Cook the mountain: il futuro dell’alta gastronomia montana in un movimento che unisce chef dalle Alpi alle Ande. Norbert Niederkofler alla guida

6 Lug 2014, 08:07 | a cura di
Un progetto internazionale per valorizzare il rapporto con territori montani spesso ostici per l’agricoltura, ma ricchi di materie prime da riscoprire. Come avviene da anni nelle cucine dei nove chef internazionali coinvolti nell’iniziativa, tra erbe spontanee, radici, bacche, funghi e patate andine.

È un progetto all’insegna dell’alta gastronomia, del rispetto per l’ambiente, della cura nella selezione di materie prime, meglio se individuate tra i tanti prodotti che forniscono i territori d’alta montagna. Sono le montagne di Norbert Niederkofler, quelle dell’Alta Badia dell’apprezzato ristorante St. Hubertus di San Cassiano, a far da cornice al movimento Cook The Mountain, in cui lo chef altoatesino ha coinvolto otto chef di fama internazionale. Un’idea nata tre anni fa, ma presentata ufficialmente nei giorni scorsi presso l’albergo Rosa Alpina in vista dell’Expo 2015.
È la valorizzazione delle materie prime di alta montagna, il rispetto della loro stagionalità e la conoscenza delle caratteristiche primarie di bacche, erbe d’alta quota, radici ed ingredienti solitamente poco utilizzati in cucina a riunire gli chef che hanno aderito al nuovo movimento internazionale per la diffusione di un corretto e creativo utilizzo di questi prodotti da cui ricavare un benessere diffuso, legato al mantenimento dei principi nutrizionali. Perché la cucina d’autore può trarre ispirazione anche da ingredienti poveri e solo apparentemente poco appetibili.
I nove chef coinvolti provengono da dimensioni e territori ben diversi tra loro; oltre all’ideatore del progetto, partecipano al primo movimento internazionale di gastronomia montana Giancarlo Morelli, chef del ristorante Pomiroeu di Seregno, Roland Trettl, in rappresentanza delle montagne altoatesine, Alfio Ghezzi della Locanda Margon, Virgilio Martinez, talento peruviano del Central di Lima impegnato da anni nella valorizzazione delle patate andine (che crescono a 5000 metri di quota), Ana Ros, chef slovena particolarmente abile nel trattamento dei funghi, Rodolfo Guzman da Santiago del Cile, dove gestisce il ristorante Boragò annoverato tra i 50 Best, Josean Alija, chef del Nerua al Guggenheim di Bilbao, Eleonora Cunaccia, fondatrice di Primitivizia (azienda trentina che commercia erbe spontanee di montagna).

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