Sicilia/Un'isola mai fuori stagione

5 Nov 2010, 11:14 | a cura di

Il mare sullo sfondo, prendiamo le strade verso l'interno a caccia di sapori e profumi intensi, identità di un territorio ricchissimo di eccellenze gastronomiche e di grandi vini. Tutti da scoprire.

 

Se c’è un luogo che non ha “fuori-stagione”, la Sicilia è uno di questi. Un&rsq

uo;isola verde, ricca di paesaggi, di arte, di sapori, di cultura, un’isola per il mare, ma anche una meta per lo spirito. La Sicilia, dunque, fuori stagione è una meta di cui approfittare: per visitare le città e  luoghi d’arte, per scoprire prodotti golosi senza la pressione di frotte di turisti, per assaporare gli oli nuovi che in questo momento sono in parte già pronti, per assaggiare salumi, funghi, per mangiare pesce ottimo che a novembre è decisamente meglio che non in agosto, per sfruttare un clima mite fuori dal caldo e dall’afa estivi.

Così, ipotizzando un itinerario ricalcato sulle mete estive – che può essere fatto in entrambi i sensi, da Palermo a Catania e viceversa, passando però dalla costa occidentale e risalendo (o scendendo) per Agrigento e Trapani – eccoci a scoprire luoghi di mare senza pensare solo al mare.

La Sicilia offre infatti anche soggiorni termali, tra Sciacca e Aci Reale (famose per le loro acque curative), con resort e alberghi legati al wellness. E offre diverse iniziative culturali, prima fra tutti, a Monreale alle porte di Palermo, la Settimana di Musica Sacra nella spettacolare cornice del Duomo arabo-normanno.

Più in là ancora, tra dicembre e febbraio, è possibile partecipare alle celebrazioni religiose-popolari che animano Catania e Siracusa fuori dai ricchissimi riti pasquali: la festa di Sant’Agata, patrona di Catania, che culmina agli inizi di febbraio nella processione di cera delle candelore e che dà una sferzata di vita alla cittadina barocca. E la popolarissima festa di Santa Lucia, patrona di Siracusa, che il 13 dicembre viene celebrata in una processione in cui la statua della santa viene trasportata dalla cattedrale di Ortigia alla basilica a lei dedicata.

A Catania, e nei paesi alle pendici dell’Etna, continua fino a dicembre il cartellone dell’Etna Fest, con musica, teatro e performance: ogni domenica, a novembre, si terranno alle 19 gli spettacoli dei pupi presso il Teatro le Ciminiere. Dicembre, invece, è dedicato alla figura e ai luoghi di Giovanni Verga protagonista di incontri, opere teatrali, proiezioni cinematografiche dal 9 al 18 del mese (www.etnafest2010.com).

Per gli appassionati di gastronomia, poi, l’autunno – come la primavera – è il periodo migliore per gustare i cibi della tradizione, senza il fastidio del caldo e delle torme di turisti che prendono d’assalto botteghe e ristoranti. Il primo mangiare che vi abbraccerà, appena mettete piede a Palermo (o a Catania, splendida con i suoi chioschetti, i banchi della Pescheria e le sue gelaterie), è quello di strada: dalle friggitorie di Palermo e Catania ai mercati pubblici, dai banchetti ambulanti alle focaccerie, fino alle sagre che in questo mese celebrano soprattutto olio (come a Ficarra, a Chiaramonte Gulfi con Olio e nons’olio, a Castelvetrano, a Scicli e a Trapani con la sua Dop), legumi e castagne (Polizzi Generosa col suo famoso fagiolo Badda e Zafferana Etnea con castagne, pistacchi e miele), salumi (Caccamo, Misilmeri, Caltagirone) e prodotti di montagna come le tante sagre sui Nebrodi, sulle Madonie e quella di San Giovanni Gemini (Agrigento); dolci, come il buccellato (a Caccamo, a Marineo) e la tradizionale Testa di Turco di Castelbuono, la frittella di san Martino a Ragusa, la cassatella di Agira (Enna) e la Truscitedda di Castronovo di Sicilia.

Ristoranti di livello a parte, dal Duomo di Ragusa alla Madia di Licata, dalla Gazza Ladra di Modica alla Fattoria delle Torri di Modica, la Sicilia tra Palermo e Catania offre una varietà davvero divertente di cibi di strada, poveri e pieni di sapore, adatti a palati forti, curiosi e non troppo esigenti.

Nel capoluogo, basta fare un salto alla Vucciria, al Capo, a Ballarò (forse l'angolo più multietnico della città) o al Borgo Vecchio, seguendo le scie di fritto e di frattaglie che saprà guidarvi meglio della mappa cittadina. Qui regnano le panelle, chips di ceci da gustare in grandi focacce di pane e sesamo, a cui spesso si abbinano i così detti cazzilli fritti (delle crocchette di patate); le melanzane fritte e il cicireddu, ovvero pesce piccolissimo infarinato e fritto al momento. Per non parlare del pani cà meusa (panini con le interiora di bue bollite nello strutto) condito con limone o ricotta o formaggio locale; e della stigghiola: spiedini di pecora o di vitello sulla griglia.

Bellissimi sono i banchi del pesce, come nel famoso Mercato del Pesce di Catania. Vi troneggiano interi pescispada, cernie scure, orate e saraghi, cozze e vongole, polpi ed altri crostacei, abbonda il pesce azzurro, tra sarde già pulite, sgombri, spatole argentate e caponi.

I gamberi, da quelli grossi e rossi di Mazara del Vallo, a quelli più piccoli di sabbia, spesso già puliti e sgusciati. Ecco, qui la vita si fa teatro... Shakespeare vi trascorrerebbe ore e ore per sfamare la sua vivida fame di personaggi, voci, storie e suoni. Il teatro della vita.

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di Stefano Polacchi
novembre 2010

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