Esprit Bocuse (d’Or). Prima giornata fra chef e supporter all’Oval di Torino

12 Giu 2018, 07:53 | a cura di

10 per turno, gli chef che si sfidano alla finale europea del Bocuse d’Or si ritrovano in queste ore a Torino. Aspettando il verdetto finale, ecco cos’è successo nella prima giornata. 

Oval Lingotto, 11 giugno, ore 9.30. Le prime 10 squadre scendono in campo (la metafora sportiva è quanto mai opportuna, come vedremo), il Bocuse d’Or comincia davvero.

L’anima di Monsieur Paul è dappertutto, naturalmente, compresi i gadget ufficiali (in verità pochi e carucci, ma la spilletta pins con l’effige di Bocuse stile oscar è imperdibile), e, se non bastasse, fra i quattro presidenti della giuria, quattro moschettieri della cucina di bianco vestiti e con regolamentare toque in testa (mai visti tanti inamidati cappelli da chef tutti insieme come qui) c’è pure il figlio Jérôme, in buona compagnia con Carlo Cracco, Enrico Crippa (bonariamente soprannominati Crip&Crac) e l’ungherese Tamás Széll. Nella prima giornata ha gareggiato la Francia, la favorita per antonomasia, insieme alle favorite imprevedibili, come L’Islanda (il parallelo del gusto sale sempre più a nord) e l’Ungheria: così almeno assicura Luciano Tona, il braccio destro di Crippa all’Accademia del Bocuse.

I protagonisti, va da sé, sono loro, gli chef (per la cronaca di Polonia, Belgio, Islanda, Ungheria, Germania, Olanda, Spagna, Francia, Svizzera, Regno Unito), tutti abbastanza tesi e nervosi come si conviene, concentrazione al massimo e poca voglia di parlare, e ci sta.

Tifo da stadio? Di più

Ma non potrete mai dire di aver vissuto il Bocuse d’Or 2018, quello “per la prima volta nell’Europa del Mediterraneo” e nella fattispecie in Italia, se non siete entrati nel padiglione Oval del Lingotto di Torino. Enorme (alle Olimpiadi 2006 ospitava la pista di pattinaggio e al salone del gusto vecchia versione Terra Madre), evoca uno stadio da sfida fantascientifica, roba da battaglia nell’arena di Star Wars o Mad Max con le gabbie d’acciaio. Perché qui, accanto alle squadre ai fornelli, ci sono altri protagonisti. Agguerriti, chiassosi, passionali: i supporter. Tifo da stadio? Di più. Perché allo stadio si urla durante un’azione, dopo un goal. Qui il rumore è totale, assordante, assoluto. Ti chiedi come riescano gli chef a concentrarsi sui piatti, devono aver fatto corsi intensivi di mindfullness.

Le tribune destinate al pubblico si dividono spontaneamente in settori di supporter delle varie nazionalità. I più determinati e numerosi sono i belgi, colori nazionali dipinti in faccia, bandiere ovunque, urlano tutto il tempo, incitando la loro squadra. Gli inglesi hanno lasciato la proverbiale flemma a casa, qui sono arrivati con tromba, trombone e grancassa e alternano una beneaugurale When the saintsal francofilo e sessantottino Ce n'est qu'un débutcontinuons le combat.

E oggi arriva l’Italia

I Francesi, che arrivano per lo più dall’Est del Paese, dalla Mosella, da cui arriva il loro candidato Matthieu Otto, intonano a squarciagola la Marsigliese (che, diciamolo, incita anche i più pigri) e qualcuno più vestito che nell’originale dipinto di Delacroix La libertà che guida il popolosventola con lo stesso impeto una gigantesca bandiera rossa bianca e blu.

Non troppo numerosi e sorprendentemente più tranquilli i fan della Spagna (ma sul bancone della squadra un gattino cinese porta fortuna tutto d’oro agita la zampa e promette vittorie), idem per gli altri Paesi. E tutto si mescola in un enorme boato che ti impedisce di parlare, di sentire… Fede Quaranta di Decanter e Paolo Vizzari (in un perfetto inglese) faticano non poco a sovrastare il rumore nonostante microfoni e tecnologie varie.

Un po’ di calma quando entra la giuria, che assaggia i piatti in religioso silenzio, non traspare praticamente nulla. Già, perché la prima giornata si conclude, dopo qualche problema tecnico per le cucine della Gran Bretagna e della Francia, travolte dallo stesso insolito destino nonostante l’eterna rivalità, senza vincitori dichiarati: solo oggi, a conclusione della seconda giornata, sapremo i nomi dei 10 finalisti che andranno a Lione. E potrebbe capitare che siano 3 della prima giornata e 7 della seconda: il totale deve essere 10 ma il giudizio è su tutte le squadre, non “batteria per batteria”.

Il primo giorno finisce con noi tutti quasi sordi, svariati buffet (il Piemonte che accoglie ha fatto le cose in grande, prodotti tipici e grandi vini), la notizia che gli spaghetti n.3 delle prove di ieri saranno n. 7 oggi.

E oggi arriva l’Italia (insieme ai favoriti Norvegia, Danimarca e Svezia) e si attendono orde di supporter dalla Puglia a sostenere Martino Ruggieri. Visto che non andremo ai mondiali di calcio il nostro palcoscenico internazionale si gioca qui. Vedremo come va la giornata, ma il tifo da stadio è assicurato.

 

a cura di Rosalba Graglia

foto di Dario Bragaglia

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