Libri. Le Assaggiatrici di Rosella Postorino

5 Mag 2018, 13:00 | a cura di

Un libro racconta le vicende immaginarie delle โ€œassaggiatriciโ€ di Hitler, le donne che dovevano provare il cibo del Fรผhrer per verificare che non fosse avvelenato. 

   

 

โ€œMia madre diceva che quando si mangia si combatte con la morteโ€ dice Rosa Sauer, protagonista de Le Assaggiatrici, di Rosella Postorino. E non solo nel senso che il cibo รจ necessario per vivere, ma anche in quello opposto, che puรฒ essere fatale (come puรฒ esserlo il vivere stesso): c'รจ un corollario di allergie, soffocamenti, patologie legate all'alimentazione sempre in agguato โ€“ certo - ma il rischio di morire a causa del cibo assume contorni piรน definiti per Rosa, di professione assaggiatrice. A lei, con altre nove compagne, il compito di verificare che il cibo destinato al Fรผhrer non fosse avvelenato, assaggiando - giorno dopo giorno, pietanza dopo pietanza - i suoi pasti. Tre volte al dรฌ, pagata generosamente. Pagata per mangiare il cibo di Hitler (e morire avvelenata al posto suo).

 

La storia

Durante la Seconda Guerra Mondiale alcune donne furono assoldate per assaggiare il cibo destinato ad Adolf Hitler con l'obiettivo scongiurare possibili avvelenamenti. Lo raccontรฒ, nel 2014, Margot Wolk, all'epoca ultranovantenne, ultima โ€œassaggiatriceโ€ ancora in vita: aveva tenuto il segreto fino ad allora. Era troppo scabroso, in un certo momento forse persino pericoloso, rivelare di aver lavorato per Hitler. Si puรฒ dire che non era una colpa, quel lavoro, e che in quei tempi, in Germania, non ci fosse altra scelta se non obbedire, ma era pur sempre un argomento spinoso โ€œsembravamo tutti consenzienti, in Germaniaโ€ scrive la Postorino.

 

 

 

Il libro

Rosella Postorino, letta la notizia delle assaggiatrici, pur non riuscendo a parlare con Margot Wolk, la elabora in un romanzo, in cui immagina la vita, le storie, le emozioni di queste donne. Il paradosso di trovarsi, improvvisamente, satolle e ben nutrite in anni in cui la fame uccideva quasi quanto le bombe, e di rischiare costantemente di morire proprio a causa del cibo: โ€œquando si mangia si combatte con la morteโ€ dicevamo all'inizio, e questo pensiero percorre sotterraneo tutto il libro. โ€œHitler mi nutriva, e quel nutrimento poteva uccidermiโ€. Cosรฌ abbondante e ricco (soprattutto all'inizio, quando la parabola del Fรผhrer non era ancora nella sua fase discendente) da sentirsi male: โ€œavevano saziato la fame, e non c'erano abituateโ€. Ma dopo un po' l'organismo comincia a lavorare regolarmente, come si fosse ripreso dallo stupore per quell'opulenza: โ€œil mio stomaco non ribolliva piรน: si era lasciato occupareโ€ si legge,โ€œil mio corpo aveva assorbito il cibo del Fรผhrerโ€; di piรน: โ€œil cibo del Fรผhrer mi circolava nel sangueโ€. Condannata a essere, in un certo senso, della stessa sostanza di Hitler.

Cosรฌ di pasto in pasto, le assaggiatrici affrontano quello strano lavoro, un impiego rischioso e forse immorale: โ€œfino a dove รจ lecito spingersi per sopravvivere?โ€ Si puรฒ accettare di essere sacrificati nello stesso tempo in cui si viene salvati? Si puรฒ accettare di eseguire, da soli, la propria condanna a morte? E di farlo per proteggere l'autore della piรน feroce dittatura di tutti i tempi? โ€œLavorare per Hitler, sacrificare la vita per luiโ€ dice la Postorinoโ€œera quello che facevano tutti i tedeschiโ€. Ma quella che rischiavano le assaggiatrici era una morte da topi, non da eroi: โ€œle donne non muoiono da eroiโ€.

 

Mangiare come atto di vita, di ribellione, di rassegnazione, di seduzione

Se nei primi giorni i pasti sono un momento di tensione insopportabile, durante i quali la paura della morte si accompagna alla reazione del corpo che a tutto quel cibo non รจ abituato, in seguito le cose si regolarizzano: ci si abitua a tutto, nella vita. A quel ben di Dio come alla paura, compagna fedele di ogni boccone, cui non si fa quasi piรน caso. Rimane un terrore sottocutaneo che trova talvolta spiragli per tornare a galla, talaltra delle vie di fuga per nascondersi ed essere ignorato, allo stesso modo in cui non si fa piรน caso alla minaccia continua dei giorni di guerra, quando ognuno cerca delle tregue immaginarie pur di costruirsi una qualche normalitร . รˆ necessario, sรฌ, per vivere. Vivere - in fondo โ€“ potrebbe ridursi a questo: mangiare e digerire. Andare avanti, nonostante tutto, fino a che qualcosa rompe la routine e rivela la vertigine. Per via di un miele avariato, si dice, che intossica le donne: solo un giorno che interrompe la sequenza di cibo-digestione cibo-digestione. E quel sapore degli asparagi, un po' amaro: โ€œma il veleno non รจ amaro?โ€. E giรน a bere per cercare di diluire il piรน possibile il pericolo. Ma sono solo asparagi, con le loro caratteristiche. โ€œQuella sera, l'urina di Hitler puzzava come la miaโ€. La fisiologia, prima di tutto, come quandole ssaggiatrici devono studiare dei testi sull'alimentazione. Perchรฉ quella loro professione doveva essere svolta con perizia (dovremmo ricordarcene sempre noi, che di cibo scriviamo), e a Rosa โ€œsembra di spiare tra le budella di Hitlerโ€. Un'abitudine che le rimane anche โ€œdopoโ€, quando tutto รจ finito. Si guarda intorno a una mensa, fino a individuare qualcuno che mangi le stesse sue cose, tracciando, finalmente senza angoscia, un'ideale connessione con qualcuno attraverso un cibo condiviso.

 

Le storie di ognuna nella storia di tutti

Sullo sfondo la guerra con le sue tragedie, in primo piano la vita di ognuna delle assaggiatrici: gli amori (del resto, ogni storia รจ una storia d'amore, si suol dire), i dolori, i mariti dispersi in guerra, i genitori scomparsi o ancora presenti, i divi del cinema, le relazioni tra di loro, i segreti - tanti segreti - i sogni infranti quelli ancora in vita. Perchรฉ, come sempre, nella grande storia ci sono mille piccole storie, ognuna minima ma enorme per chi la vive e per chi la vuole ascoltare. C'รจ, costante, il riferimento al cibo, e ancora di piรน all'atto del mangiare e alla bocca come via d'accesso per una conoscenza profonda delle cose e del mondo. Come quando Rosa racconta quel primo appuntamento, dove tutta la seduzione si dipana nel poco spazio di una fetta di torta โ€œquando l'avevo visto ingurgitare il primo boccone, masticando in fretta, una foga abitudinaria, ne avevo avuto voglia anch'ioโ€ e mangiando insieme si annullano le distanze: โ€œaveva involontariamente bloccato la mia forchetta con la sua, ed era stato come se mi toccasseโ€. E poi via via, con l'avanzare del sentimento: โ€œquesto era l'amore: una bocca che non morde. O la possibilitร  di azzannare a tradimentoโ€. C'รจ quel ricondurre tutto alla bocca, per saggiare sapore e consistenza delle cose, per scoprirle piรน dall'interno e immaginarsi soffocare: il filo da sarta, la moneta da un Pfenning, persino la mano del fratellino poi stretta in un morso rabbioso. C'รจ il viaggio in treno, drammatico ma non tragico, in cui si condivide il cibo con altri disgraziati โ€œcome fosse sempre possibile allestire una mensa, tra esseri umaniโ€. C'รจ una fame d'aria che diventa insopportabile e una costante, profonda, risonanza di quel che il cibo rappresenta.

 

Le Assaggiatrici โ€“ Rosella Postorino โ€“ Feltrinelli โ€“ 288 pp โ€“ 17 โ‚ฌ

 

a cura di Antonella De Santis

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