Da Bandiera Blu a Spiga Verde: il nuovo riconoscimento ambientale per le località rurali

22 Nov 2016, 14:30 | a cura di

Dopo Bandiera Blu, riconoscimento che contrassegna le zone balneari più incontaminate, arriva ora Spiga Verde, il marchio dedicato alle località rurali che premia i Comuni più impegnati nell'educazione ambientale e nelle iniziative di sostenibilità del territorio.


Bandiera Blu

Istituito nel 1987, Bandiera Blu è un riconoscimento internazionale per l'ambiente assegnato a località balneari europee e non, che si sono distinte per sostenibilità e rispetto della natura. A selezionare i Comuni meritevoli del premio, la FEE (Fondazione per l'Educazione Ambientale), che ha sottoscritto con due aziende dell'ONU, l'UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) e l'UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo) un protocollo di partnership globale e riconosciuta dall'Unesco come leader mondiale per l’educazione ambientale e l’educazione allo sviluppo sostenibile.

Spiga Verde

Ma a partire dall'estate scorsa, il progetto si estende anche alle località rurali con il nuovo simbolo della Spiga Verde, già assegnato a 13 Comuni italiani. Il programma, partito in fase pilota, deve ancora essere finalizzato e la campagna completa sarà avviata ufficialmente a cominciare dal 2017. “Spiga Verde nasce sulla scia di Bandiera Blu con l'obiettivo di indirizzare la politica di gestione delle località rurali verso una filosofia di sostenibilità e rispetto dell'ambiente”, spiega il Presidente di Fee Claudio Mazzà. E continua: “Il 29 novembre si terrà una riunione per definire alcuni punti e avviare la campagna”. Lo scopo di Spiga Verde è dunque quello di “affiancare le amministrazioni in un percorso ecosostenibile volto al miglioramento continuo”. Ogni anno infatti”, prosegue Mazzà, “chiediamo alle località contrassegnate con la Bandiera Blu di alzare il tiro ed elevare il livello e il numero di iniziative e operazioni a sostegno dell'ambiente e del territorio. Lo stesso faremo con Spiga Verde, cercando di unire le comunità del luogo, dalle scuole agli agricoltori, veri protagonisti del progetto”. Perché il senso del progetto è proprio questo: far cooperare le realtà di un territorio per la valorizzazione e tutela della propria terra.

I criteri di giudizio

Una delle caratteristiche più belle di Bandiera Blu è l'effetto emulazione che crea nei comuni limitrofi: l'assegnazione della certificazione stimola le varie località di quella zona a migliorarsi per ottenere il riconoscimento. E questo, siamo fiduciosi, accadrà anche nelle aree interne con la Spiga Verde”. Ma come si fa a ottenere il marchio? “Sono 67 gli indicatori che utilizziamo per selezionare i Comuni più meritevoli, suddivisi in 15 sezioni, a cominciare dalla gestione dei rifiuti per finire al risparmio energetico, senza tralasciare poi tutte le iniziative di educazione ambientale”. Contano, infine, anche le certificazioni agricole, come quelle per la coltivazione biologica o biodinamica, “ma guardiamo soprattutto il livello delle buone pratiche messe in atto quotidianamente”. E poi, naturalmente, un parametro importante riguarda le produzioni agroalimentari, “il modo in cui queste vengono tutelate e promosse”. Ogni anno, tutti i Comuni vengono sottoposti nuovamente al giudizio dei professionisti, che valutano non solo il risultato finale ma anche, e soprattutto, il percorso di crescita della località.

Le conseguenze

E il marchio, secondo Mazzà, indirizza i flussi turistici: “Il turista di oggi, pur non essendo pienamente consapevole del suo ruolo determinante nello sviluppo di una località, è molto più responsabile di quello di ieri”. E proprio da questa consapevolezza ambientale nasce l'interesse di visitare aree incontaminate, zone in cui le popolazioni riescono a convivere armonicamente con la natura circostante: “Bandiera Blu, proprio come Spiga Verde, non è un marchio turistico, ma sicuramente influisce nelle scelte dei viaggiatori più attenti”. In definitiva, “la nostra è una politica dei piccoli passi, che però determina – a lungo termine – un cambiamento”.

a cura di Michela Becchi

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