Sapori tra le righe. La cucina degli amori impossibili di Roberto Perrone: storia d'amore e rivalità in cucina

16 Ago 2013, 08:00 | a cura di
Come insegnano cinema e televisione le nuove storie d'amore nascono cucinando. Ma cosa succede se i protagonisti vengono da due famiglie di ristoratori da sempre in lotta tra di loro? “La cucina degli amori impossibili”: Amori e (dis)sapori in salsa ligure.

Io cuoco? Piuttosto monaco tibetano”. Sono queste le prime parole di Augusto Cavasso, protagonista del libro La cucina degli amori impossibili del giornalista Roberto Perrone. E già da questo esordio si capisce cosa aspettarsi: un'ascesa letteraria verso l'Olimpo della cucina italiana. Ma andiamo con ordine. Quando nelle prime pagine si fa la conoscenza di questo originale personaggio - campione di basket ligure emigrato negli Stati Uniti per sfuggire alla dittatura del padre cuoco – si resta ipnotizzati dal suo carisma e dalle sue piccole manie (la passione per il film e la preparazione enciclopedica sulla lingerie femminile). Ma si intuisce subito che il cambiamento è dietro l'angolo, anzi sull'aereo che lo riporta in Italia, e ha le sembianze di una bella donna di nome Rossella, italiana anche lei. “Continuiamo a far finta di essere americani o parliamo come mangiamo?”. È l'ironico approccio in chiave gastronomica del protagonista. Ma quanto il cibo segnerà davvero il loro incontro, i due lo scopriranno solo all'atterraggio quando capiranno di essere figli di due acerrimi nemici, proprietari dei migliori ristoranti della Riviera Ligure, i Cavasso e i Maggiorasca. Augusto cerca di sdrammatizzare: “Stiamo parlando di cucina, di ristoranti, non di Montecchi e Capuleti, o di Guelfi e Ghibellini. Ho come l'impressione che la stiate facendo più grossa di quella che è. Cuochi in guerra? Potrebbe essere il titolo di una fiction, al massimo. Uno spaghetto, un tortello, un pansotto ci divideranno”?
Ma c'è poco da scherzare: chi è dell'ambiente sa che, soprattutto in un piccolo borgo, la rivalità tra ristoranti può raggiungere livelli molto alti (ne sanno qualcosa anche “Manuelina” e “Da O' Vittorio” di Recco a cui potrebbe essere ispirata la vicenda?). E poi, come se non bastasse, a complicare il tutto c'è di mezzo la presenza-assenza dell'odiato e appena defunto padre di Augusto: lo chef (pardon, cuoco, come preferisce essere definito lui!) Cesare Cavasso, soprannominato il Grand'Uomo. “Mio padre è stato uno dei più grandi cuochi del mondo. Stelle, cappelli, forchette, cucchiai, soli, lune, pianeti, fiori, comete: insomma, tutti i simboli dei punteggi più alti nelle guide dei ristoranti lui li ha avuti”. Quello che non ha mai avuto è, invece, un buon rapporto con il figlio. Basta qualche excursus nel passato di Cesare per capire il tipo di personaggio, autoritario e pieno di sé: al momento prendere le redini del ristorante di famiglia aveva detto alla madre “Non c'è spazio per due grandi solisti in una cucina, come in qualsiasi altro luogo. Quando penserai di andare in pensione, chiamami”. E come primo atto dall'insediamento aveva fatto eliminare dalle pareti tutte le foto dei vip passati dal ristorante. “A parte che fa tanto trattoria Broccolino”aveva detto “qui famosi siamo noi, sono gli altri che devono appendere le foto del nostro ristorante a casa loro”. Il figlio Augusto, invece, è di tutt'altra pasta, molto più pacifico e scanzonato, ma il ritorno in Liguria gli riapre un mondo e soprattutto gli fa intravedere quella strada che per lui aveva sognato (e segnato) il padre: continuare la tradizione di famiglia. Ma il giovane Cavasso sarà all'altezza del compito? Prevarrà l'odio per il padre o l'amore per Rossella? Troverà un equilibrio tra l'iniziazione alla cucina e la vita di coppia? Una moderna storia d'amore tra i fornelli sui cui irrompe lo stile ironico e diretto di Perrone che non risparmia piccole frecciatine alle mode del momento: dal Km zero al dilagare del fenomeno-blogger, “quelli che negli ultimi anni son diventati famosi sulla rete stroncando i ristoranti [...] spesso giovinastri autoproclamatisi esperti di enogastronomia, che si atteggiano a grandi critici”. Piccoli sarcasmi d'autore che rendono la materia viva e frizzante, insieme a qualche ingrediente piccante che ne esalta il gusto, portandolo ad alte temperature. Finale non scontato.

Nota a margine. Il romanzo è ricco di ricette che sembrano invitare il lettore a un raffinato giochino culinario: riconoscerne la provenienza. Diciamo che si tratta di “citazioni colte” dai menu dei più grandi chef d'Italia. Un esempio. Spaghetti con tartara di alici, bottarga di tonno e succo di carota. Ne avete già sentito parlare? È uno delle creazioni di Ciccio Sultano del Duomo di Ragusa. Le altre scopritele voi... (soluzioni nella pagina dei ringraziamenti).

La cucina degli amori impossibili | Roberto Perrone| Mondadori | pagg. 300 euro 17

a cura di Loredana Sottile

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