Food Shaping Kyoto ad Art Basel. La mostra per imparare come il cibo cambia la forma delle città

6 Giu 2019, 10:30 | a cura di
Da qualche anno il Design Lab di Kyoto porta avanti una ricerca che partendo dai mercati agroalimentari cerca di comprendere com'è cambiata la città, da un punto di vista urbanistico e sociale. Una ricerca che arriva in mostra a Basilea, ma potremmo applicare a ogni città.

Kyoto ad Art Basel

Quest'anno inizierà il 13 giugno Art Basel, tra le più importanti fiere del mercato internazionale dell'arte ideata a Basilea, e oggi in viaggio per il mondo con avamposti a Miami Beach e Hong Kong. L'edizione svizzera alle porte, però, resta la più attesa. E riunirà circa 300 gallerie d'arte provenienti da 34 Paesi, in città (e dintorni) fino al 16 giugno. È in questa occasione che il Vitra Design Museum di Well am Rhein (subito dopo il confine, in terra tedesca, ma a pochi chilometri da Basilea) ospiterà la mostra Food Shaping Kyoto, che molto ha a che fare con il cibo, il suo modo di influenzare la nostra vita e persino la “forma” delle nostre città. Ma l'esposizione, aperta al pubblico dal 7 al 17 giugno, non troverà spazio nel celebre edificio progettato da Frank Gehry, che dal 1989 ospita uno dei musei di architettura e design industriale più conosciuti e visitati al mondo. E invece sarà allestita sotto la cupola del Buckminster Fuller Dome, tra le installazioni architettoniche che hanno popolato negli anni il campus del museo, un parco capace di riunire gli esperimenti di grandi progettisti, da Zaha Hadid a Renzo Piano, a Tadao Ando e, appunto, Richard Buckminster.

Banco del mercato a Kyoto

Food Shaping Kyoto. Il cibo cambia la forma della città

La mostra è frutto di un lavoro di ricerca iniziato a Kyoto nel 2015, nella città giapponese che porta in dote un'antica eredità gastronomica e oggi è meta ambita dai viaggiatori in cerca di esperienze gourmet. E l'intuizione del Kyoto Design Lab è interessante per riflettere su quanto, e come, il sistema di produzione (nelle aree rurali) e consumo (in grandi metropoli) di cibo sia in grado di influenzare lo sviluppo urbanistico di una città, le sue infrastrutture, le tipologie architettoniche e l'evoluzione di interi quartieri. Anche a distanza di migliaia di chilometri da Kyoto, la mostra cerca di proiettare il visitatore in questo contesto, con l'aiuto della tecnologia. Si inizia quindi dai mercati più famosi della città, il Wholesale Market fondato nel 1927 e principale centro agroalimentare di scambio all'ingrosso, e il Nishiki Market, tra le attrazioni turistiche più visitate di Kyoto, nel centro storico della città, dove le attività artigiane tradizionali, come la preparazione del katsuobushi, sono ancora praticate sotto gli occhi di tutti. Due video-installazioni aiutano chi osserva a respirare l'atmosfera dei mercati.

Kyoto, preparazione delle omelette con dashi

Il “metabolismo” di una città

Poi l'attenzione si sposta su una fotografia d'insieme della città: quali sono i luoghi di produzione del cibo? E come si inseriscono e si confrontano col tessuto urbano che li circonda? Di fatto, lo studio condotto dai ricercatori del D Lab suggerisce un metodo per approcciare la lettura del cambiamento urbano (e sociale) da una prospettiva inconsueta, analizzando cioè il “metabolismo” di una città, il movimento di cibo, acqua, persone. A partire da un centro nevralgico come il mercato, e dalla sua evoluzione nel tempo. Metodo che può dirsi valido per tutte le grandi (o piccole) città del mondo. E infatti la ricerca del centro giapponese può essere ricondotta al più ampio lavoro Food Shaping the City, condotto da anni dagli architetti svizzeri Shadi Rahbaran e Manuel Herz (co-curatori della mostra al Vitra Museum).

Sei le parole chiave intorno a cui ruota la riflessione (e la mostra): produzione, acqua, distribuzione, mercati, morfologia urbana e Gion Festival. Molte le “opere” esposte: disegni, fotografie, utensili, plastici, modelli architettonici. Ma anche cibo reale. Il 9 giugno, in occasione dell'inaugurazione ufficiale, dal Giappone arriverà anche Kumiko Tanaka, chef al Nishiki Market (dove non mancano le occasioni per mangiare), che preparerà per i presenti il tradizionale dashimaki, un'omelette fritta con l'aggiunta di dashi.

 

a cura di Livia Montagnoli

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