I fratelli Alajmo e Venezia. Il documentario sulla rinascita del Caffè Quadri che è una dichiarazione d'amore alla Laguna

18 Set 2018, 13:30 | a cura di

Ci sono il genio visionario di Philippe Starck, il rigore filologico di Marino Folin, l'abilità delle maestranze locali. E prima ancora la passione dei fratelli Alajmo, proprietari del Caffè Quadri dal 2010 e fautori di un restauro illuminato che da qualche mese ha regalato un volto nuovo allo storico spazio. Tutto questo nel documentario Quadri. 

 

Gli Alajmo al Caffè Quadri

A marzo scorso, il Caffè Quadri di Venezia riapriva battenti dopo il restauro voluto dai fratelli Alajmo, dal 2010 proprietari dello storico immobile di piazza San Marco. Fondato alla metà del diciottesimo secolo sul lato delle Procuratie Vecchie, il Caffè ha vissuto con Venezia cambiando pelle nel corso dei secoli, fin quando, quasi otto anni fa, la proprietà è passata di mano ai fratelli de Le Calandre, che del Quadri – oggi Gran Caffè, bistrot (il Quadrino) e ristorante fine dining al piano superiore – hanno fatto l'ennesima scommessa vinta di un sistema imprenditoriale solido e diversificato; quella galassia di cui con la famiglia Alajmo parlavamo proprio alla vigilia dell'inizio del cantiere. Dalla primavera scorsa Venezia e i numerosi turisti che ogni giorno gravitano sotto i portici di una delle piazze più celebri del mondo possono apprezzare il risultato di un restauro straordinario perché maturato in comunione d'intenti da un team di visionari – a partire proprio dai fratelli Alajmo – e artigiani che tramandano mestieri antichi in una città che è ancora scrigno di continue sorprese, tra calli, canali e capannoni nascosti alla vista dei più.

Quadri. Il documentario

Il documentario prodotto da Different Media Production e presentato ieri a Venezia (ora disponibile online sul canale Youtube degli Alajmo) condensa in 40 minuti di grande bellezza tutto questo: c'è l'entusiasmo genuino e coinvolgente di Philippe Starck, chiamato a ripensare gli spazi storici del Quadri senza stravolgerne l'anima, ma pure senza paura di osare per proiettarli nel presente della città; l'eleganza rigorosa dell'architetto Marino Folin - “fondamentale nel dialogo con la Soprintendenza e le maestranze chiamate a lavorare al restauro” spiegano Raffaele e Massimiliano ricostruendo la genesi di un progetto meditato a lungo e pianificato nel minimo dettaglio – e la verità di chi ha ereditato le arti manuali della Laguna. Tutto contribuisce a restituire l'idea di un piano grandioso per la capacità di ricreare la città in un microcosmo dove grandi menti e manualità convivono per esaltare l'anima di Venezia e di chi la abita.

Il restauro. La ricerca dell'equilibrio perfetto

Si comincia col ripristino delle superfici originali, sepolte sotto strati di vernici e lacche giustapposte negli anni: la protagonista di questa storia – andata in scena quasi esclusivamente di notte, con dedizione certosina, per non intralciare l'attività del caffè - è la restauratrice Anna De Spirt; ma di storie se ne intrecciano molte, quella della falegnameria Capovilla, il lavoro sugli specchi (“il nostro veicolo per guardare la realtà da un'altra prospettiva” spiega Starck) di Barbini, l'arte tessile di Bevilacqua, che con entusiasmo ha accolto l'opportunità di coniugare orditi e iconografie storiche con il guizzo del designer francese, in un tripudio di grottesche “del XXI secolo”, che movimentano le tappezzerie con i volti dei fratelli Alajmo, ammantati di una nobiltà d'altri tempi. E ancora l'artista Aristide Najean, disegnatore francese folgorato dall'arte del vetro, che oggi a Murano dirige una fucina unica nel suo genere: “è l'unica persona” racconta Starck “capace di cristallizzare l'inconscio, le ombre e le fantasie della mente”.

 

Imprenditoria illuminata. La poesia di Venezia nell'idea degli Alajmo

Delle sue opere, compreso il magnifico lampadario in “stile” Rezzonico che fa il paio con il pezzo antico già presente al Quadri, Starck ha riempito gli spazi, attento a mantenere l'equilibrio tra impulso creativo e restauro filologico: “La creatività dev'essere rispettosa, al servizio della bellezza dormiente di uno spazio magico. Nessun pastiche, al Quadri abbiamo lavorato per cristallizzare il mistero, la magia, la poesia di Venezia”. Gli fa eco Folin, nume tutelare dell'orgoglio culturale veneziano: “Venezia non è una città morta, è ancora piena di gente fantastica che ci lavora. Sono loro i protagonisti di questa storia, che va intesa come un vero manifesto del restauro in Laguna: follie creative e fantasie nuove possono dialogare con la storie e le maestranze locali”. Motore di tutto, l'intuizione dei fratelli Alajmo, capaci in questi anni di assecondare l'evoluzione del Quadri, e farne una vetrina internazionale che dà lustro alla città: “Oggi il Quadri è adulto” spiega guardando dritto in camera Raffaele “e il percorso degli ultimi 7 anni ci è servito per maturare la voglia di rinnovarlo nel rispetto della storia che ha vissuto. Il Quadrino ha chiuso il cerchio, e il Quadri è proiettato, al pari delle Calandre, a diventare una delle migliori tavole del mondo”. Sospeso sullo scenografico scalone, il leone con le ali, simbolo di Venezia (curioso scoprire com'è arrivato fin qui, la risposta nel documentario), ricorda che la storia della città non ha smesso di abitare questi spazi. A tavola, la cucina “di taglio lagunare” di Massimiliano e della sua squadra non fa che confermarlo.

 

Quadri: il documentario

 

a cura di Livia Montagnoli

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