Famiglie Amarone e Consorzio Valpolicella ai ferri corti. Marchesini: “Se cambiano nome, rientra tutto”

12 Lug 2015, 09:00 | a cura di

L’associazione nata nel 2009 prova da anni a registrare il marchio, ma il Consorzio, guidato da Christian Marchesini si oppone in qualità di organo di tutela. Dietro interessi commerciali sui mercati esteri. 

 

Forse il momento più difficile nei rapporti tra Famiglie dell'Amarone d'Arte e Consorzio Valpolicella. Le due azioni legali contro l'uso improprio del termine Amarone avviate dal Consorzio nei confronti dell'associazione guidata da Marilisa Allegrini sono l'ultimo atto di una tensione costante che, come rileva lo stesso presidente Christian Marchesini, si origina da rapporti commerciali: “Con l'Amarone ci troviamo spesso a operare sugli stessi mercati, come il Nord Europa, dove la concentrazione di offerta ha generato forte concorrenza, soprattutto di prezzo”. Proviamo a riassumere: l'associazione nasce nel 2009 (con disciplinare interno, ologrammi adesivi) per preservare qualità, evitare deprezzamenti e tutelare la tradizione, come recita il manifesto; nel 2010, chiede la registrazione del marchio in Italia. Il Consorzio non si oppone, ma è solo questione di tempo e, nel 2013, ottiene l'erga omnes, ovvero tutela, vigilanza e promozione del marchio. E quando a maggio 2014 le Famiglie provano a registrare il loro marchio in sede Ue presso l'Uami, a quel punto l'intervento legale (col supporto Mipaaf) diviene doveroso. “Non c'era alternativa” dice Marchesini “è da sei mesi che facciamo notare che con quel nome erano fuori legge”.

Dal lato Famiglie tutto tace. Situazione delicata: l'associazione (12 aziende, 160 mln di fatturato, 80% estero) potrebbe dover eliminare i riferimenti all'Amarone, Dop protetta in Ue, tutelata da un Consorzio riconosciuto dal Mipaaf e, pertanto, non utilizzabile da associazioni private. “Siamo stati costretti ad agire per tutelare tutti i produttori. Non siamo contro nessuno, ma non si può promuovere un Amarone d'arte e un altro che non lo è. Questo crea confusione. Cambino nome, magari 'Famiglie del vino d'arte', e tutto rientrerà”. La risposta all'azione legale è stata l'uscita di 8 cantine dal Consorzio: (Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Speri, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato). Ora le aziende sono 262, ma la rappresentatività (70%) non è a rischio. Nel frattempo, il mercato dice che l'Amarone registra +20% di imbottigliamenti in 4 mesi, con +8% sul 2013. “Lo stato di salute è buono” rileva Marchesini “stiamo investendo nei mercati orientali, anche meno maturi. Perché tutti vogliono Danimarca, Svezia e Norvegia, ma poi accade quello che vedete”.

 

A cura di Gianluca Atzeni

 

 

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