gelatieri, pasticceri), ma anche tra diverse istituzioni. Un “lavoro di squadra” sostiene Ivan Scalfarotto (Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico) “che implica anche una sinergia per quanto riguarda i fondi messi a disposizione attraverso l'ICE”. Un modello che deve essere replicato in ogni ambito delle cosiddette eccellenze italiane. Si tratti di quelle più evocative, come cinema, design, editoria, moda, e di quelle magari meno visibili, ma altrettanto importanti, come la meccanica: “Che si tratti dei materiali per costruire il terzo ponte sul Bosforo, o di un bicchiere di vino, la cosa importante è che chi compra, compri italiano”. Insomma: il nostro viene recepito come un prodotto di qualità. E questo è ciò che deve essere valorizzato. Scalfarotto ragiona su “missioni commerciali” da mettere in campo, portando imprenditori italiani nel mondo, ma anche, semplicemente, bypassando i limiti della rete commerciale per sfruttare le moderne tecnologie, come la vendita online, per incrementare l'export. L'esempio, inevitabile, è quello del vino. Con il gigante dell'e-commerce Alibaba, che può sostenere la vendita del vino italiano in Cina. Dove la Francia esporta 60 milioni di litri di vino, e noi meno di 10: un gap che può essere colmato anche grazie alle nuove tecnologie. “L'idea complessiva è quella di una rete, in cui ogni elemento sostiene l'altro: la cucina promuove e racconta i territori e i loro prodotti”, spiega Cristina Bowerman (chef e Presidente Associazione Ambasciatori Italiani del Gusto), e il cuoco deve assumersi questa responsabilità.

 

La responsabilità del racconto

La stessa che, in modo diverso, assume su di sé la Rai, spiega il Direttore Generale Antonio Campo Dall'Orto. La televisione di stato, attraverso i suoi canali, la rete di giornalisti e di redazioni sparse per il mondo, la capacità di raggiungere spettatori nei 5 continenti si assume l'onere di raccontare “un sistema, quello italiano, reale, fatto di grandissima cultura e tradizione del saper fare, ma vulnerabile” quello che rappresenta la specificità dell'Italia. Che è fatta, come sappiamo, di grandi talenti che, storicamente (sarà un'eredità dell'Italia dei Comuni?) fanno fatica a lavorare di concerto, l'obiettivo insomma è promuovere il marchio Italia e non i singoli brand. Perché solo così la presenza sui mercati internazionali riesce a conquistare una competitività vincente. Occorre farlo con iniziative diverse. In questo si inserisce l'esperienza ancora in fieri del FICO: il mega parco a tema cibo alle porte di Bologna destinato a riunire il meglio della produzione agroalimentare italiana (apertura prevista settembre 2017) presentato dal suo Amministratore Delegato Tiziana Primori, o l'esperienza trentennale del Gambero Rosso, fatta di studio, valorizzazione, promozione della cucina e del vino italiani nel mondo. Ma anche, spiega il Presidente Paolo Cuccia, di uno sguardo imprenditoriale che faccia individuale i nuovi mercati su cui puntare, le strategie per mettere a frutto i grandi valori che l'enogastronomia italiana porta con sé. O ancora il ruolo di Casa Artusi per far conoscere la tradizione gastronomica italiana nel mondo.

Questo non è che un punto di partenza”, assicura ancora Vincenzo De Luca (Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese): un momento festoso, che deve portare a mettere in campo tante altre sinergie. Senza dimenticare come, in questo progetto, un passaggio fondamentale sia da individuare in un profondo rinnovamento su tutto quanto riguarda la formazione, di ogni livello e tipo. “Con il MIUR stiamo progettando un'offerta globale formativa che riguarda master, università, istituti alberghieri, scuole di cucina. Prevedendo, tra le altre cose, stage per giovani cuochi italiani all'estero, anche all'interno della nostra rete diplomatica”. Bisogna puntare sulla cucina come uno dei segni distintivi del marchio Italia, mettendo in ballo partnership a tutto campo: in questa Settimana c'è tutto il mondo che si occupa della cucina e ci si sta avvalendo anche della rete della cucina italiana nel mondo. Sempre di sinergie si parla, stavolta tra settori diversi, ma limitrofi. Quella che mette insieme design e cucina. La presenza di Roberto Snaidero, presidente di Federlegno, mira proprio a creare occasioni di scambio, tra due comparti trainanti e identitari: con l'esperienza del Salone del Mobile che è un magnifico esempio di promozione del made in Italy.

 

Gli eventi

I Ministeri, in sinergia, si propongono di raggiungere un obiettivo importante e di farlo con iniziative permanenti. Per ora l'appuntamento è con i 1360 eventi in 110 paesi nel mondo. Per conoscere quali, viene in aiuto la rete: con un sito consultabile e molto fruibile, l'hashtag ufficiale #ItalianTaste per seguire le iniziative online e i canali social: Twitter: @ItalyMFA (https://twitter.com/ItalyMFA?lang=it) Facebook: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (https://www.facebook.com/ItalyMFA.it/).

 

 

Settimana della Cucina Italiana nel Mondo | dal 21 al 27 novembre 2016 | http://eventisistemapaese.esteri.it/Eventi/cucinaitalianamondo/index.asp

 

a cura di Antonella De Santis

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