Da gennaio 2017 nuove etichette del latte, ecco come leggerle

26 Ott 2016, 14:31 | a cura di

Dal primo gennaio entrano in vigore le nuove norme sull’etichettatura del latte e dei suoi derivati che prevedono l’obbligo di indicare non solo il Paese d’origine del latte, ma anche quello in cui viene pastorizzato e trasformato. Vediamo come leggere le nuove etichette.


Le nuove norme in materia di etichettatura

Dopo il via libera europeo anche l’Italia si appresta a rivoluzionare le etichette del latte, che dovranno indicare obbligatoriamente l’origine del latte e della materia prima usata per produrre formaggi e yogurt, il luogo di pastorizzazione e quello di trasformazione. L’indicazione d’origine è obbligatoria per tutti i tipi di latte, “vaccino, bufalino, ovo-caprino, d’asina e di altra origine animale”, sia per il latte fresco, che per il pastorizzato, sterilizzato con metodo UHT o con metodo “classico”. L’obbligo vale anche per le etichette dei prodotti lattiero-caseari preimballati, mentre vengono tralasciati i formaggi sfusi e preincartati. Le nuove regole varranno solo per i prodotti made in Italy, mentre non saranno obbligatorie per latte e formaggi importati. Sono esclusi anche gli alimenti biologici, DOP, IGP e STG, che hanno già un preciso regime di tracciabilità.

Come leggere le nuove etichette

Sono tre gli elementi che troveremo sulle nuove etichette: origine, Paese di trattamento, Paese di confezionamento. Qualora la confezione di latte sia stata prodotta nello stesso paese sarà possibile indicare semplicemente “l’origine del latte”, mentre, se le diverse fasi di lavorazione fanno riferimento a diversi paesi, sulle etichette dovranno essere riportate le informazioni su “paese di mungitura”, “paese di condizionamento” e “paese di trasformazione”. Se il latte dovesse provenire da diversi nazioni, l’etichetta dovrà riportare la scritta “miscela di latte di paesi UE” oppure “miscela di latte di paesi non UE”. Le stesse indicazioni varranno anche per le altre fasi del processo di produzione.

latte

Le altre etichette

Dalla fine degli anni ‘90 ad oggi sono stati fatti diversi passi in avanti nel percorso che porta alla piena trasparenza delle fasi di lavorazione del prodotto finale. In quel periodo, infatti, per fronteggiare l’emergenza della Mucca Pazza l’Europa ha imposto le indicazioni obbligatorie sulla carne, cui hanno fatto seguito nel 2003 le etichette di frutta e verdura, mentre nel 2004 sono state normate uova e miele. Il latte fresco, invece, è sottoposto a regole specifiche dal 2005: da più di dieci anni ormai è obbligatorio indicare la stalla di provenienza o la zona di mungitura. Poi è toccato al pollo made in Italy, con l’emergenza dell’influenza aviaria del 2005, e alla passata di pomodoro. Ma la strada è ancora lunga, come spiega Coldiretti: “L’etichetta resta anonima per circa un terzo della spesa. Due prosciutti su tre sono venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta (ma in questo caso la situazione si fa più controversa, come abbiamo riassunto qui, ndr), come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina, i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili”.

 

a cura di Francesca Fiore

 

 

 

 

 
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