Dove mangiare a Torino nei giorni del Salone del Libro 2019: la mappa dei ristoranti

8 Mag 2019, 18:34 | a cura di
Indirizzi easy per un pasto informale o grandi ristoranti per concedersi un'esperienza indimenticabile, nuovi format e scoperte tutte da gustare. Dove mangiare a Torino al Salone del Libro 2019

Il Salone del Libro 2019

Tra accese polemiche si avvicina il taglio del nastro del Salone Internazionale del Libro di Torino, edizione numero 32. Dedicata a Il gioco del mondo. Il tema è ereditato dall'omonimo romanzo di Julio Cortázar, uno dei libri più influenti della letteratura contemporanea, incarnazione della pluralità di sguardi, prospettive e punti di vista, di una narrazione polisemica e orizzontale che libera il lettore dall'obbligo di un percorso sequenziale imposto per consegnagli un'opera scritta come un flusso di coscienza e senza una struttura fissa, che spinge a scegliere liberamente il proprio percorso, ad accostare brani diversi e costruire una narrazione sempre nuova e originale. È – in buona sostanza – un invito a liberarsi da percorsi obbligati, da confini e limiti, ad abbandonare il pensiero unico e a navigare con apertura mentale e disponibilità allo scambio e all'incontro in una realtà frammentata, per questo più incerta forse ma sicuramente più ricca e fruttifera.

Prima di entrare nel merito del programma dedicato alla letteratura enogastronomica, con la sezione dedicata al Parlare e scrivere di cibo, ecco un breve manuale di sopravvivenza alimentare, per sapere dove mangiare a Torino al Salone del Libro 2019. Perché usciti dai mille incontri, presentazioni, interviste e tavole rotonde, occorrerà dare nutrimento al corpo, dopo aver pensato alla mente e all'anima.

Dove mangiare a Torino al Salone del Libro 2019. Pizzerie e street food

Nella new vawe dell'arte bianca non mancano, neanche nel capoluogo piemontese, pizzerie di rango, con più di un indirizzo da tenere a mente. Per chi cerca una soluzione veloce – ma non per questo poco soddisfacente – nulla di meglio del cibo da strada. Come in gran parte d'Italia, lo street food a Torino è profondamente radicato nella storia locale e si è arricchito, negli ultimi anni, di nuove proposte - fantasiose, etniche o tradizionali - senza contare i mercati, da Porta Palazzo al Mercato Centrale aperto da pochissimo al Palafuksas, ed Eataly che si trova a pochi metri dal Salone e offre il consueto ventaglio di offerte gastronomiche, nei molti “ristorantini”.

Per chi invece, dopo tanto girovagare tra gli stand di libri nel Lingotto, volesse rifocillarsi comodamente seduto, suggeriamo qualche indirizzo da tenere bene a mente.

Dove mangiare a Torino al Salone del libro. I ristoranti

bagna caoda Casa Vicina

Casa Vicina

Cominciamo proprio dal megastore del cibo vicino al Lingotto, e dal suo raffinato ristorante di punta, nel piano interrato, dove la famiglia Vicina si è trasferita ormai una decina di anni fa dal Canavese. La cucina rimane quella di tradizione, con una proposta che ha ha saputo adattarsi perfettamente al contesto pur senza snaturarsi. I grandi classici ci sono tutti, dal tonno di coniglio agli agnolotti al sugo d’arrosto, e poi coniglio, faraona, baccalà, un magnifico rognone. E via così, un rincorresti di piatti suadenti, accompagnati da cantina e sala che fanno il loro, con grande soddisfazione di tutti.

Casa Vicina - c/o Eataly Lingotto via Nizza, 224 - www.casavicina.com

Condividere

Condividere

È stata una delle novità più interessati dello scorso anno, uno spazio pop incastonato nella nuvola Lavazza scenograficamente allestito dal premio Oscar Dante Ferretti. In cucina (e dietro la lunga barra nella quale vi consigliamo di approdare) Federico Zanasi mette in scena una proposta divertente, modulabile, versatile e informale. Condividere è il posto perfetto per spizzicare qualcosa che facilmente, boccone dopo boccone, diventa un'intera cena orchestrata in un disordine gustativo che si fa beffe delle regole imposte. Qui si gioca a tutto tondo, tra citazioni (cinematografiche o gastronomiche) omaggi e divertissement da condividere (come suggerito sin dall'insegna), mangiare con le mani, con l'apposita pinza, con le tradizionali posate. L'oliva (dedicata al Bulli) è magnifica così come il gelato di parmigiano (a Bob Noto) o il tramezzino di meringa (a Mulassano, tappa imperdibile per gli amanti del tramezzino). E lo stesso vale per gli agnolotti al tovagliolo ripieni di ragù da intingere nel brodo vegetale di zucchine e levistico oppure la giardiniera di verdura. Il gioco condita per i dolci, da concedersi in uno spazio separato.

Condividere – via Bologna, 20a - www.condividere.com

Del Cambio

Del Cambio

Matteo Baronetto è uno dei cuochi più dotati e capaci d’Italia. E il suo locale unno dei più affascinanti, con la sua storia di secoli perfettamente conservata, tra specchi, velluti, mobili d'epoca e un'eleganza sospesa nel tempo che sa prendere in carico anche l'estetica contemporanea (vedi la sala dedicata a Pistoletto). L'idea è quella di un cammino virtuoso e personale dentro la tradizione: quella sabauda, quella italiana in generale (con il bel menu che mette a confronto piatti iconici della Penisola in versione originale e rivisitata) e slanci d'autore. Un percorso di opulenta contemporaneità con dolci di rango, cantina super, servizio adeguato. E poi c'è la Farmacia, al piano sottostante: uguale fascino d'epoca, proposta easy tra colazioni, aperitivi, piatti più semplici

Del Cambio – piazza Carignano, 2 - www.delcambio.it

Magorabin

Magorabin

Il recente restyling del locale (e lo spostamento di qualche passo) ha regalato al Mago (alias Marcello Trentini e Simona Beltrami) un nuovo sprint, se mai cene fosse stato bisogno. Bello, bellissimo lo spazio, con tanto di salottini per sostare prima o dopo la cena; un tavolo sociale con sgabelli per 8, dove è la brigata stessa a servire; due degustazioni: Origini, a 100 euro, Evoluzioni a 120, volendo con abbinamenti. Altrimenti c'è una carta dinamica, stagionale, ancor più stimolante. Appetizer divertenti (per esempio il gianduiotto al foie gras), cocktail, una carta dei vini intrigante, piatti originali (capasanta “bruciata” su fondo bruno e polvere di funghi) e tradizione rivoluzionata dall'interno con mano sicura e grande intelligenza (gli agnolotti di coda con dashi di Grana Padano) senza scordare i signature dish come lingua, mandarino e gamberi. E il vecchio Mago? Lì ora c'è ii suo fratellino minore, per una sosta veloce e qualche boccone goloso.

Magorabin – corso San Maurizio, 61d - www.magorabin.eu

Edit

Edit

Un solo locale, molte anime per far rivivere un vecchio stabilimento. Bakery café, pub, brewery e, al piano superiore, aperto solo alla sera, cocktail bar e ristorante. Comun denominatore (tutto tranne che minimo) convivialità e condivisione, basti pensare allo chef table da 16 commensali. Un dream team che include nomi come Renato Bosco e Matteo Monti, nuovo timoniere al ristorante (uno dei cambiamenti in corso d'opera che ha registrato questo locale) che segna una luminosa presenza multitasking che sta rivalorizzando il quartiere Aurora.

Edit - F. Cigna, 96/15 - www.edit-to.com

Opera

Opera

Nuovissimo indirizzo del capoluogo sabaudo, Opera, nasce da un idea della famiglia Cometto che per questo progetto punta su Stefano Sforza per una cucina che mixa creatività e territorio. L'obiettivo è creare un luogo in cui sentirsi ospitati come in una casa di amici con una cucina che accoglie, sorprende ma non disorienta. In cui c'è spazio per la tradizione locale come per le nuove esigenze alimentari. Il tutto in un ampio spazio di grande suggestione. Due livelli, 300 metri quadrati, soffitti alti con volte a botte e cucina a vista, tre menu e una proposta che va dalla cucina piemontese a quella vegetariana ai piatti di mare e d'acqua dolce. Senza scordare i classici dello chef, come il risotto limone, prezzemolo e bottarga.

Opera – Torino – via Sant’Antonio da Padova 3 – 011/19507972 - https://operatorino.it/?fbclid=IwAR2ObnaWyNzgTyK02ryfjeAYUNivn6ighMwzcP0jBuPVefz87JpJCeYrbJ8

unforgettable, un piatto

Unforgettable

È uno dei nuovi volti della cucina d'autore, Christian Mandura, e Unforgettable è la sua nuova casa, dove approda dopo aver dato vita, con la madre, a quel gioiellino bifronte che risponde al nome di Geranio, a Chieri. Del resto Mandura, grandi esperienze e personalità spiccata, è ormai un professionista maturo capace di immaginare un percorso gastronomico del tutto originale, come quello che occupa i 200 metri quadrati (per 10 soli coperti tutti al bancone e 3 servizi al giorno, con degustazione obbligato) di Unforgettable. Uno spazio dove il fascino antico dell’edificio quattrocentesco sposa l'architettura contemporanea e il menu segue un progetto gastronomico complessivo che include anche tutto quel che c'è intorno al cibo. Qui si celebra un rito dai tempi studiatissimi, ispirato alle cadenze misurate dei maestri giapponesi, declinati su una cucina italiana contemporanea, con allestimenti e un servizio originale che vuole eliminare tutto il superfluo (talvolta anche la mise en place) e un concetto gastronomico fatto di “pulizia, armonia, semplicità”.

Unforgettable – via Lorenzo Valerio, 5b – https://unforgettablexperience.it/

Banco vini e alimenti

Banco Vini e Alimenti

Il fratellino più piccolo del gettonatissimo (e ottimo Consorzio, provate a prenotare!) è un locale dove trovare una selezione molto personale di vini (attenzione amanti dei classiconi, potreste rimanere stupiti) e birre, quelli che piacciono tanto ad Andrea Gherra e Pietro Vergano. Un bar à vin animato e informale, dove trovare una cucina gustosissima, che cambia proposta spesso anche con il trascorrere del giorno. Si mangia ai tavoli dentro e fuori, al bancone, qualcuno anche in piedi: piatti golosi, solo apparentemente semplici, mai banali, realizzati magistralmente, con un ventaglio di offerte che si adatta facilmente a diversi appetiti e tempo a disposizione. Vedrete passare, indiferentemente, panini, fritti, ostriche, salumi e formaggi, primi e secondi, con il menu scritto in lavagna e proposte del giorno fuori carta.

Banco Vini e Alimenti - dei Mercanti, 13f - www.bancoviniealimenti.it

 

a cura di Antonella De Santis

 

 

 

 

 

 

 

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