Dalla vendemmia attiva al well-being, le nuove frontiere del turismo

10 Mag 2021, 14:47 | a cura di

“Dalla seconda metà di giugno sarà pronto il Green pass europeo mentre da metà maggio sarà in vigore il pass verde nazionale”, ha annunciato la settimana scorsa il premier Mario Draghi al G20 sul Turismo in merito alla realizzazione di un sistema di pass vaccinali che permetta spostamenti e viaggi all'interno del territorio nazionale. “Quindi” ha concluso, rivolgendosi ai potenziali turisti “vi aspettiamo qua in Italia”.

Un invito, quello a riscoprire la nostra Penisola e a tornare a viaggiare, che trova immediato riscontro nella quarta edizione del Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano 2021, curato dalla professoressa Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico, e appena presentato al Senato.

Il testo, come ricorda il ministro del Turismo Massimo Garavaglia “è uno strumento di lavoro per la ripartenza del settore e dà delle informazioni preziose in linea con il messaggio lanciato pochi giorni va dal premier Draghi al G20 e con i sette punti approvati per rilanciare il turismo: mobilità sicura tra i Paesi; gestione della crisi con soluzioni comuni ma anche speciali; resilienza; inclusività; transizione verde; transizione digitale; investimenti e infrastrutture".

Dal canto suo, il sottosegretario del Mipaaf Gianmarco Centinaio, nel corso della presentazione, ha ricordato anche il tavolo che si è appena costituito sul turismo enogastronomico e che mette assieme le principali sigle di settore: “Insieme al confronto interministeriale e al dialogo con le associazioni, porteremo avanti anche il decreto attuativo sul turismo dell’olio e daremo agli operatori la possibilità di lavorare e tornare a programmare a lungo termine. Il compito della politica è quello di accompagnarli in questo percorso”.

 

Continua la corsa del turismo enogastronomico

Un percorso che, stando a quanto venuto fuori dal Rapporto, è già ben avviato, nonostante l’anno di stop, le restrizioni negli spostamenti e le paure del contagio. Se la pandemia ha, infatti, frenato la possibilità di vivere delle esperienze di gusto, di certo non ha fermato la corsa del turismo enogastronomico. Aumenta, infatti, del 10% il numero di chi ha viaggiato con principale motivazione il vivere l’enogastronomia. È questo uno dei trend emersi. “La crescita del fenomeno enogastronomico è costante” ha spiegato Garibaldi “se nel 2016 soltanto il 21% degli intervistati aveva svolto almeno un viaggio con principale motivazione legata a quest’ambito nei tre anni precedenti, con l’analisi 2021 la percentuale è cresciuta fino al 55%”. L’altra faccia della medaglia mostra, a causa del Covid, una diminuzione delle esperienze fruite in media del 27% rispetto 2019 e sul potere di spesa (il 31% afferma di aver destinato un budget inferiore rispetto al 2019, mentre il 27% dispone di maggiori risorse). Ma, ribadisce la professoressa “la globalità dei dati ci mostra una crescente attenzione al tema enogastronomico e anche un nuovo profilo del turista”. Vediamo quale.

Il nuovo turista enogastronomico

Più consapevole, attivo, esigente, innovativo e attento ai temi della sicurezza e della sostenibilità. È questo l’identikit del nuovo turista enogastronomico che, raggiunta la sua maturità è, ormai una vera sentinella del turismo virtuoso, una sorta di stakeholder del luogo e dell’azienda che opera in armonia con il suo territorio. La scelta di una destinazione, quindi, diventa una sorta di “premio” alle aree e alle aziende agricole che hanno operato per lo sviluppo autentico e armonico, rivalutando e proteggendo la cultura locale, creando nuove opportunità di lavoro soprattutto per giovani e donne. E la fidelizzazione del turista, con l’acquisto dei prodotti, appare come una logica conseguenza dell’esperienza vissuta.

Il Covid ha, inoltre, modificato le scelte del consumatore, che vuole vivere da protagonista le esperienze a diretto contatto con la natura. I mesi passati in casa durante i lockdown, infatti, lo hanno reso desideroso di passare più tempo possibile all’aria aperta, oltre che attento alle norme anti-contagio. Risultano molto apprezzati, quindi, gli investimenti in sicurezza e la loro comunicazione. “Rientra in questo filone tutto ciò che è touchless: un investimento a basso costo che tornerà utili anche per il futuro” ribadisce Garibaldi “Penso, ad esempio, alle visite auto fruite magari tramite smartphone, gradite dal 63% degli intervistati ma ancora poco diffuse nel nostro Paese: sono attive solo nell’8% delle cantine italiane. E, poi, risulta efficace anche il tracciamento dei contatti, indicato dal 73% dei turisti italiani che, in questo modo, si sentirebbero rassicurati”.

Esperienze in cantina: serve diversificare

Se il vino continua ad avere un peso notevole nell’esperienza gastronomica, c’è però una pecca che il turista rimprovera alle cantine: per il 60% le proposte di visita sono troppo similari tra di loro. Percentuale che scende al 53% se la si restringe all’enoturista, ma comunque in crescita rispetto all’anno precedente del 6%. Questo ci dice che la sola formula-degustazione da sola non basta più, così come non basta l’approccio passivo: oggi chi arriva in azienda vuole prendere attivamente parte alla visita, diventando egli stesso un elemento della comunità agricola. Un esempio su tutti è quello della vendemmia attiva, sempre più apprezzata (la indica il 53% degli italiani), specie dopo mesi di lockdown. “Un’attività che oggi si può svolgere grazie al decreto enoturismo” svela Garibaldi “sebbene l’Italia, rispetto alle cantine estere, sia ancora indietro su questo tema”.

Tra le altre esperienze in pieno sviluppo, ci sono quelle che rientrano nel cosiddetto well-being in cantina, come le spa nei vigneti e negli uliveti e in generale le attività sportive all’aria aperta (64% delle preferenze), tra cui wine trekking nei vigneti (46%), yoga, forest bathing. Fino ad arrivare ai pic nic tra i filari, indicati dal 75% dei turisti.

C’è, inoltre, un altro fenomeno in crescita, il cosiddetto bleisure (business + leisure, ovvero lavoro-piacere) che si collega direttamente allo sviluppo, in questo ultimo anno, dello smart working: il 57% dei turisti italiani ritiene proprio le cantine i luoghi dove poter svolgere riunioni di lavoro e meeting aziendali, grazie all’amenità e all’atmosfera rilassante.

 

Quali mete? La riscoperta dell’Italia

Complici le restrizioni, nel 2020, i turisti italiani hanno riscoperto il Belpaese come destinazione, determinando la voglia di approfondire la conoscenza del patrimonio di sapori territoriali: il 70% vorrebbe conoscere di più l’enogastronomia dei vari territori.

Tra le regioni italiane, svetta la Sicilia come meta enogastronomica più desiderata seguita dall’Emilia-Romagna, dalla Campania e a seguire da Puglia e Toscana. La città preferita dai turisti enogastronomici italiani è Napoli, che precede Bologna e Palermo.

La classifica dei Paesi stranieri ritenuti la migliore destinazione dal punto di vista enogastronomico vede al primo posto la Spagna, seguita dalla Francia e poi dalla Grecia. La capitale francese, Parigi, si guadagna la prima posizione tra le città straniere preferite per l’enogastronomia; seguono nella graduatoria le città spagnole di Barcellona e Madrid.

Altro trend nuovo che emerge dal Rapporto è la preferenza verso le località di mare che diventano delle porte di accesso per partecipare a esperienze enogastronomiche memorabili nell’entroterra (53% dei turisti enogastronomici), davanti alle città d’arte e alle destinazioni montane. Come sistemazione, invece, la voglia di vivere all’aria aperta spinge i turisti a preferire agriturismi (l’86% ha intenzione di alloggiarvi) e relais di campagna (59%), con una ricerca di soluzioni innovative, tra cui spiccano alberghi a tema cibo-vino (56%), glamping (29%) e case sugli alberi (32%). Nella scelta degli hotel, la presenza di un’offerta che valorizza i cibi tipici locali appare sempre più determinante e l’80% degli intervistati si aspetta una prima colazione a base dei prodotti del luogo.

“Il sistema turistico italiano” è il commento del presidente Enit Giorgio Palmucci “con la sua cultura gastronomica di tutto rilievo sta prendendo sempre più coscienza. Si assiste ad una trasformazione della ristorazione che è tra le prime motivazioni di viaggio, soprattutto per i turisti stranieri. E spesso è proprio la scoperta di esperienze enogastronomiche a prolungare l'esperienza di viaggio”.

a cura di Loredana Sottile

L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 6 maggio 2021

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