Torna a Torino la cena di beneficenza del Menu a 10 mani (quest'anno 12)

4 Mag 2016, 15:35 | a cura di

Signori, si cambia. Ricordate il menù a 10 mani con grandi chef (Marcello Trentini alias Magorabin, Maurilio Garola della Ciau del Tornavento, Massimo Camia, Igor Macchia dalla Credenza, Claudio Vicina)? Dimenticatevi tutto, o quasi.


L'evento a 12 mani

Della formula lanciata a gennaio a Torino (leggete tutto qui), da To-be, EatBin e Menù à porter è rimasta la formula a “più-mani”, salite però a 12 (dalle 10 iniziali) con una new entry al femminile, quella di Alida Gotta, giovanissima e fascinosa finalista di Masterchef, che ha curato l’aperitivo di benvenuto e gli amuse bouche. Gli chef coinvolti nella cena di beneficenza sono tutte giovani promesse (in realtà anche qualcosa di più): hanno intorno a trent’anni, come in una vecchia canzone di Mimmo Locasciulli, e hanno puntato all’innovazione, alla creatività, alla voglia di stupire, mettendo da parte la tradizione. Questo nonostante la cena-evento si sia svolta in una cornice molto “sabauda”: Palazzo Ceriana Mayneri, elegante casa patrizia di fine Ottocento, fatta costruire dal conte Carlo Ceppi su un terreno di proprietà del conte Ludovico Ceriana Maynerie, oggi sede del Circolo della Stampa.

La vera continuità con l’evento precedente sta nello scopo benefico: la seconda cena a più mani sostiene l’Associazione Marco Berry Onlus per uno dei progetti di integrazioni future per l'ospedale Pediatrico MAS/Mohamed Aden Sheikh Children, ad Hargeisa nel Somaliland, che ad oggi ha già visitato gratuitamente più di 35.000 bambini. Fino al 2012 non esisteva nessun ospedale gratuito ad Hargeisa: oggi l'ospedale non solo è una realtà, ma è raddoppiato con 1.600mq e la degenza funziona 24 ore su 24: si deve però ancora completare e avviare il blocco operatorio, e il ricavato della serata sarà devoluto in parte a questo progetto che consentirà di curare le patologie chirurgiche in modo completo.

Palazzo Ceriana Mayneri

 

I protagonisti e il food

Così 5 giovani chef Federico Allegri del Resort San Quintino di Busca, nel Cuneese, Alfonso Russo del Ventuno.1 di Alba, e i torinesi Stefano Chiodi Latini (Villa Somis) Alessandro Mecca (Spazio7) e Cesare Grandi della Limonaia hanno preparato una portata ciascuno di un menù improntato alla creatività.

Nel cortile del palazzo la serata è cominciata con cocktail al tè Damman Frères e classici Martini abbinati a piccoli sfizi di Alida Gottache ha stupito con i suoi finger realizzati con il gelato salato di Marco Serra di Mara dei Boschi(come pomodoro confit e gelato di pane, o gelato di piselli, sfoglia di formaggio e bacon saltato) e ha convinto all’inizio del pranzo con un amuse bouche di tagliatelle di calamaro, olio e limone, polvere di pomodoro e nero di seppia, buono da mangiare e bello da vedere. Un tocco femminile inequivocabile e dichiarato: “amo emozionarmi ed emozionare. Il gusto è il nostro senso più sviluppato e diretto, arriva dritto al cuore senza mentire, provocando sentimenti sempre diversi. E la cucina è il nostro ponte per portare fuori dalla nostra anima tutto ciò che proviamo e sconvolgere la realtà in maniera ogni giorno diversa”.

Promettente inizio per una cena fatta di emozioni (parola abusata, lo sappiamo, ma qualcuno trovi in fretta un sinonimo altrettanto efficace) che ha avuto la benedizione del grande vecchio del food Giorgio Grigliatti.

 

Cena

La cena

Ha cominciato Allegri, che è stato allievo di Magorabin, poi si è messo in proprio e ora officia al San Quintino Resort di Busca e ha preparato un antipasto insolito e convincente di scampi islandesi, fragole e mandorle. Un abbinamento di passione, presentato con altrettanta passione “la cucina è trasporto, sentimento e arte… è la mia vita, e la mia vita non è una linea retta”. Lui si autodefinisce artista, e alterna creatività con ritorno al territorio, orientamento che è stato un po’ il letiv motiv di tutta la cena.

Così ha strizzato l’occhio alla tradizione Alfonso Russo del Ristorante 21.1 di Alba con la Perla Napoletana, versione riveduta e corretta della mozzarella in carrozza, il secondo antipasto.

Stefano Chiodi Latini del Villa Somis ha proposto il suo Cortile piemontese, un riso con frattaglie di animali da cortile, blu del Moncenisio, fave di cacao e terra di barbabietola “che mette a confronto un'arcaica idea di richiami del nostro cortile, con accostamenti quanto mai bizzarri”.

Al secondo ha pensato Alessandro Mecca, chef del Ristorante Spazio 7 della Fondazione Sandretto, tempio dell’arte contemporanea. La sua cucina procede fra sperimentazione e contaminazione, lasciandosi ispirare dal contesto, giocando con gli ingredienti, “come fa un artista scelto per esporre in un centro d’arte contemporanea, anche la cucina dove sognare rimanendo con i piedi per terra”. Il suo piatto: churrasco d’agnello, fiori ed erbe di primavera.

A chiudere la cena Il giardino dei Limoni di Cesare Grandi, giovane e brillante chef della Limonaia: un limone dolce che sembra vero e racchiude un cuore di spuma di limone e yoghurt, in una terra di scaglie di cacao. La sua cucina ha un richiamo culturale preciso, un desiderio di esaltare con la sperimentazione ricette antiche e popolari e trasformarle in piatti contemporanei e originali.

Ad ogni portata è stato abbinato un grande vino, nell’ordine dall’Extra Brut Millesimato 2010 di Contratto al Blangè Arneis di Ceretto, il Ruchè Laccento 2014 di Montalbera, il Barbaresco Rabàja 2012 di Bruno Rocca, il Barolo Ravera di Principiano per finire con il Moscato d’Asti docg Caì d’Gal.

E per chiudere degustazione di cioccolato Domori, fave tostate e tavolette e distillati Velier, fra cui un intrigante Mazcal Montelobos.

Insomma, come ha detto Giorgio Grigliatti una cena d’eccellenza “con giovani che diventeranno i grandi chef di domani e una masterlady brava e di talento”. Saranno (sono?) famosi.

 

Info: www.tobeevents.it-www.menuaporter.net

 

a cura di Rosalba Graglia

 

 

 

 

 
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram