5. Italian Sauvignon vs New Zeland Sauvignon

18 Giu 2010, 17:03 | a cura di

Sfidiamo i nostri avversari sul loro terreno preferito: il Sauvignon blanc. Abbiamo selezionato due etichette, stessa annata, uguale fascia di prezzo. Si prospetta un incontro equilibrato, teso fino all'ultima goccia. C'è il pubblico delle grandi occasioni, tutto esaurito in sala degustazione. Molto entusiasmo tra i tifosi equame

nte distribuiti: 50&50.

L'Italia schiera in campo il Sauvignon Indra 2008. Per chi non lo conoscesse gioca nella Cantina Girlan. E' stato segnalato dai talent scout del Gambero Rosso che seguono in diretta il match.

La Nuova Zelanda controbatte con il Sauvignon blanc Saint Clair 2008. Gli osservatori dell'Enoteca Trimani di Roma l'hanno scovato nel campionato della Nuova Zelanda dove gode di buona reputazione.


Qui Casa Azzurri.

Al fischio d'inizio il vino si presenta con una maglia insolita. Giallo paglierino con tenui riflessi verdi. Il Sauvignon Indra è abituato a giocare in quel di Cornaiano su campi da gioco ghiaiosi con un alto contenuto di calcare ed argilla. La scuola calcio è chiaramente altoatesina: 45.000 gli esemplari forgiati. Muovendosi bene sui bordi del bicchiere, sprigiona sensazioni molto delicate. Ha profumi intriganti di cedro e ortica assieme a una leggera nota d'idrocarburi. L'olfatto è intrigante, sfugge dalle classiche note sprezzanti del vitigno, giocandosi la carta dell'eleganza. Al momento dell'entrata in area di rigore si presenta fresco e sapido. Ha grinta salina, un bouquet ben definito e articolato, una trama molto fine. E' un centrocampista dai piedi buoni che sa difendere e impostare bene la manovra. Vinificazione d'acciaio. Complimenti al giovane enologo Harald Schraffl. Il corpo è saldo, da elogi l'equilibrio e l'armonia. Nel secondo tempo è avvolgente, balsamico; salvia e menta accompagnano la scia minerale. E' lungo. Arriva al novantesimo ancora pimpante, ha classe e dinamicità da spendere. Un compagno ideale? Il carpaccio di spigola. Bel vino.

Nella Terra dei Kiwi.
Segnaliamo subito all'arbitro un problema non secondario: i due vini vestono una casacca davvero simile! Il colore, in questo caso, è leggermente più scarico. In mancanza di una maglia da trasferta, cambiamo il bicchiere. E' nero opaco. Siamo nella regione di Marlborough, l'area più vocata per la produzione di vini bianchi. Il vino si è formato nella Wairau Valley su terreni di ghiaia e sabbia.  Lo speaker annuncia che il 60% dell'intera produzione neozelandese è rappresentata dal Sauvignon blanc, seguono a ruota Chardonnay e Pinot nero. Non fatichiamo a stappare la bottiglia, il sughero non c'è. E' sostituito da un ergonomico, anche se meno affascinante, tappo a vite. I primi minuti esprimono immediatamente la sostanza di questo vino. L'intensità è davvero spiccata con una netta e fresca sensazione di pompelmo rosa. Seguono note di glicine, uva spina, anice stellato e sambuco. E' un terzino fluidificante dalla grande corsa e tiro dalla distanza. Quando lo portiamo al palato abbiamo la conferma. La marcata acidità sostiene splendidamente la beva. Sul campo di gioco evidenzia tanta forza e tenacia. Si esaltano le note erbacee e l'agrume: una rigenerante spremuta di pompelmo rosa. Rimaniamo sorpresi da tale intensità di gioco. L'allenatore in questione, nonché winemaker, è Matt Thomson. Solo acciaio. Nella ripresa corre con grande energia e lunga persistenza.  Abbinamento ideale? Risotto agli asparagi.

Risultato finale: Italia – Nuova Zelanda 2-1

I vini escono tra gli applausi del pubblico. Il match, in bilico fino all'ultimo, si è deciso solo nei minuti finali. L'ha spuntata il Sauvignon Indra grazie a maggiori doti di equilibrio ed eleganza. Un plauso e l'onore delle armi al Sauvignon blanc Saint Clair.

Lorenzo Ruggeri
18/06/2010
 

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram