Febbre da Vermentino di Gallura: la Docg punta a 10 milioni di bottiglie

7 Giu 2015, 09:29 | a cura di
A quarant’anni dall’ottenimento della Doc, il Vermentino di Gallura – oggi Dogc – festeggia un fermento che promette grandi risultati. In primis il raddoppio del numero di bottiglie nel giro di 6-8 anni, per alimentare il mercato interno e quello internazionale.

Il fermento della Docg. Le strategie vincenti del Consorzio

"Tutto si sta muovendo in Gallura". La frase di Daniela Pinna, presidente del Consorzio di tutela, riassume l'attuale stato della Docg Vermentino, che sta attraversando un momento di fervore. Vigneti che passano di mano, imprenditori alla ricerca di cantine su cui investire, conferitori che il vino lo stanno finalmente imbottigliando da sé, perché rende bene sia in gdo sia in horeca.
Un momento importante, quindi, che premia le strategie del Consorzio, che di recente ha ingaggiato Antonello Muscau (ex M&S) alla direzione: “La modifica del disciplinare, col divieto dell'imbottigliamento fuori zona” dice Pinna “ha dato i suoi risultati. Vogliamo valorizzare il prodotto, e il suo prezzo, dal momento che prima le eccedenze erano vendute fuori e poi rientravano a prezzi bassissimi negli scaffali”.
I numeri sono in crescita: la Docg sfiora i 5 milioni di bottiglie nel 2014 con un obiettivo ambizioso: “Raggiungere quota 10 milioni nel giro di 6-8 anni, mantenendo se possibile il rapporto 70% a 30% tra mercato italiano ed estero”. Un contributo verrà da quelle cantine nate di recente (sono almeno quattro) e dall'assenza di un blocco sui vigneti (un ettaro vale circa 100 mila euro).

Obiettivo: aumentare la produzione

Vogliamo aumentare la produzione mantenendo la qualità, e trasformare la Gallura in un territorio che sappia produrre valore col vino. Siamo partiti un po' in ritardo” rileva Pinna “ma ora ci sono le infrastrutture, abbiamo aziende attrezzate per la ricezione turistica. Insomma, guardiamo ai modelli di Toscana e Franciacorta”. Il Consorzio (che entro maggio sarà erga omnes) conta 24 soci, tra cui le cantine sociali di Monti e Tempio: non ci sono Capichera e la Cantina del Giogantinu di Berchidda e, dopo i recenti ingressi di Siddùra e Tenute Gregu, dovrebbe aderire Masone Mannu. “Anche la ristorazione sta contribuendo a questi risultati”, aggiunge la presidente, ricordando come nel 2011 i vini faticassero a essere inseriti in carta. Ora il vento è cambiato e il bianco isolano va di moda. E anche i prezzi in horeca vanno da 15 a 50 euro. Un bel modo per festeggiare i 40 anni dall'ottenimento della Doc.

a cura di Gianluca Atzeni

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