Taste Festival, a Roma chef e pubblico a confronto

24 Set 2012, 12:47 | a cura di

Dedicato a tutti quelli che ci sono stati, a quelli che non hanno potuto e a quelli che… “andare al Taste? Potrei ma non voglio”. Lo dicono anche le statistiche: l’italiano medio è più disposto a spendere per il cibo che per la tecnologia, e non c’è schermo al plasma che tenga di fronte ad un bel piatto gustoso e fumante. Un orientamento confermato pienamente da Taste of Roma.

Il grande pubblico capitolino si è riversato all’interno dei giardini pensili dell’Auditorium Parco della Musica; alcuni intimoriti, altri carichi di aspettative. C’è chi è andato a “stomaco pieno” e chi, invece, non ha perso occasione per degustare di tutto e di più. Una sola cosa ha accumulato tutti: la soddisfazione all’uscita.

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Il primo stand-ristorante che si incontrava all’entrata era quello di Francesco Apreda (nella foto), chef di Imago, ristorante dell’Hassler Hotel.
“Sono molto contento di essere venuto qui per due motivi principalmente” ci ha detto. “In primo luogo perché ho avuto la possibilità di presentarmi al grande pubblico, un’ottima occasione di visibilità, sia per il mio ristorante che per la mia offerta, che ho voluto sfruttare a costo di lasciare la cucina dell’Imago”. E poi? “E poi perché ho avuto io per primo l’occasione di conoscere il pubblico capitolino. Ho incontrato persone che sapevano tutto di me senza mai essere venuti a mangiare. La cosa mi ha stupito e divertito. È stato un incentivo a proseguire sulla via intrapresa. Si è rotta, in questa occasione, la distanza che divideva me dal grande pubblico. Ho capito che a spaventare non era tanto il prezzo della cena, quanto la paura dell’ignoto”.

Ed è stato questo forse il più grande merito del Taste of Roma. Irrompere in una città con una fortissima tradizione culinaria, in cui chi va al ristorante teme più quello che potrebbe trovare nel piatto che il conto alla fine.

Lo spettro della nouvelle cuisine atterrisce non poco.

“E se poi nel piatto ci troviamo un gambo di sedano con due uova di non so quale pesce?” ci ha risposto un visitatore, spalleggiato da una moglie che non la smetteva di annuire, alla domanda: perché non siete mai andati a mangiare da uno dei 12 chef presenti?

Questa domanda è stata posta alla coppia subito dopo aver varcato l’ingresso.

Intercettati all’uscita, dopo tre ore intense di degustazioni, la stessa coppia, sorridente e accarezzandosi la pancia ha dichiarato soddisfatta: “non ci aspettavamo questo tipo di cucina, il baccalà croccante di Agata era delizioso, ci ha stupito l’uovo 65° carbonara di Roy Caceres e il dolce di Kotaro Noda, il giardino zen, beh, quello l’abbiamo preso due volte!”.

Ma Taste of Roma è stato anche innovazione in cucina oltre che nei piatti, una su tutte la presentazione del nuovo progetto Electrolux, ovvero portare le piastre ad induzione nelle case degli italiani con una linea ad hoc. Parliamo di “Inspiration”accontata in video direttamente dal Marketing manager Michele Sarri

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E per concludere un regalo, fatto ai lettori di Gambero Rosso da un pasticcere d’eccezione: Ernst Knam e la sua vellutata.


Saverio De Luca

24/09/2012

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