Food Evolution. Il film rivelazione sugli Ogm e le biotecnologie

30 Ott 2017, 09:00 | a cura di

Suddividere i cibi in buoni e cattivi, sostenibili e non, sani e dannosi. È un processo mentale comune a tutti i consumatori, ma non sempre corretto. A fare luce sul tema degli Ogm ci ha pensato un regista americano, che nel documentario Food Evolution mette a nudo, una dopo l'altra, le verità nascoste dietro questo mondo.


Gli Ogm in Italia

Ogm, ovvero Organismi geneticamente modificati. Ne sentiamo parlare da anni, in televisione, sui giornali, alla radio. Li abbiamo demonizzati, aborriti, banditi a gran voce. Tanto che in Italia oggi non possono essere prodotti, ma solo importati e utilizzati, e impiegati per fare ricerca (in laboratorio, ma non in campo aperto). Questo significa anche che la richiesta esistente viene assorbita in altro modo: acquistando Ogm dall'estero. Soprattutto Nord e Sud America per mais e soia, che trovano impiego nella filiera zootecnica, per esempio per nutrire quelle vacche dal cui latte deriva il grana, Cina e India per il cotone (anche quello idrofilo, usato in campo medico). Come vi avevamo raccontato più dettagliatamente qui, viviamo all'interno di una catena alimentare che ha, tra i suoi anelli, anche organismi geneticamente modificati. Dichiariamo da anni la nostra opposizione alle pratiche impopolari, perché il sentire comune è ostile alle biotecnologie, lasciando fare agli altri Paesi il “lavoro sporco”, vantando colture tradizionali sane e genuine. Ma è davvero così? L'esempio più eclatante è quello del mais Ogm free, esposto all'attacco della piralide, una farfallina che depone le larve negli stocchi del mais, e veicola funghi che producono tossine cancerogene. Un prodotto non geneticamente modificato, dunque, ma a rischio: quando dalle analisi (effettuate sui prodotti immessi sul mercato, non sempre se impiegati per allevamenti a filiera chiusa) si rileva un livello troppo alto di tossicità, questo deve essere eliminato, e agricoltori e allevatori devono acquistarne di nuovo dall'estero, ricorrendo così a un prodotto Ogm.

Il documentario

Un mondo critico, fatto di controversie, falsi miti e dubbi annosi mai risolti del tutto, quello degli Ogm. Per rispondere a tutte le domande sull'argomento, il regista Scott Hamilton Kennedy, già candidato all’Oscar nel 2009 per il lungometraggio“The Garden” (che racconta la storia di una delle ultime fattorie di Los Angeles poi demolita), ha deciso di girare un film documentario per fare chiarezza su questo tema. È Food Evolution, una pellicola che indaga sull'industria alimentare, squarciando il velo sull'intricato universo degli Ogm, e facendo luce sui temi caldi del settore agroalimentare attuale, come la sostenibilità, la fame nel mondo, l'agricoltura biologica e il rispetto per l'ambiente. “Con un tono delicato, rispettoso per i due oppositori ma insistente sui dati, Food Evolution piazza una verità sconveniente da accettare per i sostenitori del biologico: in un mondo disperato per il cibo sano e sostenibile, gli Ogm potrebbero essere un punto di forza positivo”. Questo il commento di Daniel M. Gold del New York Times sull'innovativo progetto del regista.

Le fake news sugli Ogm

Perché ancor prima che un documentario sull'industria alimentare, Food Evolution è una denuncia a tutte le notizie false che ruotano attorno al tema degli Ogm. Durante la presentazione alla Fao, Kennedy ha raccontato i motivi che lo hanno spinto a condurre questa ricerca: “Nel film sono elencati due esempi di alcune delle maggiori fake news in circolazione. In primis, il rischio di contrarre l'Hiv attraverso il consumo di cibi ogm, una leggenda metropolitana non supportata da alcuna evidenza scientifica. E poi il pericolo dell'infertilità, legato ancora una volta a questo stile alimentare”. Ipotesi mai accertate, diffuse dalle stesse istituzioni politiche, “specialmente in Uganda e in Kenya. Quello sugli ogm è un dibattito molto sbilanciato, sia dai genitori, preoccupati dell'alimentazione dei propri figli, sia dai politici, che hanno autorizzato campagne pubblicitarie allarmanti”. Un fenomeno da combattere, per contenere il terrore dilagante legato a questo argomento: “Dobbiamo abbassare la soglia di paura. Grazie alla scienza stiamo vivendo uno dei momenti storici di maggior sicurezza alimentare. Questo non significa che non ci siano dei rischi, ma non bisogna demonizzare degli alimenti senza conoscerli prima a fondo”. Una critica alla mancanza di comunicazione e alla disinformazione, dunque, i due veri pericoli della società contemporanea: “I social media e internet sono un'arma a doppio taglio. Ognuno di noi deve saper distinguere le notizie vere da quelle false. Bisogna sapere a quali fonti fare affidamento, e occorre porre la massima attenzione prima di condividere un articolo sui social. Bisogna informarsi, approfondire, verificare”.

Ogm: controversie e paradossi

Dal film di Kenney emerge un quadro distopico, fatto di dissensi, contrasti, contraddizioni; un'istantanea del comparto agroalimentare contemporaneo, un mondo ampio e complesso, dinamico e irrazionale. Che taglia nettamente la fascia dei consumatori in due schiere distinte: paesi ricchi e poveri, luoghi in cui la fame è un dilemma oneroso. E gli Ogm non rispecchiano a pieno il concetto di eco-sostenibilità, ma possono rappresentare una soluzione parziale al mancato sostentamento di tante famiglie in difficoltà. Come quelle hawaiane, per esempio, che grazie all'introduzione della Papaya Rainbow, prodotta attraverso biotecnologie, hanno potuto salvare l'economia del Paese, messo in ginocchio dopo la distruzione delle coltivazioni di papaya tradizionale da parte di un parassita. Per farlo, si è dovuto ricorrere a una deroga della legge anti Ogm in vigore. O ancora in Uganda, dove (con difficoltà) si prova a introdurre una nuova varietà di banana con un gene del pepe resistente all'infezione dell'”Ebola della banana”, fungo che ha gettato nella povertà gli agricoltori della zona. È tempo, dunque, di abbandonare preconcetti e opinioni infondate, per cercare un nuovo approccio all'industria alimentare. Più aperto, sincero, oggettivo. Tempo di dire la verità: “Non possiamo più distinguere fra prodotti buoni e cattivi. Non voglio togliere ai consumatori il diritto di scegliere, ma voglio la verità. Quella scientifica”.

www.foodevolutionmovie.com/

a cura di Michela Becchi

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