Diritto al panino sì o no? Appendino contro, genitori sul piede di guerra. Il Miur annuncia linee guida per le mense

19 Ott 2016, 08:15 | a cura di

“La mensa è un momento educativo”, si grida da un lato, “il pranzo al sacco è una valida alternativa e abbatte i costi”, si sostiene dall’altro. Ora tutti aspettano che il ministro Giannini dirima lo scontro, dettando nuove linee guida che regolino la sentenza dell’estate scorsa. 


Diritto al panino. La sentenza

Il cosiddetto diritto al panino fa sorridere solo chi non ha seguito le vicende degli ultimi mesi, che si dipanano numerose tra mense scolastiche, commissioni di genitori spontaneamente costituite e tribunali di molte città italiane. E infatti, se sulle prime battute la richiesta lascia spazio alle perplessità, la causa che si è concretizzata proprio al termine dell’ultimo anno scolastico, all’inizio dell’estate scorsa, assume i contorni di una battaglia sociale, oltre che ideologica, divenuta prioritaria per tante famiglie che usufruiscono del servizio mensa per i propri figli. Alla fine di giugno la sentenza della Corte d’Appello di Torino cercava di fare scuola sancendo le rivendicazioni di un gruppo di genitori riuniti contro il caro-mensa. E garantendo loro un nuovo “diritto”: in alternativa al servizio di refezione scolastica i bambini sarebbero stati liberi di pranzare al sacco, portando da casa i manicaretti della mamma. Per le famiglie il vantaggio di depennare dal libro dei conti la quota (spesso in aumento) versata per usufruire della mensa. Tutto sistemato all’insegna del libero arbitrio? Non proprio.

La risposta (provvisoria) del Miur

Alle prime polemiche suscitate dalla decisione che sembrava non tener conto della funzione del pasto collettivo come momento educativo per i ragazzi, è seguita con la riapertura delle scuole una battuta d’arresto ben più determinante, frutto di difficoltà logistiche e preclusioni ideologiche, che nel più istituzionale dei casi sfociano nelle dichiarazioni del ministro all’Istruzione Giannini, chiamata a pronunciarsi sulla vicenda durante l’assemblea Anci di qualche giorno fa. Alla platea di Bari il ministro non ha nascosto le proprie perplessità circa l’applicazione del provvedimento, preannunciando la pubblicazione di linee guida che dovranno essere utili per tutti, genitori sul piede di guerra da un lato e sistema scolastico dall’altro: “Il panino può anche essere un diritto, come ha detto il giudice, ma è un atto individuale”, e fondamentale è “diramare delle linee guida che diano una chiara e omogenea indicazione alle scuole e ai servizi comunali”. Per ora la circolare, da concordare con il ministro alla Salute BeatriceLorenzin e il presidente Anci Antonio Decaro, si fa attendere, ma il sentimento di Stefania Giannini trapela dalle dichiarazioni diffuse a mezzo stampa, che la vedono pronunciarsi ancora una volta in favore della condivisione del pasto, “che è momento fondamentale di interazione”. E allora, se l’obiettivo primario è quello di servire cibo di qualità, anche l’aumento dei costi può essere giustificato.

Le mense oggi. Rincari e scarsa appetibilità

Eppure le ultime ricerche di Cittadinanzattiva restituiscono un quadro tutt’altro che lusinghiero del sistema di refezione scolastica, a cominciare dall’inadeguatezza degli ambienti destinati alle mense, fotografando uno squilibrio di costi evidente tra Nord – dove le tariffe lievitano – e Sud della Penisola. Senza considerare la disaffezione dei bambini per i piatti portati in tavola, il conseguente spreco di cibo, e il rischio di ripiegare sui distributori automatici di junk food ancora onnipresenti in tante scuole.

Gli ostacoli al diritto al panino

Forse proprio per questo i sostenitori del diritto al panino non sono disposti ad abbandonare il fronte, pur consapevoli degli ostacoli rilevati dalla Asl: la normativa attuale non permette il consumo di alimenti da casa nei refettori. Le ditte che hanno in gestione la refezione in molti casi non vogliono farsi carico di chi non usufruisce del servizio. E c’è anche chi teme contaminazioni da cibi estranei non certificati. Così i dirigenti scolastici hanno cominciato a far conto da sé, qualcuno – a Genova gli scontri più aspri – negando il diritto al panino, altri assecondando la libertà di scelta (a Torino per esempio già il 10% degli studenti non usa più il refettorio, mentre il sindaco Appendino fa ricorso tra le polemiche contro la sentenza, per non rinnegare il diritto alla mensa e impegnarsi a migliorare il servizio), come la regione Lombardia. Coldiretti e Moige si schierano a favore.

Il Miur è atteso al vaglio, speriamo privilegi la qualità. Perché l’educazione alimentare si insegna anche a scuola.

 

a cura di Livia Montagnoli

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